G7: dalla Puglia all’Ucraina

Gli occhi del mondo sono puntati sulla Puglia dove, ancor prima di iniziare il vertice, i leader del G7 hanno raggiunto un accordo sull’invio all’Ucraina di 50 miliardi di dollari entro la fine del 2024. La somma sarà finanziata con gli interessi generati dai beni russi congelati in Europa dall’inizio dell’invasione. L’indiscrezione è stata confermata questa mattina da diversi diplomatici secondo i quali esiste un accordo generale sulla questione che ora deve essere ‘messa a terra’ affinché sia ​​conforme alle regole e ai trattati internazionali per evitare la fuga dei capitali depositati in Europa da paesi terzi. Paesi. Oltre all’Ucraina, tema prioritario, i Big 7 si confronteranno sfide in uno scenario internazionale in rapida evoluzione, caratterizzato da numerose crisi. Tra questi figurano l’immigrazione, il partenariato con l’Africa, la guerra in Medio Oriente, la crisi climatica e lo sfruttamento delle risorse e dell’intelligenza artificiale. Il primo ministro italiano Giorgia Meloni ha accolto questa mattina il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, il primo ministro britannico Rishi Sunak, il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il primo ministro giapponese Fumio Kishida e quello canadese Justin Trudeau. Per la prima volta al G7 partecipano anche un pontefice, papa Francesco, e i leader di altri Paesi tra cui il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj, il principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed bin Salman, il primo ministro indiano Narendra Modi, l’argentino Javier Milei e il brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva. ‘C’è molto lavoro da fare – ha detto Meloni – ma sono sicuro che in questi due giorni avremo confronti che porteranno a risultati concreti e misurabili’.

Sostenere l’Africa e contenere Pechino?

L’attenzione che l’Italia ha voluto riservare all’Africa e ai Paesi dell’Africa Sud globale è confermato dall’elevato numero di governi e capi di Stato africani presenti al vertice. Tra gli altri ci sono Mohamed Ould Ghazouani, presidente della Mauritania e presidente di turno dell’Unione africana, Kais Saied, presidente della Tunisia, Abdelmadjid Tebboune, presidente dell’Algeria, William Ruto, capo di stato del Kenya, e Akinwumi Adesina, presidente dell’African Development Banca. È prevedibile che tra i temi sul tavolo ci sia l’alleggerimento del debito che grava sui paesi africani ma è soprattutto sul cosiddetto Piano Mattei che il presidente del Consiglio italiano concentrerà la sua attenzione. “Il progetto – scrive al Jazeera – incarna la sua visione di proiettare potere in Africa e trasformare l’Italia in un ponte per la distribuzione del gas dal continente e dal Mediterraneo al resto dell’Europa, oltre a sostenere la crescita economica per arginare la migrazione di massa” . Sul tavolo ci sono anche 7 leader la questione dei rapporti con la Cina e in particolare come limitare le esportazioni cinesi di prodotti “a duplice uso” verso la Russia. Gli Stati Uniti hanno già annunciato contromisure per punire le aziende e le banche cinesi che consentono a Mosca di eludere le sanzioni. Ma la questione dei rapporti con Pechino divide Washington dai suoi alleati europei, che coltivano proficui rapporti economici con la Cina con la quale vogliono evitare una dinamica di guerra commerciale.

Accordi a prova di Trump?

L’alleanza anti-Putin si concretizzerà a Borgo Egnazia anche con la firma di un accordo di sicurezza bilaterale tra Ucraina e Stati Uniti: un accordo decennale con cui Washington si impegna a fornire a Kiev assistenza e attrezzature militari. Come per altri patti bilaterali già firmati dall’Ucraina, l’accordo non imporrà all’America di intervenire in difesa del suo alleato in caso di attacco, ma mira anche a impegnare le future amministrazioni statunitensi a sostenere l’Ucraina. Presentandolo, il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, ha dichiarato: “Firmando questo patto, inviamo alla Russia un segnale della nostra determinazione. Se Vladimir Putin pensa di poter sopravvivere alla coalizione che sostiene l’Ucraina, si sbaglia”. I funzionari hanno affermato di sperare che l’accordo trascenda le divisioni politiche all’interno degli Stati Uniti, ma hanno riconosciuto che Trump o qualsiasi futuro presidente potrebbero ritirarsi dall’accordo perché non è un trattato e non sarà ratificato dal Congresso. Un’altra iniziativa chiave degli Stati Uniti – annunciata alla vigilia del vertice – riguarda le preoccupazioni l’ampliamento del quadro sanzionatorio ed in particolare di quelle secondarie a tutte le aziende, comprese le banche, che sostengono l’“economia di guerra russa”. L’aumento – spiega il New York Times – mira a colpire soprattutto la rete di Paesi che dai Balcani al Medio Oriente e all’Asia centrale fungono da mediatori per aggirare le sanzioni.

Eccezione italiana?

Per quanto possibile, anche il G7 vorrebbe che le sue decisioni fossero a prova di Trump. Pesa, infatti, l’esito incerto delle elezioni americane di novembre Coalizione occidentale alle prese con i rischi di un brusco cambio di direzione a Washington. Molti dei leader riuniti in Puglia sono già alle prese con i loro problemi: se in Francia Emmanuel Macron è reduce da una sconfitta elettorale alle europee che lo ha convinto a indire elezioni anticipate, nel Regno Unito il primo ministro conservatore Rishi Sunak è praticamente certi di dover dire addio a Downing Street dopo il voto del 4 luglio. I partiti che sostengono il cancelliere tedesco Olaf Scholz hanno ottenuto un pessimo risultato alle elezioni europee, mentre Justin Trudeau, primo ministro canadese per nove anni, ha parlato apertamente di lasciare il suo lavoro e il giapponese Fumio Kishida dovrà affrontare una feroce competizione per la leadership entro la fine dell’anno. L’eccezione è l’unica Giorgia Meloni che secondo gran parte della stampa estera cerca il suo posto in Puglia consacrazione sulla scena internazionale. “I leader indeboliti dell’Occidente si riuniscono in Italia per discutere di un mondo ingovernabile” scrive il New York Times e mentre per il Guardian “tutti gli occhi sono puntati su di lei”, l’edizione europea di Politico dedica al G7 pugliese un articolo dal titolo lapidario : “Sei anatre zoppe e Giorgia Meloni: l’incontro di questa settimana dei leader del G7 in Italia assomiglia più all’Ultima Cena che a una dimostrazione della potenza occidentale”.

Il commento
A cura di Antonio Villafranca, Vice Presidente per la Ricerca, ISPI

“La tappa pugliese del G7 sembra essere in ottima forma. Lo è per l’ampiezza dei temi trattati: dalla sicurezza (con un importante passo avanti riguardo l’utilizzo dei beni russi congelati) all’Africa, dalle migrazioni all’IA. E lo stesso vale anche per il numero e il livello dei leader politici che partecipano. Ricorda quasi un G20 senza Cina, Russia e India. Naturalmente le cose cambiano quando si guardano i risultati. Qualcosa si sta realizzando ma è oggettivamente difficile essere ambiziosi se i leader del Sud del mondo presenti in Puglia (da Modi a Lula) sanno bene che i loro interessi vanno ben oltre i Paesi del G7, e se l’unità di intenti tra i Paesi del G7 è meno solido di quanto sembri. E chissà cosa potrebbe succedere l’anno prossimo se Trump tornasse alla Casa Bianca e al G7”.

 
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