Meloni alla sfida di Bruxelles, vuole un commissario potente – Notizie – .

Meloni alla sfida di Bruxelles, vuole un commissario potente – Notizie – .
Meloni alla sfida di Bruxelles, vuole un commissario potente – Notizie – .

Dalla pizzica pugliese al gran ballo delle nomination europee. Archiviato un G7 che per lei è stato “un successo”, Giorgia Meloni si prepara ad un’altra sfida, altrettanto e forse più importante, quella di riuscire a pesare a Bruxelles anche se i numeri dettano il voto, nonostante la netta vittoria di Fdi in Italia, non le sono favorevoli. L’Italia, questo il ragionamento che fai in privato e che hai chiarito anche nella conferenza stampa di Borgo Egnazia, merita di essere riconosciuta come protagonista. E se ai vertici non c’è spazio, almeno fino ad oggi, l’attenzione della Roma è tutta sul commissario. E con l’obiettivo di conquistare anche una vicepresidenza per la Roma.

La cena informale dei leader è solo il primo passo, ripetono i suoi fedelissimi. Meloni, che preferirebbe anche attendere l’esito delle elezioni francesi ma non dovrebbe però intralciarsi qualora ci fossero spinte ad accelerare, puntando a chiudere già al Consiglio di fine mese. “Da martedì il quadro sarà un po’ più chiaro”, dicono di lui. E potremo entrare nel vivo della trattativa sulle delegazioni dei commissari.

Una partita giocata su più livelli. Il primo ministro, di ritorno da Lucerna insieme al ministro degli Esteri Antonio Tajani (che sarà presente alla riunione del Ppe), potrebbe aver iniziato a vagliare con l’alleato le diverse opzioni, che dovranno però essere condivise all’interno del governo. La scelta dovrà però essere fatta incrociando i portafogli più interessanti ed i profili più adatti a gestirli.

Per saperne di più Agenzia ANSA Von der Leyen resta in pole ma le incognite non mancano – Speciale Europei 2024 – Ansa.it Lunedì 17 giugno la cena dei leader. Il gioco potrebbe diventare più grande (ANSA)

“Non si è ancora fatto alcun nome”, assicurano in maggioranza. Ma il candidato naturale per l’ingresso nella nuova Commissione sarebbe Raffale Fitto, noto negli ambienti europei e che oggi gestisce, per conto del governo, i rapporti e i principali dossier sulla linea Roma-Bruxelles. Le sue possibilità si scontrano però con il fatto che spostare un ministro significherebbe aprire a un rimpasto di governo, ipotesi che Meloni esclude pubblicamente da diverse settimane.

E a maggior ragione ora che l’esito delle elezioni europee vede “il governo aver fatto molto bene”, ragiona un leader di prima fila della maggioranza, aprire il vaso di Pandora del rimpasto rischierebbe di avere più costi che benefici. Semmai bisognerebbe riempire le due caselle rimaste scoperte dei sottosegretari (causa l’uscita di Augusta Montaruli prima e di Vittorio Sgarbi in primavera), ma questo capitolo non dovrebbe essere riaperto prima dell’estate. Evitare di scoprire l’esecutivo è un argomento che vale anche per Giancarlo Giorgetti, che si è anche fatto chiamare, e anche per Antonio Tajani, il cui nome circola nell’ipotesi di una grande impasse tra i partiti popolari sul nome di von der Leyen , che al momento però non è all’orizzonte.

Nel buzz delle ultime settimane rientra anche l’ipotesi di Elisabetta Belloni, capo dei servizi e sherpa del G7 (“il mio nome viene fatto ogni volta che c’è una scatola vuota”, ha scherzato la stessa ambasciatrice nei giorni scorsi). Il suo profilo si adatterebbe bene a quello dell’Alto rappresentante per gli affari esteri, che però non sarebbe in cima alla lista dei desideri. I più ambiti, infatti, rimarrebbero i portafogli economici a partire da Concorrenza e Mercato interno, ambiti attualmente coperti da Danimarca e Francia.

Insieme ad una vicepresidenza, meglio ancora se esecutiva.

Sarebbe «un miracolo per Giorgia», dice un anziano esponente del suo partito, visto che i tre attuali sono tutte espressioni della maggioranza Ursula. Soprattutto per il Concorso, però, servirebbe un profilo tecnico (l’ultima volta che l’Italia ha avuto questa delega c’era Mario Monti) che non è stato ancora individuato. Non sarebbe in lizza Vittorio Colao, entrato anche lui nel totonomi. Così come sono incerte le chance degli altri tecnici. Si è parlato dell’ex ministro Daniele Franco (questo era il nome italiano della Bei), ma Roberto Cingolani potrebbe avere più chance, ma dovrebbe lasciare la guida di Leonardo.

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