Premio Rosa Camuna 2024 a Suor Anna Monia Alfieri La prestigiosa onorificenza della Regione Lombardia – .

Premio Rosa Camuna 2024 a Suor Anna Monia Alfieri La prestigiosa onorificenza della Regione Lombardia – .
Premio Rosa Camuna 2024 a Suor Anna Monia Alfieri La prestigiosa onorificenza della Regione Lombardia – .

La libertà di scelta educativa delle famiglie e l’autorità degli insegnanti nei confronti dei bambini. Ad inasprire Monia Alfieri il Premio “Rosa Camuna” 2024.

Il 29 maggio, alle ore 17, a Palazzo Lombardia, verrà assegnato il Premio “Rosa Camuna”, una delle massime onorificenze assegnate dal Consiglio Regionale della Lombardia e dal Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, per riconoscere “l’impegno, l’operosità, la creatività e la l’ingegno di coloro che si sono particolarmente distinti nel contribuire allo sviluppo economico, sociale, culturale e sportivo della Lombardia”. Tra stilisti, musicisti, politici di spicco ed esponenti del mondo dello sport che riceveranno il premio, spicca il nome di suor Monia Alfieri, religiosa delle Marcelline che, dal 2010 ad oggi, ha reso visibile in Italia – attraverso saggi e pubblicazioni – il tema della libertà di scelta educativa.

Suor Anna Monia Alfieri, laureata in Giurisprudenza nel 2001, in Economia nel 2007 presso l’Università Cattolica di Milano, conseguendo anche il Diploma Superiore in Scienze Religiose presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano, è legale rappresentante dell’Istituto dal 2007 di Cultura e Lingue Marcelline. Esperta riconosciuta di politiche scolastiche, negli ultimi anni è stata consulente di diversi tavoli ministeriali sul mondo della scuola. Su tutto il territorio nazionale sono numerosi i suoi interventi a convegni e su riviste specializzate, in trasmissioni televisive e radiofoniche. Le è stato assegnato ilAmbrogino d’Oro e nel luglio 2022 il presidente Mattarella le ha conferito il titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana per l’impegno pluriennale a favore della libertà di scelta educativa che appartiene alla famiglia.

Suor Anna Monia Alfieri, da dove nasce la tua scelta di vita in un mondo sempre più secolarizzato?

L’anelito alla giustizia e la volontà di intervenire sulla realtà che ho sempre sentito forte in me si sono incontrati nel carisma della Congregazione. Quando ho sentito dentro di me un forte desiderio di una speciale consacrazione nella vita religiosa, dopo un necessario periodo di discernimento, ho capito che il carisma marcellino era quello che più si adattava alle mie aspirazioni e al mio progetto di vita: dedicare la mia vita a Dio, nel servizio ai fratelli, attraverso la cultura e l’impegno, affinché questa possa arrivare ai giovani, diventando per loro strumento per comprendere la realtà e viverla.

“Autonomia, uguaglianza e libertà di scelta educativa”: questi i temi fondamentali al centro del suo impegno per i diritti delle famiglie in campo educativo. Cosa resta ancora da fare in questo senso nel nostro Paese?

Direi che, se il mondo della politica è coerente con le sue affermazioni, il traguardo è molto più vicino di quanto si possa credere. Nel corso degli anni molti pregiudizi riguardo al mondo delle scuole private sono stati superati ed è iniziato un percorso di conoscenza reciproca. Il Covid, poi, ci ha fatto comprendere l’assoluta urgenza di una soluzione innovativa per il sistema scolastico italiano, martoriato da anni di sprechi e chiusure ideologiche. Nel corso degli anni, grazie a Ministri del calibro di Stefania Giannini, Valeria Fedeli, Patrizio Bianchi e, ora, con il Ministro Valditara, il percorso verso la libertà di scelta educativa ha conosciuto tappe davvero epocali che mi portano a pensare che il traguardo tanto atteso è chiuso. L’obiettivo è semplice e rimane sempre lo stesso: voglio far capire alla nostra società che riconoscere il diritto alla libertà di scelta educativa NON SIGNIFICA DARE SOLDI ALLE SCUOLE DEI RICCHI. Lontano da esso. Quante scuole private frequentate dai poveri hanno dovuto chiudere perché incapaci di gestire un debito sempre più gravoso? E cosa è successo a quella povera gente? Non hanno potuto fare a meno di affluire nelle scuole statali che, già affollate e prive di risorse e insegnanti, non erano in grado di farcela. Risultato? L’abbandono scolastico e il fenomeno NEET, a vantaggio della criminalità, in tutte le sue forme. Garantire la libertà educativa ai genitori si traduce quindi nella realizzazione pratica di un sistema educativo plurale, composto da scuole pubbliche, statali e private. Credo che sia un obiettivo raggiungibile, degno di un Paese civile.

Attraverso saggi e pubblicazioni avete reso visibile in Italia il tema della libertà di scelta educativa e del costo standard della sostenibilità per alunno, strumento necessario per realizzarla.

