“Ho lavorato bene con lei” – .

“Ho lavorato bene con lei” – .
“Ho lavorato bene con lei” – .

A due settimane dal voto, la questione dell’alleanza con la destra è al centro del dibattito tra i candidati. Nell’emiciclo del Parlamento europeo a Bruxelles si sono affrontati in Eurovisione i cinque candidati alla presidenza della Commissione europea: l’austriaco Walter Baier per la sinistra europea, l’italiano Sandro Gozi per Renew Europe Now, il presidente uscente tedesco della Alla commissaria Ursula von der Leyen per il Partito popolare europeo, il tedesco Terry Reintke per i Verdi europei e il lussemburghese Nicolas Schmit per il Partito dei socialisti europei. Assenti i rappresentanti di Identità e Democrazia e dei Conservatori e Riformisti, che non hanno espresso il loro spitzenkandidat perché non riconoscono il sistema di nomina di un candidato comune europeo alla guida dell’Esecutivo Ue, scelta che secondo i Trattati è fino ai capi di Stato e di governo riuniti nel Consiglio europeo. Nel corso del dibattito i toni si sono infuocati per la possibile apertura ventilata dall’UDC, destinata ad essere confermata prima con la forza, ad alcuni partiti della sua destra. Il riferimento è a Fratelli d’Italia. «Ho lavorato molto bene con Giorgia Meloni al Consiglio europeo», dice von der Leyen, precisando che molto dipenderà dalle scelte e dai movimenti che gli eurodeputati intraprenderanno nel nuovo Parlamento. «Vedremo chi sarà l’europeo – e tu – l’anti-Putin – e tu – cioè lo stato di diritto. Poi potremo lavorare insieme”, spiega il leader tedesco, precisando che non si tratta di collaborare con l’intero gruppo Ecr. Si tratta, insomma, di un occhiolino per niente nascosto quello che la candidata popolare rivolge al presidente del Consiglio italiano, dal quale però prende le distanze sui diritti LGBTIQ: “Ho un approccio completamente diverso”, dice. Citi il ​​Rassemblement National in Francia, l’AfD in Germania o la Konfederacja in Polonia, che «hanno una cosa in comune: sono amici di Putin e vogliono distruggere la nostra UE. Non lo permetteremo”.

Per il candidato socialista Nicolas Schmit, invece, la linea rossa comprende tutti i gruppi Id ed Ecr. «Siamo pronti a collaborare con tutte le forze democratiche ma non credo che ECR e ID siano forze democratiche per regioni diverse. Anche in Italia ormai assistiamo ad attacchi contro le donne, contro i media. Non corrispondono quindi a valori fondamentali”, ha rimarcato il lussemburghese, suscitando le ire di Fratelli d’Italia. Altrettanto chiaro è il messaggio che arriva dai liberali di Renew Europe. «Noi diciamo no, no, no alle alleanze con l’estrema destra. Non sosterrò mai un’alleanza con coloro che mettono in discussione i diritti LGBTQ, il nostro approccio alla migrazione, il rispetto della Costituzione, lo Stato di diritto. No alle alleanze con l’estrema destra ECR e ID”, ha tuonato il candidato centrista Sandro Gozi, candidato alla riconferma nelle liste francesi del partito Rinascimento macroniano. «Tutte le strade portano a Roma ma la strada che Ursula von der Leyen non porterà molto lontano, più si avvicina a Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia ed Ecr, più si allontana da noi. Questo è chiaro”, ha sottolineato l’ex sottosegretario italiano dei governi Renzi e Gentiloni. Anche per Gozi l’apertura di von der Leyen a Fratelli d’Italia “non regge, perché, come Vox e Zemmour, non è una forza europeista: non vogliono riformare i trattati, non vogliono aumentare il bilancio europeo”. Poco cambia se il gruppo ID sta tentando di ripulire. Oggi il gruppo, su sollecitazione della Lega e del Rassemblement National, ha espulso Alternative für Deutschland, precisando che il gruppo “non vuole più essere associato agli incidenti che hanno coinvolto Maximilian Krah, leader dell’AfD per le elezioni europee”. Un “segnale d’allarme” che è stato “attivato troppo tardi”, commenta il presidente del Ppe Manfred Weber.

 
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