“Ecco la nuova stazione romagnola. Ridolfi strategico, il Governo vuole aiutarlo” – .

“Ecco la nuova stazione romagnola. Ridolfi strategico, il Governo vuole aiutarlo” – .
“Ecco la nuova stazione romagnola. Ridolfi strategico, il Governo vuole aiutarlo” – .

“Il nuovo Piano aeroportuale nazionale, in corso di elaborazione, modifica radicalmente l’approccio precedente: dal concetto di ‘razionalizzazione’ si passa a quello di ‘riserva di capacità’, a vantaggio degli aeroporti più piccoli. Come Forlì, ma anche Rimini”.

Galeazzo Bignami, viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, cosa significa ‘riserva di capacità’? E cosa cambia per Ridolfi?

“Le stime prevedono un boom del traffico passeggeri aereo. Dopo il Covid il modo di viaggiare è cambiato. Ecco perché si prevede che l’aeroporto Marconi di Bologna ad un certo punto non sarà più sufficiente a soddisfare tutti i potenziali clienti”.

Immaginate quindi un asse Forlì-Bologna, come ai tempi di Seaf?

“Questo lo decide il mercato: può esserci o meno una sinergia. Ciò che è facile immaginare è che Forlì possa accogliere parte di quel traffico. Il Ridolfi ha potenzialità: cito i dati dell’Enac, l’ente nazionale per l’aviazione civile, che prevedono un milione di passeggeri a Forlì nel 2038”.

Il gol che Forlì sogna.

“E alcuni indicatori sull’andamento attuale del traffico passeggeri ci fanno pensare che si tratti di un numero sottostimato. Ciò significa che per il Governo l’aeroporto di Forlì è importante. Pertanto, insieme ad altri aeroporti di quelle dimensioni, il nuovo piano aeroportuale nazionale dovrà sostenerlo”.

In che senso, scusa?

“Ci aspettiamo di ridurre i costi di gestione. Ad esempio, quelli delle torri di controllo. Il passaggio è molto tecnico ma, insomma, oltre certe fasce orarie i servizi aeroportuali costano di più. Queste spese a carico del vettore o, in qualche modo, della società di gestione che vuole accogliere le aziende è un disincentivo che va riequilibrato nel sistema aeroportuale nel suo complesso”.

Perché dici che Ridolfi sarebbe più ‘attraente’?

«Penso al fatto che le compagnie low cost preferiscono i voli con rientro anche serale. La sintesi del ragionamento è: se prevediamo che in futuro i piccoli aeroporti saranno decisivi per gestire i grandi flussi di traffico, dobbiamo accoglierli già oggi. Questo meccanismo, ripeto, varrebbe anche per Rimini, però avrà un altro tipo di opportunità, che è frutto di una prospettiva comune e di un rapporto forte tra l’attuale Amministrazione e il Governo”.

A cosa si riferisce?

“Alla ferrovia ad alta velocità. Il Governo ha già finanziato il collegamento Bologna-Castelbolognese con 3,6 miliardi di euro: parliamo di una nuova linea, per il cui tracciato esistono diverse alternative. Preciso un aspetto che forse i cittadini non sanno: oggi, anche se il Frecciarossa si ferma a Forlì, deve comunque circolare sulla stessa linea di quelli regionali. Parliamo invece di un tracciato ‘ad hoc’, con un’adeguata elettrificazione, dove la velocità raggiungerebbe i 300 chilometri orari”.

Ma per ora questo riguarda Castelbolognese.

«Puntiamo a iniziare i lavori nel 2026. Si tratta della prima tratta, fondamentale per collegare anche il porto di Ravenna. Già prevista la seconda da Castelbolognese a Rimini. E il governo vuole una stazione centrale tra Bologna e la Riviera, per questo pensiamo a Forlì”.

Una stazione dell’Alta Velocità come quella Mediopadana di Reggio Emilia?

«Sì, la vorremmo chiamare ‘Romagna’: l’unica tappa intermedia tra Bologna e Rimini dell’Alta Velocità. Ne abbiamo già parlato con il sindaco Gian Luca Zattini, che ha spinto per questa ipotesi chiedendo ovviamente la sostenibilità ambientale. È la scelta migliore anche dal punto di vista logistico, visto che a Forlì c’è infatti l’aeroporto e stiamo completando il

tangenziale est”.

E’ questa l’occasione per Ridolfi di cui parlavi?

“SÌ. Pensiamo a cosa possiamo fare: incentivare la circolazione dei passeggeri, ma anche delle merci. Che sui treni ad alta velocità circolerebbero di notte: c’è lo scalo merci di Villa Selva che sfrutterebbe così il traffico per il porto di Ravenna, su cui il Governo sta investendo molto. Diventerebbe centrale: porta della Romagna dal punto di vista turistico e dell’entroterra portuale dal punto di vista economico è imminente la pubblicazione”.

Il sindaco Zattini ha recentemente parlato di una nuova diga, che rientra nei suoi mandati infrastrutturali. Cosa ne pensi?

“Abbiamo parlato anche di questo. Ovviamente in questo periodo il Comune non può avanzare una proposta formale: se Zattini verrà confermato la discussione procederà più speditamente, perché la volontà del Comune coinciderebbe con quella del Governo”.

Ma per voi è necessaria una nuova invasione?

“È strategico sia per l’uso idropotabile che per la produzione di energia”.

Come risponde alle obiezioni degli ambientalisti?

«Sono gli stessi che criticarono il TAP, che poi fu decisivo quando la Russia bloccò le forniture di gas. Ovviamente la diga dovrà essere costruita in modo sostenibile”.

Possiamo già ipotizzare dove?

“Bisogna fare i conti con i territori, a partire dalla valle di Rabbi”.

Hai qualche novità dal carcere?

«L’udienza è prevista per il 10 giugno, dopo l’ultimo strascico: l’opposizione di chi aveva perso il ricorso. Comunque abbiamo superato pesanti incrostazioni, siamo a buon punto: l’opera costa 39 milioni di cui 36 già finanziati”.

E Ripa?

«Non è il mio ministero, ma ne ho sentito parlare anche l’altro giorno da Gennaro Sangiuliano: sta lavorando in prima persona su Ripa, come ha dimostrato la sua visita di qualche mese fa. I contenuti, come annunciato, non saranno solo d’archivio, del resto lo spazio è ampio e davvero bello. L’intervento è ancora da definire nei dettagli, ma anche lo Stato del Demanio è consapevole della sua importanza, legata anche alla ripartenza post-alluvione”.

 
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