Complimenti a Sesto San Giovanni. Al Carroponte l’estasi dei novemila per i Fedeli alla linea CCCP – .

Complimenti a Sesto San Giovanni. Al Carroponte l’estasi dei novemila per i Fedeli alla linea CCCP – .
Complimenti a Sesto San Giovanni. Al Carroponte l’estasi dei novemila per i Fedeli alla linea CCCP – .

Te lo confesso: se mi avessi detto che nel 2024 mi sarei trovato a recensire un concerto dei CCCP – Fedele alla linea probabilmente ti avrei detto di cambiare pusher. Eppure eccoci qui, alla seconda data del tour quarantennale, che ha toccato la Stalingrado d’Italia, come ribattezzata dai promotori (alias Sesto San Giovanni) lo scorso 23 maggio. Erano presenti circa 9000.

Fedele alla lira?
Un tour commemorativo iniziato tra mille contraddizioni, le stesse che da sempre caratterizzano la vita del gruppo e la coscienza pubblica di Giovanni Lindo Ferretti, punk con atteggiamento e provocatore nato. Ma qui non mi interessa la politica e non faccio parte di quel folto gruppo che vede nel GLF lo stronzo che ci ha spezzato il cuore illudendoci e che ha buttato nel cesso gli ideali di una generazione. Non puoi davvero aspettarti che una persona si prenda carico dei tuoi ricordi giovanili, vero? Per chi li accusa di aver lucrato sul loro quarantennale, davvero avreste fatto qualcosa di diverso? Dall’alto di quale trono vi investite del virtuosismo di giudicarli?

Con il cuore felice?
Ho visto i GLF solo una volta in concerto, nel 2017. A causa dell’evidente età, non ho mai visto dal vivo i CCCP o la loro versione post-crollo del muro di Berlino, CSI. E non sono un ipocrita, mi occuperò di altre cose ma non di questa, ero felice di questa opportunità. Perché considero CCCP il miglior gruppo italiano di sempre. Originali, del tutto estranei alle sonorità italiane dell’epoca, creatori di un suono nuovo (in un certo senso, essendomi formato a Berlino, trovo la loro attitudine molto simile a quella Einsturzende Neubauten….cercateli, sono fantastici) e precursori di un modo di scrivere testi che prima di loro non esisteva e che ha forgiato la miriade di band che si sono succedute nell’epoca d’oro della musica alternativa italiana.

Tu mi ami?
Detto questo: com’è andato il concerto? Al di là di ogni più rosea aspettativa. 2 ore e 30 minuti serratissimi, senza sosta, per quasi 30 brani. La performance vocale dei GLF è stata fantastica (e alcune loro canzoni sono davvero difficili a livello vocale), la chitarra di Zamboni tagliente al punto giusto, Fatur lo fa Fattura E Annarella…beh, la amo. Curami, Emilia Paranoica, Spara Juri, Annarella, Amandoti, Mi Ami?, Morire e così via uno dopo l’altro. Chi pensava di trovarsi di fronte ad un branco di dinosauri fuori dal tempo è rimasto piacevolmente deluso, perché sembrava che non si fossero mai sciolti. Ed è quasi spaventoso come certe canzoni siano quasi più rilevanti adesso rispetto a quando furono scritte. È stata una giusta e doverosa celebrazione di ciò che erano e di ciò che non devono più essere. Inoltre, non mi interessa una sega.

 
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