Polemica a Torino per le preghiere e il sermone pronunciati venerdì scorso dall’imam Brahim Baya a Palazzo Nuovo, uno degli edifici universitari occupati per una decina di giorni dall’intifada studentesca.
Un’iniziativa non apprezzata da molti e nemmeno dal ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, che ha telefonato al rettore, Stefano Geuna. “L’evento è avvenuto in una situazione di occupazione da parte di studenti – ha spiegato Geuna – e quindi sotto la piena responsabilità degli occupanti”.
Nella nota diffusa si legge inoltre che “l’Università di Torino, da parte sua, ribadisce con fermezza il carattere laico dell’istituzione universitaria. Il rettore e il ministro hanno quindi condiviso un sentimento di piena condanna dell’accaduto”.
Università occupate, Torino come New York: studenti in tende dentro gli atenei | VIDEO
La preghiera dell’imam, documentata in un video dal titolo “Ciò che ci insegna la Palestina” e pubblicato sul suo canale YouTube, si è svolta nell’atrio dell’edificio davanti a una trentina di studenti e fedeli, diversi dei quali di origine straniera. Lungo l’elenco dei professori che hanno condannato l’episodio definendolo un “inno alla Jihad”.
L’imam, molto attivo a Torino per Gaza e responsabile della moschea Taiba di via Chivasso, ha detto nella sua omelia che “nuovi sionisti sono arrivati per impadronirsi” della Palestina e “per insediarsi nel colonialismo più volgare e più criminale che potrebbe esistere”. e applaude “la Jihad nel senso più alto del termine, come sforzo per difendere i propri diritti, come sforzo per difendere la vita umana, come sforzo per difendere la vera pace”.
L’assessore a Giurisprudenza universitaria, Elena Chiorino, è molto dura sull’accaduto: “Una ferma condanna: questo è il risultato di occupazioni violente, politicizzate, che nulla hanno a che vedere con la difesa dei diritti – ha detto Chiorino – L’inno alla Jhiad che avvenuto nei corridoi dell’Università di Torino è un episodio intollerabile, vergognoso, che merita una ferma e dura condanna. Si tratta di una totale mancanza di rispetto nei confronti delle vittime della violenza del fanatismo islamico ed è ancora più grave che tutto ciò sia avvenuto davanti agli studenti dell’Università di Torino”.
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