Un viaggio nel passato – .

“Scopri la vita quotidiana dei contadini agrigentini di un secolo fa. Esplora tradizioni, strumenti e rituali nella casa massarìa. Scopri di più adesso!

Introduzione alla vita dei contadini agrigentini

Strumenti e manufatti, prima di costituire documenti etnografici ed espressioni artistiche che oggi possiamo ammirare nel Museo etnoantropologico De Gubernatis ospitato nel Monastero di Santo Spirito ad Agrigento,

facevano parte della città e del passare del tempo dei siciliani, fino a qualche decennio fa.

La vendemmia e altri riti autunnali

Volendo descrive le manifestazioni di vita legate alle tradizioni locali e ad alcuni riti della vita sociale agrigentina,

pensiamo a quello che accadeva tra settembre e ottobre, quando andavamo in giro per le campagne a raccogliere l’uva corniola: quella dai chicchi neri e duri, che poi matura in inverno appesa alle travi del soffitto.

Raccoglievamo le pere dette «spineddi», dalla faccia rossa che, legate con lo spago al picciolo, venivano appese alle pareti

sul canniccio. Sugli scaffali c’erano fichi d’india detti “natalisi” perché maturano nel periodo natalizio, melograni e carrube. Intanto a letto veniva cambiata la coperta.

C’era chi in provincia poteva ammirare dalla finestra un campo di lino con i suoi fiori azzurri come se fosse una proiezione del mare.

La Casa Massarìa: un rifugio di tradizione e stabilità

La casa dava il senso di stabilità e certezza.

La “Casa massarìa” – dove si lavorava e si fabbricavano masserizie – era un ampio ambiente con il tetto di assi e travi e il pavimento di lastre squadrate di pietra calcarea.

Oggetti della vita quotidiana e il loro fascino senza tempo

Sulla parete interna della porta furono fissate, contro i malanni e il malocchio, le immagini dei santi patroni, soprattutto San Calogero, ma non solo, una piccola croce di foglie di palma intrecciate e, insieme, un ferro di cavallo con fiocco in nastro rosso. .

Si vedeva il forno in pietra e mattoni “a fumu persu”, cioè senza camino, in modo che il fumo perdendosi nella stanza affumicasse la salsiccia che pendeva da un cerchio di legno agganciato al soffitto. Accanto, su due cavalletti, c’è la credenza dove viene manipolata la pasta del pane. Al forno seguono un focolare in pietra per la cottura e un appendiabiti a parete, con mestoli e mestoli in legno e metallo.

Nell’angolo della ricotta si possono vedere «a quarara», la caldaia e i vari utensili per confezionare e conservare il formaggio, oltre al pittoresco mazzo di «cavagni», canestri di giunco ​​che scendono dalla capriata del soffitto.

Nell’armadio a muro

Nell’armadio a muro ricavato da un’antica apertura sono allineati contenitori in terracotta prodotti a Cagrigento per la conservazione di olive, capperi e pomodori secchi;

mentre, sotto la finestra, il telaio ricorda un passato non lontano, quando la massaia tesseva il suo corredo: lino e tela di canapa per la biancheria,

le bellissime coperte di lana, il filo per tovaglie e strofinacci e le piccole bisacce di lana.

Camera da letto

Sulla parete di fondo della camera da letto è presente un letto matrimoniale, con tavolini sorretti da due cavalletti in ferro, “i trispita”.

La coperta, tessuta “a chiodi”, cioè a quadretti blu e granata, con la frangia lavorata all’uncinetto; sui cuscini con la fodera floreale rossa è adagiata “a furcedda”,

un bastoncino di olivo selvatico che termina con una forchetta e serve per spostare la lana o la paglia dai materassi.

Sul letto, tra le due pareti congiunte ad angolo retto, è sospesa “a naca”, la culla volante realizzata con il tessuto di vecchi materassi a righe colorate.

il comodino

Sulle pareti del comodino sono appesi un Crocifisso, l’Addolorata e altre antiche stampe sacre, scapolari ricamati, una coroncina per il rosario; a destra, su un comodino in noce, campeggia una lampada in terracotta.

