Puccini Secondo Muti, il concerto che ha portato Lucca nel mondo – .

Puccini Secondo Muti, il concerto che ha portato Lucca nel mondo – .
Puccini Secondo Muti, il concerto che ha portato Lucca nel mondo – .

Gli occhi di tutto il mondo sono puntati su Lucca in occasione del concerto-evento Puccini Secondo Muti, in onda su Rai 3 in mondovisione: il protagonista della serata, insieme a Giacomo Puccini, compositore e lucchese d’eccezione che non poteva mancare a festeggiare nella sua città natale, nell’anno del centenario della morte, c’era Riccardo Muti, uno dei più grandi direttori d’orchestra al mondo. La serata è stata condotta da Serena Autieri, che ha guidato i telespettatori e i diretti presenti attraverso le arie del maestro Puccini.

Il concerto del 28 giugno ha contato oltre seimila biglietti venduti e innumerevoli spettatori in rappresentanza del panorama politico e culturale locale e nazionale, dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano alla conduttrice Simona Ventura; il tutto in un panorama di rara bellezza, proprio sotto le mura di Lucca, sul palco del Lucca Summer Festival dove nello stesso mese di giugno si sono tenuti i concerti di Eric Clapton e Ed Sheeran. La nostra città ha avuto quindi modo di essere celebrata anche nella sua “fisicità”, con numerose riprese dall’alto che hanno catturato Lucca nel suo insieme e in alcuni dei suoi luoghi più caratteristici.

“Quello di stasera è un evento straordinario, fortemente voluto dal Presidente del Consiglio in collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali – ha esordito la conduttrice Serena Autieri – La musica straordinaria di questo grande compositore sarà presto nelle case di tutto il mondo. Ascoltando in ogni parte del mondo grandi melodie senza tempo come Vissi d’arte e Che gelida manina, il pensiero corre subito all’Italia, patria del canto lirico, riconosciuta dall’Unesco patrimonio dell’umanità”.

L’orchestra giovanile Luigi Cherubini, fondata esattamente 20 anni fa dallo stesso Muti e per l’occasione presentata in una formazione allargata a 123 elementi, è la formazione più recente dell’orchestra insieme ad alcuni veterani.

“Ho creato questa orchestra perché volevo fare qualcosa per il mio Paese: sentivo il bisogno di trasmettere ai ragazzi tutto quello che ho imparato dai miei maestri, dalle orchestre di tutto il mondo, anche le più piccole – ha dichiarato Muti interpellato da Autieri proprio prima del gran finale del concerto – voglio trasmettere loro non solo elementi musicali, ma soprattutto l’atteggiamento etico-morale, professionale, dello stare in orchestra. Questi ragazzi rappresentano il meglio della gioventù italiana, molti oggi siedono in orchestre prestigiose: per me è un orgoglio aver fatto qualcosa per il mio Paese. Vorrei che anche i media si preoccupassero di più dei bellissimi fiori che l’Italia produce”.

L’apertura del concerto è stata affidata al Preludio sinfonico, sintesi assoluta della grandiosità drammatica e della leggiadra delicatezza della musica di Puccini, per proseguire poi con alcune delle arie più famose del compositore, ma anche con alcuni gioielli nascosti: il primo cantante in scena è stata il soprano Eleonora Buratto, che con la sua voce colorita e drammatica ha intonato “Un bel dì visto” da Madama Butterfly, seguita dai tenori Luciano Ganci, che ha ricevuto grandi applausi per la sua “Recondita armonia”, tratta da Tosca, e Dmitry Korchak, con “Che gelida manina” da La Bohème. Buratto ha nuovamente prestato la sua voce alla celebre “Vissi d’arte”, mentre il tenore Francesco Meli ha presentato al pubblico “Ch’ella mi creda” da La fanciulla del West. C’è stata anche l’occasione per un duetto: “O soave fanciulla” da La Bohème, interpretato da Korchak e dal soprano Mariangela Sicilia.

“Puccini era un uomo estremamente rigoroso, un grande creatore di melodie immortali ma anche un grande orchestratore, molto meticoloso nelle indicazioni che poneva nelle partiture. Mozart diceva che la verità è dietro le note: cerchiamo di scavare nella sabbia dei suoni per trovare l’acqua della verità, ma non la troveremo mai. Dobbiamo trovare l’espressione profonda della musica nel rispetto di partiture scritte meticolosamente – ha dichiarato il maestro Muti – Puccini era una figura moderna, che amava la vita: se non fosse stato così, non avrebbe scritto quello che ha scritto. E questa meravigliosa città, da cui proviene Puccini, ha dato i natali anche a immensi compositori come Catalani e Boccherini”.

La seconda parte del concerto scorre come la prima: Sicilia esegue “Donde lieta” da La Bohème, seguita dal soprano Lidia Fridman, che con “Senza mamma” da Suor Angelica ammaliò i presenti con una voce scura e corposa; seguono “E lucevan le stelle” da Tosca e “Tu che di gel sei cinta” da Turandot, rispettivamente Ganci e Buratto. E dopo l’intermezzo di Manon Lescaut, che celebra ancora una volta la potenza della musica nella sua purezza e indipendenza, arriva il momento del gran finale: il quarto e ultimo atto della stessa Manon Lescaut, la cui tragedia passionale è magistralmente rappresentata da Fridman e Meli.

“Si conclude così l’omaggio a Giacomo Puccini”, ha dichiarato Serena Autieri a fine serata, dopo il ritorno sul palco di tutti gli artisti e la standing ovation che il pubblico ha riservato loro, così come all’orchestra, al Maestro Muti e al musica immortale di Giacomo Puccini. “Viva Puccini e viva la grande musica italiana.”

Foto di Ciprian Gheorghita

 
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