Bisogna fare esattamente quello che avviene in Europa e nel mondo, dittature escluse, ovviamente, cioè garantire ai cittadini – che hanno già pagato le tasse – il diritto all’apprendimento senza costi aggiuntivi. In tutti i Paesi europei i cittadini scelgono liberamente tra una scuola statale e una scuola privata, entrambe pubbliche, a costo zero, avendo già pagato le tasse. È un modello che privilegia il pluralismo, la libertà di scelta educativa dei genitori, il diritto all’apprendimento degli studenti, la libertà di insegnamento degli insegnanti, in sostanza un sistema scolastico di qualità, con un rendimento scolastico ai primi posti nell’OCSE Pisa. Non è un caso che nelle regioni in cui sono state avviate politiche a sostegno della libertà di scelta educativa dei genitori, i risultati dell’apprendimento sono in linea con gli standard europei. La scuola potrebbe quindi tornare ad essere un vero e proprio ascensore sociale grazie anche ad una fiscalità più giusta ed efficiente.

Perciò è più urgente che mai intervenire in modo definitivo e pienamente corrispondente al nostro ordinamento. Il monopolio educativo della scuola pubblica statale è un pericolo molto imminente che va evitato in ogni modo, nella trasparenza della legge e dei numeri. Il pericolo è imminente ma c’è ancora tempo. Di conseguenza, alle famiglie dovrebbe essere garantita, attraverso un’attenta rendicontazione, una quota capitaria da spendere per l’istruzione dei propri figli presso una scuola pubblica, statale o privata. E tutto ciò avrebbe un valore sociale immenso: aumento dei livelli di apprendimento, in linea con gli standard europei, miglioramento della stabilità sociale dei territori economicamente e socialmente più fragili, innalzamento della qualità della vita. Ecco perché il pluralismo educativo è un tema che deve trovare un sostegno trasversale, onesto e fondato sulla conoscenza della realtà.

Stiamo parlando del Premio “Rosa Camuna 2024” che le verrà assegnato da Regione Lombardia; un ulteriore importante riconoscimento del suo impegno nell’organizzazione dei sistemi formativi.

Per la Regione Lombardia si tratta di un premio-simbolo dell’istituzione stessa: la Rosa Camuna, simbolo inciso più volte ritrovato sulle rupi della Valcamonica risalente all’età del Ferro (I millennio a.C.), rappresenta le profonde radici storiche e spirituali della la nostra Regione. Vuole evidenziarne la bellezza, la solidità, l’essenzialità. Il premio Rosa Camuna mi sembra un’occasione per incoraggiare i cittadini lombardi in questo percorso. Sul fronte della libertà di scelta educativa, infatti, la nostra Regione è leader in Italia, insieme ad alcune altre Regioni, attraverso l’istituzione del Dotazione Scolastica che consente una maggiore libertà di scelta nell’offerta formativa lombarda.

A chi dedichi questo importante riconoscimento?

Vorrei dedicarlo a tutti i genitori che, per ristrettezze economiche, non possono scegliere – anche se lo volessero – la buona scuola pubblica privata vicino casa per i propri figli e ragazzi. È un’ingiustizia intollerabile nell’Europa di oggi. Mi permetto poi, anche da qui, di esprimere la mia gratitudine alla Congregazione che mi ha sempre sostenuto e mi sostiene, fin dall’inizio, nel cammino verso il riconoscimento della libertà di scelta educativa.

In un momento difficile per la scuola italiana e per l’educazione dei bambini, quale suggerimento può dare a insegnanti e genitori affinché i bambini crescano nel rispetto delle istituzioni e nell’amore per la cultura?

Cultura solida, voglia di conoscere ed esplorare le caratteristiche della società per cambiarla in meglio, coraggio, autorevolezza. A queste esigenze se ne aggiunge un’altra, e cioè la volontà di rispettare la libertà dello studente. La libertà dello studente è un elemento da salvaguardare attraverso il lavoro educativo. Il concetto di libertà presuppone che si sia liberi di aderire o meno ad una proposta di qualsiasi tipo, in tutti i campi. Ma la proposta deve esserci! Ciò significa che il formatore deve sapere dove condurre il tirocinante e non viceversa. Una delle difficoltà che più spesso incontriamo è il fatto che i ragazzi, dai 6 mesi ai 18 anni, non sono abituati a ricevere proposte chiare e definite tra cui decidere se accettare o meno. Ma, ripetiamo: la proposta va fatta. Altro punto veloce: il concetto sbagliato secondo cui nulla dovrebbe essere imposto. Ora, è vero che la libertà va rispettata ma la libertà va educata e l’educazione passa anche attraverso le imposizioni, sempre nell’ottica che è il formatore a sapere dove portare l’allievo.

Prendiamo ad esempio la questione dell’abbigliamento. A volte si ha paura, ci si sente in imbarazzo ad intervenire quando gli studenti arrivano con un abbigliamento non consono non solo alla scuola ma alla vita! Se però come educatore so che un certo tipo di abbigliamento non va bene, perché devo cedere, perché devo rassegnarmi in nome di un falso concetto di libertà?

Ovviamente non si tratta solo di imporre: ti dico io cosa fare e perché voglio che tu come studente ti comporti così! È un’imposizione mediata dalla spiegazione, dalla motivazione del PERCHÉ. In questo sta quell’autorità nell’esercizio dell’autorità che è necessaria in campo educativo. L’educazione presuppone l’autorità (altra cosa dall’autoritarismo). In un certo senso, l’insegnante stesso deve essere disponibile per il ruolo educativo al quale è chiamato.

Luciana Ermini

 
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