Cossu si unisce alla tribù dei “Poliziotti”. Viaggio antropologico oltre l’uniforme – .

Cossu si unisce alla tribù dei “Poliziotti”. Viaggio antropologico oltre l’uniforme – .
Cossu si unisce alla tribù dei “Poliziotti”. Viaggio antropologico oltre l’uniforme – .

“Ho dedicato questa mia nuova ricerca ai poliziotti. L’ho fatto perché fanno parte del mio immaginario, essendo amante del genere letterario poliziesco, ma anche perché sono una tribù. Non li ho creati con intento accusatorio né per onorarli: per me sono neutri, come uno specchio su cui proietto le mie solitudini”. Dopo i ‘bugiardini’, che hanno ospitato molti dei protagonisti della sua fantasia – come Topolino, Maria Callas, Dee Dee Ramone, Lilli Carati – per lo spezzino Manuel Cossu è tempo di dedicarsi ai ‘Cops’. Sono al centro dell’omonimo libro in edizione limitata curato da Sergio Tossi, con testi di Marco Giusti e Luca Arnaudo.

L’ultimo lavoro di una prolifica produzione, realizzato dall’artista e batterista dei Manges con pennellate, segni e disegni che scrivono con il suo tratto nervoso e capace di catturare l’essenza delle persone e dei personaggi raffigurati con pennarelli, penne, matite, verrà presentato questo pomeriggio alle 16:30 nello spazio Sun Space di via Sapri 68 a La Spezia. Durante l’incontro, moderato da Tossi, si parlerà della genesi di questa pubblicazione edita da AndanteBooks composta da 60 soggetti, in cui compaiono ormai nell’immaginario collettivo i poliziotti americani. Personaggi svuotati però delle loro caratteristiche ‘standard’, su cui sono incastrati stati d’animo espressi sia dall’arte sia da pensieri scritti, testi scarni e pesanti come nello stile di Cossu che si fondono con l’immagine e la definiscono meglio. “La polizia è fondamentalmente per me un megafono”, spiega, “gli scritti che ho voluto fare sono autobiografici e li ho usati per compiere un viaggio antropologico che va oltre la divisa, un simbolo che può dare fastidio ad alcune persone. Dentro quegli abiti e quelle spille ci sono persone buone e cattive e io non sono né a favore né contro; semplicemente li uso per parlare di solitudine. Non prendo posizione, ma descrivo una tribù come la vedo io, facendo dire ai suoi membri le cose che penso della vita.” Ogni ‘Cop’ è un pensiero o uno stato d’animo diverso, anche se non sempre autobiografico: rabbia, solitudine, dipendenza da sostanze, depressione. C’è il poliziotto ispirato a ‘Il cattivo tenente’ di Abel Ferrara, ma anche chi prende spunto dai cartoni animati, come gli agenti che vogliono mettersi in mostra mentre fanno la guardia alla regina e accontentano i genitori.

“Come dicevo, la solitudine è il filo conduttore di quello che faccio e i poliziotti sono soli. Il protagonista sei tu. I My Cops sono le tappe di un viaggio sull’essere umano e come ogni tribù hanno le proprie leggi, come quella dei “Guerrieri della notte”, che si guardano le spalle a vicenda. Non faccio parte di nessuna tribù, ma ne descrivo una, lontana dall’odio e da casi estremi come le tragiche vicende di Aldovardi, Cucchi e Uva, o anche i neri assassinati a freddo negli Stati Uniti”. E continui sono i paralleli con le arti – in particolare quelle con il cinema – analizzati e messi in luce dai testi di Marco Giusti, mentre quelli di Luca Arnaudo Il affronta temi più strettamente legati alla critica artistica. Guide per entrare ancora di più nella tribuna dei poliziotti della solitudine.

Chiara Tenca

 
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