il mio lavoro a Faenza non è ancora finito» – .

il mio lavoro a Faenza non è ancora finito» – .
il mio lavoro a Faenza non è ancora finito» – .

Tommaso Palli
«Ha un contratto anche per il prossimo anno e quindi non c’è bisogno di dire altro». Poche e piuttosto chiare parole per confermare coach Seletti sulla panchina dell’E-Work Faenza. Il presidente Mario Fermi li ha pronunciati su queste pagine un paio di settimane fa, senza lasciare spazio ad interpretazioni. «Mi fa molto piacere che Mario (Fermi, ndr) non mi abbia messo in discussione – commenta oggi Paolo Seletti -, lui che mi ha sempre sostenuto anche nei momenti di difficoltà. L’anno prossimo? Certo che ci sarò, visto che il presidente ha detto che ho un altro anno di contratto, sento che il lavoro qui non è finito e non mi piace lasciare le cose a metà”.
Coach Seletti, ora un passo indietro. Ha esaurito l’adrenalina e la gioia per la salvezza?
“Sicuro. Ma non so se gioia è la parola giusta. Forse più sollievo. Una meta come la salvezza può essere raggiunta attraverso diverse strade, ma è difficile essere strettamente legati alla gioia. Sicuramente la soddisfazione di aver centrato l’obiettivo, ma è un sollievo perché, nel momento fatidico dei playout, un po’ di paura arriva a tutti”.
Per il presidente il bilancio è positivo. Vale anche per lei?
«Ci ​​siamo detti di cercare lo stesso risultato dell’anno precedente, la salvezza, con un utilizzo più mirato delle risorse: budget inferiore del 30-40% e scelte più funzionali. Consapevoli di tutto ciò, ci siamo riusciti. Il bilancio è quindi positivo perché abbiamo fatto quello che avevamo promesso. Ma qui sorge la questione del come”.
E allora… come?
«Con Mario ci siamo detti di farlo in un clima tranquillo. Per le mie caratteristiche tendo ad avere un atteggiamento rilassato in palestra. Sia chiaro, non sono il Capuano del calcio (sorride, ndr). E devo dire che non so quanto questo abbia pagato per la tipologia del gruppo. Non sempre squadre e personaggi diversi si incastrano perfettamente e quindi un approccio più diretto e rigido in certi momenti avrebbe forse evitato mal di pancia a noi dello staff, a Mario e alla società. Non mi piace fare questo, come ho detto, non è nel mio carattere, ma alla luce di come è andata la stagione, con un altro tipo di approccio avremmo potuto far uscire una situazione più controllata”.
È una lezione che porti nel tuo bagaglio?
«È una cosa che non mi piacerebbe mai fare, ma dico che la stagione per me è stata molto istruttiva. È la prima volta che mi trovo ad affrontare una situazione così conflittuale in gruppo e quindi, quando mi capiterà la prossima volta, saprò meglio cosa fare. Ma voglio dire una cosa”.
Per favore.
«Non voglio dare colpe ai giocatori perché, quando c’è stato il momento in cui avevamo bisogno di essere uniti, loro sono stati molto bravi e professionali. Questo forse è ciò che lascia un po’ di rammarico: se lo scatto fosse arrivato un po’ prima probabilmente saremmo stati meglio insieme, togliendoci qualche soddisfazione in più”.
Magari evitando i playout? Come diceva Fermi: la ciliegina su una torta buonissima.
«Sarebbe stata un’impresa titanica, ci mancava qualcosa a livello di qualità. Ma qualche soddisfazione in più, nei momenti di difficoltà, sarebbe arrivata se ci fosse stata più coesione. Ma la squadra si lamentò molto di non essere unita e, quando arrivò la tempesta, ognuno gettò in mare la propria scialuppa di salvataggio cercando di salvarsi individualmente. Sarebbe stato meglio farlo collettivamente. Ed è questo che ci è mancato di più: fare le cose insieme probabilmente ci avrebbe permesso di portare a casa qualche partita in più, con scalpi anche importanti”.
Cosa porti con te di quest’anno?
«Il miglioramento dei giocatori che si sono affidati alla nostra guida. È una grande soddisfazione e mi dimostra che chi ha voluto ascoltare ha fatto un passo in più e oggi si ritrova premiato. Al contrario, chi era più reticente nel farlo oggi fatica di più. E poi c’è l’ambiente. Una volta arrivato a Faenza ho conosciuto il tifo e la tradizione di essere avversario. L’ho aspettato tutta la stagione ma in alcune, e sono sincero, quando giustamente c’è stato qualche mugugno, sono rimasto un po’ deluso. Poi però sono stato completamente ripagato nei playout dove il fattore campo è stato fondamentale. Abbiamo vissuto quel clima che mi ha fatto dire “qui è arrivato il fattore Faenza”.
Qual è il lavoro per la prossima stagione?
«Con un anno in più di acclimatamento sono convinto di poter essere più utile. Probabilmente ripartiremo dal settore giovanile con l’obiettivo di ricostruire il tesseramento nel movimento basket femminile faentino perché non può esserci futuro per il Progetto Faenza Basket senza un bacino giovanile che possa rifornire la prima squadra. L’impegno insieme a Mario è questo: costruire le basi prima di pensare alla punta della piramide. Ma stiamo già lavorando sul futuro e costruendo la squadra del prossimo anno”.

 
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