Bari, l’assassino del fisioterapista al giudice “Non volevo ucciderlo, ma spaventarlo” – .

Bari, l’assassino del fisioterapista al giudice “Non volevo ucciderlo, ma spaventarlo” – .
Bari, l’assassino del fisioterapista al giudice “Non volevo ucciderlo, ma spaventarlo” – .

BARI – E’ fatta a pezzi la pistola con cui il falegname Salvatore Vassalli ha ucciso il fisioterapista barese Mauro Di Giacomo. È quanto ha dichiarato l’indagato nel corso dell’interrogatorio avvenuto nei giorni scorsi davanti al gip Nicola Bonante e al sostituto Ciro Angelillis. L’uomo si trova nel carcere di Borgo San Nicola dal 16 marzo, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere notificata dagli agenti della Mobile. Vassalli ha fornito una propria ricostruzione dell’accaduto che in sostanza – se fosse sostenuta dalla Procura – eliminerebbe sia l’aggravante della premeditazione sia quella dell’aver agito con crudeltà.

Il motivoI rancori tra i due – si legge negli atti dell’inchiesta – sono nati in seguito alla causa civile avviata dalla famiglia nel 2020 davanti al Tribunale di Trani contro il professionista, che secondo loro era colpevole di aver compiuto un’errata manipolazione sulla figlia di Vassalli. , lavorando sul rachide cervicale. In tribunale i ricorrenti hanno chiesto un risarcimento di 230mila euro, o in alternativa almeno 45mila, sostenendo che il paziente avrebbe subito un danno permanente causato da uno “shock midollare”. L’ultima udienza si è tenuta il 7 dicembre, una decina di giorni prima del delitto, con rinvio ad oggi.

L’indagato ha raccontato che il giorno dell’omicidio, nel pomeriggio del 18 dicembre 2023, aveva accompagnato la figlia dal dentista a Bari: sembra che la ragazza non avrebbe potuto nemmeno avvicinare la mano alla guancia a causa del difficoltà motorie sorte in seguito alla manipolazione. E vedendola particolarmente dolorante, l’uomo ha poi deciso di affrontare Di Giacomo, sapendo come raggiungerlo perché una vecchia ricetta indicava l’indirizzo di casa del fisioterapista.

l‘interrogatorio “Lo avevo visto qualche volta – ha dichiarato – non ero nemmeno sicuro che fosse lui”. Vassalli si avvicina e verifica l’identità della vittima. “Volevo solo che si assumesse la responsabilità.” Prima nasce una discussione, Vassalli va su tutte le furie dopo una frase pronunciata dal suo interlocutore e per spaventarlo prende la pistola che aveva in macchina.

La pistola era sua, ha detto. Una vecchia pistola, che aveva dimenticato in macchina perché intendeva andare in campagna a esercitarsi a sparare. Sembra che la sua intenzione fosse solo quella di spaventarlo. E invece sembra che il fisioterapista abbia provato a disarmarlo.

È durante questa colluttazione che Vassalli lo colpisce al volto con il calcio della pistola: la procura, però, lo accusa di aver aggredito la vittima quando era già senza vita sull’asfalto in una pozza di sangue. Durante il corpo a corpo, alla fine, vengono esplosi i colpi: sette, sparati a distanza ravvicinata. Per Di Giacomo non c’è niente da fare.

L’arma distrutta A quel punto, l’arrestato ha raccontato di essersi sbarazzato della pistola, facendola a pezzi e gettando le parti in luoghi diversi. L’uomo non ha nascosto ai magistrati il ​​conflitto interiore vissuto nei mesi successivi, ma ha ribadito di non aver mai avuto intenzione di uccidere il professionista. Fin qui la versione fornita dall’indagato, che stride non poco con la ricostruzione effettuata dagli agenti delle Squadra Mobile e dalla Procura.

Vassalli, come detto, è accusato di omicidio volontario aggravato da premeditazione e di crudeltà: accuse che, se confermate, sono punibili con l’ergastolo.

 
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