“È come la droga.” Ne sarà vietata la coltivazione e la vendita – .

“È come la droga.” Ne sarà vietata la coltivazione e la vendita – .
“È come la droga.” Ne sarà vietata la coltivazione e la vendita – .

«L’importazione, il trasferimento, la lavorazione, la distribuzione, il commercio, il trasporto, la spedizione, la spedizione e la consegna delle infiorescenze di canapa coltivata (cannabis sativa L.), anche semilavorate, essiccate o macinate, nonché dei prodotti contenenti tali infiorescenze, compresi gli estratti , resine e oli da esse derivati”, chiunque violi le disposizioni “sarà soggetto alle sanzioni previste” dal Testo unico sulle sostanze stupefacenti.

Poche righe per rilanciare la battaglia contro la cannabis light che la destra porta avanti da tempo: vietarne la produzione e il commercio, ordinare il ritorno alla perequazione della cannabis light, cioè quella con una quantità di THC inferiore allo 0,2% e oggi venduta negli esercizi commerciali, alla cannabis “normale”, che rientra tra le sostanze stupefacenti previste dal Testo unico sulle sostanze stupefacenti. Lo prevede un emendamento del governo presentato al disegno di legge sicurezza, al vaglio delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera.

Cannabis light, il dibattito

Il testo, però, è contestato dall’opposizione che aveva già protestato contro l’accelerazione data dalla maggioranza al disegno di legge inviando anche una lettera alla presidenza della Camera. La tesi è che il disegno di legge di iniziativa governativa (Piantedosi-Nordio-Crosetto), approvato lo scorso novembre in Consiglio dei ministri e presentato alla Camera il 22 gennaio, sia stato “scongelato” a ridosso delle elezioni europee solo per ragioni elettorali. Da martedì si entrerà nel vivo della ammissibilità degli emendamenti presentati dai deputati, il provvedimento è atteso all’Aula di Montecitorio per la prossima settimana ma il voto finale ci sarà solo dopo il 9 giugno.

Dopo le sentenze della Corte di Cassazione in merito, il governo interviene quindi nella filiera di produzione e vendita della cannabis light. L’obiettivo è modificare la legge del 2016 sulle disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa. Legge che ha consentito la coltivazione di canapa per uso industriale in Italia, con un quantitativo di THC inferiore a 0,2. Il centrodestra spiega che l’emendamento è stato chiesto direttamente da Palazzo Chigi. Nei giorni scorsi si sono svolte le riunioni di maggioranza alla presenza del titolare del Viminale Matteo Piantedosi ma ieri è emersa la proposta di emendamento al ddl.
La battaglia contro la cannabis light è portata avanti da tempo dalla coalizione di centrodestra. Lo stesso Matteo Salvini dichiarò nel 2019 ai tempi del governo giallo-verde, quando era ministro dell’Interno: «Chiuderò tutti i negozi di cannabis light: sono un incentivo all’uso di droghe», dichiarò. Pd, Movimento 5 Stelle e Avs sono già sulle barricate. «Ecco – accusa il dem Marco Furfaro – l’ultima geniale idea del governo Meloni: equiparare la cannabis light – che non ha alcun effetto doping – alla cannabis non light. Per cercare di ottenere 4 voti alle elezioni europee, chiuderanno 3mila aziende e licenzieranno 15mila lavoratori”.
«A migliaia di operatori del settore vengono tagliate definitivamente le gambe. È l’ennesima misura repressiva”, l’affondo del segretario di Più Europa Riccardo Magi. «Legalizzare la cannabis potrebbe valere oltre 10 miliardi di euro di fatturato annuo», è il “contropiano” di Marco Grimaldi della Sinistra Verde.

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Gli effetti e i numeri

C’è sempre stato un acceso dibattito sugli effetti della cannabis light sulla salute. Sicuramente molto inferiori a quelli della cannabis vera e propria, eppure gli esperti non escludono effetti collaterali, soprattutto se abbinata ad altri farmaci o alcol, e anche sulle donne incinte e che allattano, sugli uomini che desiderano avere figli, su chi soffre di parkinson o problemi al fegato.
In Italia il mercato del settore coinvolge 800 aziende agricole, 3mila aziende, 15mila addetti – tra commercianti, collaboratori, operai delle aziende di trasformazione, agricoltori, corrieri che effettuano le consegne – e oltre 2.500 ettari di terreno adibiti esclusivamente alla coltivazione di piante destinate alla questo segmento di mercato. Sono questi i numeri che hanno portato il fatturato a registrare un fatturato di 150 milioni di euro nel 2018, contro i 40 milioni del 2017. Lo dimostrano anche i dati che arrivano direttamente dal settore agricolo, che ha visto una crescita di 10 volte, dal 2013 al 2018 il numero di terreni destinati alla coltivazione di cannabis light.

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Il Messaggero

 
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