Cibo e natura morta in mostra alla Galleria BPER di Modena – .

natura morta come veicolo per parlare della vita, del passato e del presente. La mostra nasce dalla volontà di proporre capolavori, anche inediti, della collezione BPER Banca L’incanto della verità. Frammenti di vita quotidiana nella natura morta tra Seicento e Settecento, e per avvicinare all’arte le nuove generazioni e i visitatori meno avvezzi alla ricerca di percorsi espositivi. A Modena vengono presentati quindici tra i dipinti più significativi del nucleo tematico della collezione, accanto a una selezione di undici pezzi provenienti da collezioni private e istituzioni pubbliche come i dipinti di Pier Francesco Cittadini dalla risorta Pinacoteca di Cento, in un’ispirazione tra l’estetico, il didattico e il sociologico.

Cristoforo Munari, Natura morta con spartito, violino, brocca in peltro, alzata con bicchieri, piatto con anguria, Collezione BPER Banca, Modena

La natura morta come studio della vita

Lontano da una banalità (anche apparente), lo studio della realtà, che spazia dalle tavole imbandite alle colorate rappresentazioni floreali, risveglia una dimensione simbolica nell’oggetto domestico e inanimato e permette ai soggetti di uscire”dalla loro dimensione meramente estetica e decorativa per riscoprire anche il senso del forte legame con lo scorrere della vita”, spiega il curatore Lucia Peruzzi. Una lettura che si presta anche a confronti storici più ampi: la mostra affianca alle opere pittoriche una raccolta di preziosi documenti d’archivio, che dalle ricette alle curiositàche ci permettono di osservare somiglianze e differenze con le nostre abitudini alimentari odierne.

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La mostra “L’incanto della verità” a Modena

In bilico tra pregiate maioliche e semplici mazzi di fiori, tra tavole aristocratiche e domestiche borse della spesa, la mostra crea così un quadro vivente che porta il pubblico alla scoperta delle mode dell’epoca – come nel caso dei tulipani La terra dà a Nettuno i bulbi dei tulipani Di Giovanni Andrea Sirani –, delle credenze religiose e popolari – come nella simbologia cristiana del La Madonna della Rosa Di Michele Desubleo È nel Contadino che suona il liuto Di Bartolomeo Passerotti – ma anche solo gusto semplice. Questo è il caso di Nature morte con vaso di fiori di Cittadini, in dialogo con il capolavoro di ambiente estense Natura morta con frutta e spartiti Di Cristofaro Munarie ancora di più dentro Natura morta di verdure, frutta e selvaggina con figure Di Adriaen Van Utrecht, che porta alla corte piacentina temi e stili presi in prestito dalla nativa Anversa. La riflessione che ne deriva è estetica, psicologica, pedagogica, ponendo l’accento su questioni di carattere irrinunciabile, non ultimo lo spreco alimentare.
Ne parliamo con Sabrina Bianchi, responsabile asset BPER.

Sabrina Bianchi, responsabile asset BPER

Intervista a Sabrina Bianchi

Come è nata la Collezione BPER?
La Corporate Collection Gallery nasce nel 2017 come risultato della consapevolezza dell’importante patrimonio culturale, sia pittorico che archivistico, accumulato da BPER a partire dagli anni ’50. Quando tutte le banche acquistavano dipinti per decorare palazzi e saloni di rappresentanza, anche la Banca Popolare di Modena acquistò un gruppo di opere emiliano-romagnole dal XV al XVIII secolo, e oggi conserva uno dei nuclei di opere più significativi del tempo. Con incorporazioni e acquisizioni esterne, dalla ex Cassa di Risparmio di Ferrara, da Ubi Banca e infine dalla Cassa di Risparmio di Genova, la collezione si è arricchita: a fine 2022 il patrimonio è di 10mila opere inventariate, di cui 2500 di alto valore storico. e valore artistico. Accanto alle opere sono entrati importanti archivi storici delle città dove risiedevano le banche, che raccontano la storia del territorio fin dal XIX secolo.

