I sondaggi parlano chiaro: Forza Italia, il partito fondato da Silvio Berlusconi, è stabile. I risultati degli istituti di ricerca in vista delle elezioni europee…
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I sondaggi parlano chiaro: Forza Italia, il partito fondato da Silvio Berlusconi, è stabile. I rilevamenti degli istituti di ricerca in vista delle elezioni europee dell’8 e 9 giugno lo collocano saldamente sopra la soglia dell’8%, dove si trova a faticare per vincere il duello con la Lega e imporsi come secondo partito del centrodestra maggioranza.
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Ma al di là delle tensioni tra i due partiti, Ha già portato a casa una vittoria: il fatto di essere sopravvissuto al post-Berlusconi: «Non è facile, come giocatore della squadra di Maradona, ma Maradona non c’è più… e hai solo una possibilità. Chiediamo aiuto a tutta la squadra e a tutta la curva”, aveva detto il vicepremier Antonio Tajani a pochi mesi dalla morte del Cavaliere. Molti attribuiscono alla leadership di Tajani il merito di aver attutito il colpo post-Berlusconi, rilanciando il partito ma consolidando la sua posizione. Il vicepremier ha raccolto il testimone e ha iniziato a correre a un ritmo medio, ma con determinazione e competenza, conquistando consensi e soprattutto stabilità.
L’uomo dalla moderazione dorata
È silenzioso, diplomatico, mai sbilanciato. La leadership di Tajani sembrava inizialmente offuscata, contestata da una parte del suo partito che lo accusava di eccessivo servilismo nei confronti della Meloni. E invece Forza Italia è lì, ferma tra più fuochi. Tajani è l’uomo che condensa i valori dell’aurea mediocritas, il principio oraziano della giusta moderazione, di chi evita un’ambizione eccessiva. La moderazione come unica via per evitare sconvolgimenti dell’animo. Ma anche di politica interna e soprattutto esterna. Non vedremo mai Tajani in spettacoli eccentrici a La Coccia, ma nemmeno in un angolo della sala, dimenticato. Con la sua diplomazia si ritaglia uno spazio eccezionale, e nel frattempo fa la rivoluzione in patria.
Politica estera
Abbiamo visto prova della sua diplomazia anche negli ultimi mesi, soprattutto in gestione delle relazioni diplomatiche nel conflitto tra Israele e il movimento islamista Hamas. Segnali rassicuranti per lo Stato ebraico: “difendiamo il diritto di Israele ad esistere”. Ma allo stesso tempo ha mantenuto una posizione aperta al dialogo con la parte palestinese, incontrando oggi, ad esempio, il primo ministro e ministro degli Esteri dell’Autorità nazionale palestinese (AP), Mohammed Mustafa. Alla fine, con la consueta disinvoltura, ha preso una posizione chiara e rispettata: “Per l’Italia la soluzione ‘due popoli, due Stati’ è l’unica via”. Aurea mediocritas, ancora una volta.
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Il Messaggero