Bene anche Giorgia Meloni la più votata, Decaro primo del Pd, Schlein e Strada. Ecco le preferenze – .

Bene anche Giorgia Meloni la più votata, Decaro primo del Pd, Schlein e Strada. Ecco le preferenze – .
Bene anche Giorgia Meloni la più votata, Decaro primo del Pd, Schlein e Strada. Ecco le preferenze – .

Primi risultati parziali delle elezioni europee svoltesi tra sabato 8 e domenica 9 giugno. Il primo ministro, Giorgia Meloni è stato il più votato nel centrodestra con oltre due milioni di voti mentre per quanto riguarda il Pd, Antonio Decaro, sindaco di Bari è stato il candidato che ha ottenuto più preferenze.

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Preferenze

Le preferenze ottenute dai candidati dei diversi partiti offrono un’analisi del voto complessivo interessante come non mai, a partire dai 2,4 milioni ottenuti dal presidente del Consiglio Meloni nei cinque collegi in cui si è candidata o dagli oltre 500mila ricevuti dal generale Vannacci nel cinque collegi elettorali e il mezzo milione ottenuto solo nel collegio Sud di Antonio Decaro.

Se si osserva il divario in ciascuna circoscrizione tra le preferenze di Giorgia Meloni e quelle degli altri candidati di Fdi, si vede che è enorme. Nel Nord-Ovest, ad esempio, il primo ministro ha ottenuto 623.684 voti e il secondo, Carlo Fidanza, 50.751, seguito dagli altri. Segno che tutti i candidati si sono battuti per dare la seconda preferenza al proprio leader, indicativo di un partito compatto come una falange. I 2,4 milioni della Meloni la pongono ai vertici dei punteggi di Berlusconi, quando Fi superava il 30%. Diversa la situazione nel Pd, dove le preferenze hanno svolto la funzione di un “congresso” interno, in cui i candidati riformisti dell’area Guerini hanno surclassato quelli dell’area segreteria.

Il boom del Decaro

Clamorose le 495.918 preferenze di Antonio Decaro al Sud, numeri che ricordano l’Emilio Colombo dei suoi tempi d’oro, e che sono più del doppio di quelli di Lucia Annunziata (241.016), la capolista scelta da Schlein. Terzo Lello Topo, molto vicino al governatore Vincenzo De Luca e soprattutto, insieme a Pina Picierno, a Ruotolo, membro della segreteria. Ma in tutte le circoscrizioni i candidati riformisti hanno fatto meglio dei candidati alla segreteria a partire da Stefano Bonaccini (389.284), Giorgio Gori (210mila), Dario Nardella (100mila), Matteo Ricci (84mila), fino a Peppino Lupo nelle Isole, secondo dietro alla capolista Schlein e davanti ai candidati “ufficiali”.

I voti raccolti da Vannacci

Le 532.368 preferenze ricevute da Roberto Vannacci nelle cinque circoscrizioni danno ragione a Matteo Salvini. Nel Nord Ovest, ad esempio, i 186.637 voti del generale sono più del doppio di quelli della capolista Silvia Sardone (75mila), eurodeputata uscente e grande raccoglitrice di preferenze. Considerando che rispetto alle politiche la Lega è scesa da 995mila voti a 802mila nella stessa circoscrizione, si può supporre che il calo sarebbe stato maggiore senza il contributo di Vannacci. Tra i grandi perdenti, focus sulle preferenze di Matteo Renzi ed Emma Bonino nella lista Stati Uniti d’Europa, con il primo che ha battuto la seconda nelle due circoscrizioni in cui erano entrambi candidati: nel Nord Ovest Renzi è a 64.977 e Bonino a 45.353, mentre al Centro la prima raggiunge 54.096 preferenze e la seconda si ferma a 21.757; che consente a Carlo Calenda di affermare che l’alleanza con IV ha spinto gli elettori di +Europa a non confermare il proprio voto, magari dirottandolo sull’Avs.

Superato e fallito

La chiusura delle urne e lo spoglio forniscono anche un primo elenco dei “passaggi e fallimenti” di queste elezioni europee. Tra i volti noti che andranno a Strasburgo figurano – oltre a Roberto Vannacci e Ilaria Salis – Lucia Annunziata, Pasquale Tridico, Nicola Zingaretti, Cecilia Strada, Antonio Decaro, Stefano Bonaccini e Mimmo Lucano. Niente Europa, invece, per Marco Tarquinio (Pd indipendente) e, naturalmente, tutti i candidati delle liste che non hanno superato la soglia: oltre al già citato Renzi, anche Calenda, Bonino, Santoro, Bandecchi e Cateno De Luca senza seggi. .

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