Susan Meiselas e Luigi Ghirri a Fotografia Europea 2024 a Reggio Emilia – .

La prima fotografia è un autoritratto sbiadito di Susan, sulla poltrona della pensione al 44 di Harvard Street a New York, il college dove, nel 1971, una giovane studentessa di Baltimora visse per studiare educazione visiva. In realtà seguono le tante foto degli altri inquilini che ne mostrano già la cifra stilistica Susan Meiselas (1948): instaura un forte rapporto con i soggetti fotografati. L’attuale presidente della Magnum è presente al festival Fotografia Europea di Reggio Emilia con una retrospettiva, dal titolo Mediazioni, che ripercorre la sua carriera dagli esordi fino al progetto in corso sul Kurdistan, ospitato nel cinquecentesco Palazzo Magnani. La prima sensazione che trasmettono le fotografie di Susan Meiselas è quella di vederla anche davanti all’obiettivo, in una dimensione di prossimità con il soggetto ritratto da lei. Il fotografo americano osserva, documenta e partecipa con particolare attenzione al soggetto prescelto.

Susan Meiselas, “Stati Uniti. Carolina del Sud.” 1974. © Susan Meiselas/Magnum Photos

Dopo gli esordi con i protagonisti della pensione condivisa, Susan entra nel cuore di un club di spogliarelliste, e qui il rapporto tra fotografo e soggetto diventa ancora più luminoso e vibrante, senza alcun giudizio morale: nel progetto Spogliarelliste di Carnevale (1972-75) Meiselas segue nel sonno giovani ragazze sottoposte alla mercificazione maschile, esclusivamente per documentare. Qualche tempo dopo, il fotografo scende in strada per seguire per quindici anni i giovani adolescenti di Little Italy in una serie tematica Ragazze di Prince Street (1975-90). Approfondisce così il suo metodo di lavoro che prevede serie di progetti in cui documenta l’essere umano nel suo ambiente di vita quotidiana, di lavoro e di riposo, inserendo in questa fase anche un reportage sulla comunità nera di una cittadina del South Carolina: Ritratti del portico, (1974). Questo viaggio nel cuore degli Stati Uniti proseguirà anche con i progetti Archivi degli abusi (1992) sulla violenza domestica a San Francisco, Il vaso di Pandora (1995), ambientato in un club dedicato al bondage e ad altre pratiche sadomasochistiche, e Una stanza tutta lorosugli abusi domestici sulle donne britanniche (2015-2016).

Susan Meiselas, “NICARAGUA. Esteli. 20 settembre 1978″. In fuga dai bombardamenti per rifugiarsi fuori Esteli. La Guardia Nazionale del Nicaragua ha catturato la città di Esteli che era occupata dai ribelli Sandinesta © Susan Meiselas/Magnum Photos

È con la famosa fotografia L’uomo Molotov (1979) – che ritrae un rivoluzionario sandinista nell’atto di lanciare una bottiglia Molotov contro l’esercito somozista – che si propone come esplorazione dei conflitti internazionali. Mediazioni (1978-82), il progetto di documentazione della guerra civile nicaraguense, costituisce una fase cruciale per la concezione professionale del documentarista – come preferisce oggi definirsi – che diviene testimone della vita quotidiana, non solo della guerriglia, ma anche dei contadini e di quanti erano oppressi da quel clima violento. Dopotutto, l’autore appartiene all’humus di La generazione del Vietnam e, come dimostrato dal progetto parallelo El Salvador (1978-83), rilanciare all’opinione pubblica immagini di sofferenza quotidiana può suscitare maggiore attivismo e comprensione rispetto ad una situazione di emergenza.

Susan Meiselas, “Mediations”, veduta dell’installazione a Palazzo Magnani, ph. Outherecollettive, per gentile concessione di EUROPEAN PHOTOGRAPHY 2024

Se Susan Meiselas indagasse alcune dinamiche sociali, Luigi Ghirri (1943-1992) – uno dei guru della fotografia italiana del secondo dopoguerra – ha esplorato, tra i suoi innumerevoli campi operativi, la trasformazione del paesaggio, delle città italiane, e della Via Emilia e dei suoi dintorni in particolare. In mostra a Reggio Emilia, nell’austero Palazzo dei Musei, è uno dei suoi progetti tematici sul rapporto tra luce e buio che si esprime anche poeticamente in vari momenti di passaggio tra le due fasi. Aree di transito è infatti il ​​titolo di un’imperdibile serie di lavori fotografici del maestro reggiano, che riesce a fotografare, in senso interiore, un preciso passaggio tra un’attività momentaneamente cessata e la sua successiva ripresa. Possiamo così definire la provvisorietà di una giostra in riposo notturno, ma non senza una sensazione di imminente vitalità. Ghirri non è interessato ad artefatti e contesti definitivamente scomparsi: lo sguardo dell’artista-fotografo coglie soggetti momentaneamente a riposo, ma vivi.

Luigi Ghirri, “Bologna”, 1987 © Archivio Eredi Luigi Ghirri

E se alcune delle fotografie presentate, soprattutto le prime incontrate nel percorso espositivo, mostrano scie di luci – come luminarie religiose e festive, immerse in un buio assoluto che non esiste più – altre, molto più ricche dal punto di vista compositivo del soggetto ripreso, ci mostrano una situazione di stand-by: un bar con l’insegna ancora tutta illuminata ma senza più clienti; una spiaggia estiva che appare poche ore prima che si riempia; un quadrato che ci mostra una statua (soggetto unico animato di notte) nella sua posa completa; una giostra fissa che emana tutte le voci accumulate durante la sua giornata di attività. Come disse Ghirri, nel 1989 Il paesaggio impossibile «sentiamo di aver abitato questi luoghi, un’armonia totale ci fa dimenticare che tutto questo è esistito e continuerà ad esistere al di là del nostro sguardo».

Informazioni:

AA. VV. Fotografia Europea 2024, XIX Edizione
promosso dalla Fondazione Palazzo Magnani e dal Comune di Reggio Emilia
con il contributo della Regione Emilia Romagna
26/04 – 09/06/2024
Reggio Emilia, varie località
https://www.fotografiaeuropea.it/

Giovanni Crotti

Sono Giovanni Crotti e sono nato nel giugno 1968 a Reggio Calabria per rinascere nel giugno 2014 a Piacenza, città dove risiedo. Il mio reddito è garantito da consulenze digitali, per poi spenderlo in gran parte in arte e lettere: sono stato e sono curatore di contenuti e organizzatore di eventi culturali per artisti, gallerie e spazi istituzionali, oltre che scrittore di recensioni di mostre, creativi di ogni epoca e di libri.


 
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