Ricchi e Poveri, ‘rinascere con Sanremo, non ci fermiamo’ – Musica – .

Con la partecipazione all’ultimo festival di Sanremo, i Ricchi e Poveri sembrano aver ritrovato una nuova energia e un nuovo sprint, dopo oltre 55 anni di carriera, 22 milioni di dischi venduti nel mondo e 30 album pubblicati. Dopo il brano sanremese Ma non tutto la vita che ha stregato anche i più giovani (su Spotify sono gli artisti che hanno partecipato al festival con più ascoltatori mensili), Angelo Sotgiu e Angela Brambati sono pronti a mettere un’ipoteca sul prossimo tormentone estivo con il brano Aria (DM Produzioni, licenza Carosello Records), uscito sulle piattaforme digitali il 27 maggio e in radio dal 31 (in anteprima il 24 su TikTok, dove hanno ottenuto risultati sorprendenti).
“È il tassello giusto per continuare l’avventura sanremese – dicono i due artisti a Roma, dove hanno tenuto l’ultimo dei concerti anteprima in vista del tour estivo che li porterà circa 10 tappe tra luglio e agosto -. Aria è un pezzo che potremmo vestire molto bene per l’estate”. Lui ha settantotto anni, lei un anno e mezzo meno, così i due spiegano il segreto del loro successo che attraversa i decenni. “Ci divertiamo ancora molto e ci sentiamo molto vicini ai giovani. Dentro di noi ci sono bambini che non invecchieranno mai e rimarranno sempre giovani”. Non nascondono che a un certo punto la loro stella luminosa si era spenta: “Erano passati 35-40 anni da quando avevamo vinto un disco di platino, che ora è arrivato con Ma non tutta la mia vita. Dalla corsa di Sanremo, per scelta e mancanza di condizioni e di canzoni giuste, mancavano da 32 anni. Eravamo rimasti anche senza casa discografica e ci eravamo dedicati soprattutto all’attività live. Ora ci sentiamo rinati, in questa ripartenza di coppia. Hanno vissuto tante vicissitudini, tra le ultime l’addio al gruppo di Franco Gatti nel 2016 e la sua morte sei anni dopo. “Non abbiamo mai pensato di dire basta al progetto Ricchi e Poveri. Lo stesso Franco, quando andò in pensione per motivi familiari, raccomandò di continuare. Questa è la nostra vita, il nostro percorso. Non è nostra intenzione fermarci”. Così come non è loro intenzione smettere di girare il mondo: “ci aspettano in Spagna, in Sud America. Dobbiamo registrare Ma non tutta la vita e anche Aria in spagnolo e poi andremo”. Aria, scritta e composta da Edwyn Clark Roberts, Cheope, Stefano Tognini, Alessandro La Cava e coprodotta da Zef ed Edwyn Clark Roberts, con sonorità dance e un ritornello immediato, invita a cogliere le opportunità, assecondare il destino e rispettare le scelte di ognuno. . “Vogliamo innamorarci? Innamoriamoci, ma se il rapporto non va bene dobbiamo essere liberi di decidere di restare o volare via”, spiegano, affidandosi al team di autori con cui lavorano e “che ci piacciono molto. Oggi, in un mondo discografico cambiato radicalmente, si punta più ai singoli che all’album, che forse arriverà più tardi”, dicono Ricchi e Poveri, che, pur mantenendo la loro firma di leggerezza e divertimento, guardano con curiosità la musica di oggi . “È giusto che ci sia un’evoluzione, come in tutte le cose. I giovani devono poter dire la loro sul modo di vivere, di amare.
Critica ai testi? È la loro lingua, cerchiamo di non seguire questa lingua, ma sono giovani e voglio dire le cose a modo loro. Non puoi chiudere loro la bocca.
Vicini ai giovani (“abbiamo lavorato tanto per questo”), alla domanda su chi vedono come i ricchi e i poveri del futuro non si sbilanciano: “Ci vogliono 50 anni di storia per diventare come noi, bisogna darsi da fare, superare la fatica e non arrendersi mai. E poi preparatevi anche alle delusioni: magari vincete un talento, ma domani può sparire tutto. La forza sta nell’affrontare le difficoltà con serenità e nell’accettare le sconfitte con il sorriso”. Vicini ai giovani, lontani dalla politica: “abbiamo sempre cantato per tutti, perché la musica è di tutti.
Ci siamo esibiti davanti a tanti politici, ma non sappiamo nemmeno chi fossero”. Scavando nei ricordi spunta fuori anche l’Eurovision Song Contest, o Eurofestival come lo chiamano loro. “Era il 1978 e per l’Italia non era una manifestazione così interessante, perché avevano il terrore di vincere e quindi di doverla organizzare. Siamo andati con due case discografiche a Parigi, quella inglese con 24 persone e hanno fatto regali a tutti. Insomma, eravamo soli e abbandonati”.

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