La raccolta è oggi diffusa sul territorio?
Sì, a livello nazionale: c’è l’Emilia-Romagna con Modena, la Lombardia con Brescia, la Liguria con Genova, l’Abruzzo con L’Aquila, la Campania con Napoli e la Sardegna, con un nucleo importante di opere di autori come Sironi. In effetti si tratta davvero di una raccolta molto diffusa.

Come hai deciso di condividere la tua eredità?
Una volta completata la ricognizione, cioè la puntuale catalogazione e gestione digitale per capire quali sono le opere, in quale stato di conservazione si trovano e qual è il loro giusto valore di acquisto (considerando che molte opere sono vincolate), ci siamo resi conto di questo immenso patrimonio, e abbiamo subito pensato a valorizzarlo. Con diverse modalità: la più semplice è la corretta conservazione, il restauro e il libero accesso a fini di studio. A questo concetto quotidiano e costante BPER ha aggiunto anche il finanziamento a progetti scientifici di rilievo, e il passo ulteriore è stata la priorità di utilizzo.

E così hai aperto diverse sedi…
L’idea è quella di restituire alla comunità il patrimonio, a lungo chiuso nelle stanze dei palazzi: da qui la scelta di aprire la prima sede, la Pinacoteca di Modena, alla quale si sono aggiunte nell’ultimo anno le sedi espositive di Brescia e Genova . e Milano. Restituire alla comunità contribuisce alla sostenibilità e al miglioramento della società: BPER è una banca molto impegnata, tra ambiente, governance e tutela sociale, dal sostegno ai centri antiviolenza alla realizzazione di percorsi di formazione per i giovani nei centri periferici. La fruizione del patrimonio nasce proprio da questo concetto di “restituire alla società” e promuovere una crescita sostenibile, e anche le mostre realizzate nel corso degli anni (quasi venti) stimolano percorsi di riflessione, dalle parole alla diversità al valore del talento femminile.

Bartolomeo Passerotti, Contadino che suona il liuto (Allegoria dei cinque sensi), Collezione BPER Banca, Modena

Nella vostra prospettiva di sviluppo c’è un dialogo con il territorio?
Sì, un esempio di questo è il sostegno al Festival Modena Philosophy, un’iniziativa importante per il territorio modenese, o il lavoro con la Fondazione Brescia Musei di Brescia, con la quale abbiamo uno stretto rapporto di mutuo reciproco, a Genova collaboriamo con la Fondazione Carige, sia con l’apertura della nostra sede al 14° piano, sia in occasione dei Rolli: il risultato è un dialogo con la città e un percorso di visita difficilmente eguagliabile. La nostra sede, ancora arredata come allora, non è più appannaggio di una élite ma aperta a tutti. Poi a Milano, in Duomo, ci sono progetti site specific che danno spazio a giovani artisti come Fabrizio Dusi, e apriamo la nostra sede anche qui con le giornate FAI. La nostra idea non è quella di sostituire l’offerta delle istituzioni pubbliche ma di integrarla.

Una vera collaborazione tra pubblico e privato
Stiamo scrivendo e muovendo i primi passi in questa direzione: siamo nel mezzo di un percorso evolutivo che prevede la crescita della Galleria BPER e si concluderà entro un paio d’anni. La prospettiva è quella dell’apertura di nuovi poli culturali, guardando oltre i grandi centri, verso le città di provincia: hanno un potenziale culturale molto elevato, ed è giusto che beneficino di un’ulteriore propulsione culturale da parte dei privati. In secondo luogo, i settori pubblico e privato devono comunicare in modo trasparente e diretto.

E ci puoi dire qualcosa sulle nuove aperture?
Si rafforzerà sicuramente l’Emilia-Romagna, tra Modena e Ferrara. Poi aprirà in Abruzzo, a L’Aquila, nell’ottica di sostenere un territorio che ha molto sofferto ma che ha anche un altissimo potenziale di crescita culturale, e anche qui lavoreremo al fianco delle istituzioni locali. Poi guarderemo alla Campania, non possiamo dimenticarlo! È un percorso innovativo e continuativo: disponiamo di molti edifici storici importanti, ai quali possiamo abbinare grandi collezioni. Sarà un ritorno ancora più importante.

Giulia Giaume

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