Sotto il letto si vede una piccola cassapanca in legno, dipinta di verde con un cuore nero sulla toppa: contiene la biancheria intima della sposa.

In un angolo c’è «u cannizzu», un contenitore cilindrico del grano dell’anno, fatto di canna intrecciata, sul quale sono appese spighe di grano, rametti di origano e alloro per decotti, frutta di stagione e utensili vari.

I cestini alle pareti

Alle pareti sono appesi numerosi cesti realizzati con spighe di grano.

Particolare è un cassone nuziale settecentesco a spalliera, che conserva tracce di colore e contiene tutto il corredo e gli ori della casa.

In una piccola nicchia sulla parete, una statuina della Madonna col Bambino in calcare policromo è circondata da immagini devote,

da una palma pasquale e da due mazzi di grano che i contadini intrecciano quando è ancora tenero, poiché ogni primizia porta bene.

Gli scaffali in legno

Su una mensola in legno c’è uno specchio con un porta pettine in rafia lavorato all’uncinetto e un piccolo cuscino ricamato per appuntare aghi e spilli.

Su un’altra parete c’è un tavolo a forma di mezzaluna, attorno al quale si trovano due sedie basse per meglio scaldarsi davanti al fuoco del braciere detto “a conca”.

Sul tavolo, appese al muro, ci sono le fotografie di famiglia.

Dettagli della vita quotidiana nella casa dei contadini

Ma il vissuto di ogni oggetto della casa sprigiona nel tempo un fascino segreto.

La stalla e il frantoio: cuori pulsanti della vita contadina

La stalla con volta a botte, pavimento in roccia naturale, in contrada RABATO di Agrigento, mangiatoia per a

bestia unica, contiene tutti gli attrezzi del contadino, aratri, gioghi, fruste, ceste.

Sulla parete in alto, appesi ad un palo, colpiscono i collari in legno di bagolaro per mucche e pecore che lo stesso pastore incide durante le lunghe giornate di pioggia con immagini di santi, scene di vita vissuta, motivi decorativi di celle, cuori, con fiori.

Costituiscono un suggestivo ricamo sul collo dell’animale.

Il frantoio e altro ancora

Il frantoio è un ampio locale dove si trova il torchio in legno a doppia vite, rimontato sul basamento allora scavato nella roccia, accanto alle vasche per la sgrondo dell’olio.

Nel vecchio magazzino padronale, dalla volta pende ancora un grande vaglio per la cernita del grano, ma oggi questa stanza ospita numerose collezioni disposte su vecchi tavoli e cassette d’epoca.

Figurine e dipinti

Cucchiai, forchette e piatti di legno pendono dal canniccio.

Alle pareti numerosi dipinti su vetro di produzione siciliana offrono un panorama organico di questa forma d’arte popolare che, tra la fine del Settecento e i primi decenni dell’Ottocento, si diffuse in tutta Europa. Seguono ex voto in cera, Gesù Bambino in varie forme e anche «a Bbammina», la Madonna bambina. Sono opere, alcune protette da teche di vetro, di ceramisti

L’ex stalla ospita burattini e manifesti del teatro popolare, che spesso dovevano esprimere il bisogno di giustizia dei più deboli, elusi dalla realtà quotidiana.

Sulle pareti dell’atrio

Inoltre ci sono i pezzi in ferro battuto che decorano le parti interne del carro e le fiancate colorate, spesso dipinte dagli stessi pittori delle insegne dell’opera.

Alle pareti dell’atrio sono appesi grandi piatti di maiolica chiamati “fiancotta” nei quali, in Sicilia, l’estratto di pomodoro viene ancora essiccato al sole. In una nicchia sono esposte ceramiche di uso domestico: «i cannati», per versare acqua e vino, «i stipi» per conservare olive e capperi

Conclusione: L’eredità dei contadini agrigentini

Tutto rivela un intimo legame con la terra e le stagioni e ci riporta a “un tempo che non è quello dei calendari”, un tempo in cui forse era più facile vivere in armonia con se stessi e con l’ambiente.

 
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