Terremoto Napoli e Campi Flegrei, record di abusi edilizi: «Ma nessuno demolisce»

Terremoto Napoli e Campi Flegrei, record di abusi edilizi: «Ma nessuno demolisce»
Terremoto Napoli e Campi Flegrei, record di abusi edilizi: «Ma nessuno demolisce»

C’è un po’ di tutto in quelle carte: Edifici da 330 metri quadrati cresciuti nel giro di poche settimanema anche case con taverne, appartamenti con terrazzi, locali ad uso commerciale sbocciati come funghi dopo una doccia notturna. Sono costruzioni abusive, bollate definitivamente come tali da una sentenza penale: case e palazzi che svettano in una delle zone più belle del mondo – stiamo parlando dei comuni dei Campi Flegrei -, ma che non crollano , non vengono demoliti, ma restano lì in bella mostra ad offendere una zona ad alto rischio sismico. Sono oltre questo Ci sono 120 strutture sparse in giro in un’area da sempre vincolata, al centro di processi giudiziari conclusi in modo unico: con la condanna dei proprietari-costruttori e l’obbligo di demolizione.

Un obbligo difficile da adempiere per almeno due ragioni: mancano i soldi per la demolizione degli immobili (gli imputati in questi casi non sono quasi mai solvibili); accendere le ruspe su un territorio comunale è tecnicamente apolitico, non conveniente in termini di ritorno di voti alle prossime elezioni. Tanto da spingere la procura generale di Napoli negli ultimi anni Antonio Gialanella segnalare le amministrazioni inadempienti ovvero allertare la Procura ordinaria e la Corte dei Conti.

Ma restiamo agli aspetti numerici, in un’operazione di trasparenza che mira a far luce su uno dei fenomeni che ha afflitto in passato quella porzione di territorio che oggi è al centro dell’attenzione italiana a causa dell’incubo del bradisismo. Secondo i dati della Procura generale, guidata dal procuratore generale Antonio Gialanella, sono circa 800 i procedimenti penali pendenti. E per procedimenti pendenti intendiamo condanne in appello e ordini di demolizione che devono essere eseguiti, ma che restano a un punto morto. Stessi numeri per quanto riguarda la Procura di Napoli, quando il processo contro gli abusivi si ferma in primo grado e la sentenza diventa esecutiva dopo un solo verdetto.

Sempre in termini generali, la Procura generale riesce a demolire un centinaio di edifici irregolari in un anno, con un ritmo di demolizioni che deve fare i conti anche con l’arrivo di altri provvedimenti giudiziari divenuti definitivi negli ultimi mesi. Stesso andamento e stessi numeri per quanto riguarda i dati del pool reati urbanistici della Procura di Napoli guidata da Nicola Gratteri.

Se questi sono i dati generici, vediamo cosa succede nei comuni flegrei. Secondo i dati della Procura Generale, sono attualmente 18 gli ordini di demolizione non eseguiti nel comune di Bacoli (negli ultimi 15 anni la Procura Generale è riuscita a portare a termine una trentina di demolizioni); 8 edifici abusivi da demolire a Monte di Procida; 19 immobili da demolire a Pozzuoli (dove negli ultimi anni sono state completate circa settanta demolizioni di altrettante strutture abusive); 14 edifici irregolari da rimuovere invece nel comune di Quarto, (negli ultimi quindici anni sono stati demoliti 35 manufatti illegali). In tutto, una sessantina di immobili per la Procura generale a cui vanno aggiunti una cinquantina di casi di sentenze di demolizione emesse in primo grado, sempre e solo pensando all’area flegrea.

In sintesi, se vogliamo restare al freddo dei dati, possiamo dire che il grosso delle condanne a demolizioni si concentra nella periferia di Napoli, nella zona oggi attraversata da terremoti causati dal bradisismo. Ma a questo punto vale la pena riflettere sulle ragioni di questo fenomeno, partendo da una domanda: perché, dopo anni di procedimenti, non vengono eseguite sentenze di demolizione? Cosa inceppa un meccanismo che si incaglia nella parte finale? Dipende in gran parte dalla difficoltà di reperire fondi, ma anche dall’attenzione politica che – almeno nelle generazioni precedenti – è sempre stata intermittente. Insomma, ottenuto il provvedimento di demolizione, il proprietario condannato si allontana.

Non investe un euro, magari dichiarandosi insolvente; a questo punto la Procura della Repubblica e la Procura Generale chiedono l’intervento dei Comuni, ma le casse dei nostri Comuni – come sappiamo – sono sempre in deficit; si fa appello alla Cassa Depositi e Prestiti e, solo se arrivano i finanziamenti, si potranno demolire gli edifici abusivi e rimuovere rifiuti e macerie dall’area.

Tutto ciò a patto che non si verifichino episodi di esecuzione, che blocchino nuovamente procedimenti che – in alcuni territori – nessuno ha intenzione di portare avanti.

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La mattina

 
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