‘Era già morto quando… E non faceva più tremare la città’ – .

Vengono citati quattro organi curiali, che avrebbero espresso il loro parere favorevole alla chiusura, a cui si aggiunge un passo del libro della Sinodo anticipando lo stesso.

Poi si ricordano le loro responsabilità ai preti e ai laici, che non avrebbero promosso il giornale.

In me è sorto un dubbio: ma tra i predetti organi ed i componenti dell’ Sinodo quanti ne avranno letto una copia o si saranno abbonati negli ultimi anni?

Dato che il giornale era diventato mensile per ragioni di costo: aveva davvero la struttura di un mensile oppure inseguiva le notizie cercando di centrare gli avvenimenti di inizio mese per uscire con notizie più o meno puntuali?

Perché non c’era più spazio per tante persone, che un tempo ci scrivevano, soprattutto quando era settimanale?

Perché il giornale ha certo concesso spazi a varie istituzioni culturali (in primis il Museo Archeologico e l’Istituto di Studi Liguri) ma solo su richiesta e mai di propria iniziativa?

Perché il giornale si riduceva ormai, in molte pagine culturali, alle cronache tradizionaliste di uno studioso locale e ai commenti musical-lirico di un prete, anch’egli molto competente, malgrado le La Chiesa Savonese ha bisogno di una scossa,che il Sinodo non sembrerebbe, a detta di molti, capace di donare?

Che dire infine: la memoria storica di Savona si chiude ma purtroppo lo aveva già fatto chiuso dal punto di vista culturale molti anni fa quando si decise di adattarsi ad una routine stanca e silenziosa invece di creare un organo di stampa che interrogasse e scuotesse una città, un territorio e una diocesi stanca e silenziosa.

Daniele Bruno.

 
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