Cause civili più rapide e arretrato in calo del 14,7% – .

Guardando i numeri, i segnali sembrano incoraggianti: meno arretrato, tempi più rapidi. La fotografia è quella del Ministero della Giustizia, che nel consueto monitoraggio periodico – giunto ora a riferire sull’attività per tutto il 2023 – restituisce per Bergamo una serie di dati positivi anche sulla risoluzione delle cause pendenti e sulla durata di processi. Obiettivi indicati anche dall’Europa, quando ha messo sul tavolo importanti risorse per la giustizia all’interno del pacchetto PNRR.

Il settore civile

I numeri, infatti, partono dal settore civile. Nell’area “Sicid”, che comprende il contenzioso civile classico, il lavoro e la “volontaria giurisdizione”, a fine 2023 il Tribunale di Bergamo aveva 6.179 cause pendenti, in calo del 14,7% rispetto alle 7.244 pendenti di fine 2022; la traiettoria appare incoraggiante, visto che a fine 2021 le cause erano 8.082, a fine 2020 (anno in cui anche la pandemia ha rallentato sensibilmente i flussi della giustizia) 9.509, a fine 2019 erano 9.135. L’aspetto complementare è quello delle tempistiche, intese dal ministero come durata media dei procedimenti civili: rispetto ai procedimenti definiti in via Borfuro nel 2023, la durata media si attesta a 204 giorni, 30 giorni in meno rispetto ai 234 del 2022; nel 2021, in media, il viaggio è durato 235 giorni, nel 2020 238, nel 2019 213 giorni.

“È la strada che ci indica l’Europa”, commenta Cesare de Sapia, presidente del Tribunale di Bergamo, “gli obiettivi sono stati fissati e noi siamo impegnati a raggiungerli”. Ma cosa ha consentito di accelerare il ritmo della giustizia civile? “È un insieme di cose”, risponde de Sapia, “Noi abbiamo sempre prestato attenzione alla produttività e ai tempi dei procedimenti, il risultato pratico è chee le pendenze sono in continua diminuzione da alcuni anni. Ogni anno i tribunali sono chiamati a definire un programma di gestione, con linee guida organizzative per migliorare l’efficienza. Stiamo certamente facendo fruttare anche l’Ufficio per il processo”. Cioè l’“Upp”, come è stata ribattezzata in gergo la nuova figura professionale introdotta concretamente grazie alle risorse del PNRR: si tratta di dipendenti, soprattutto giovani neolaureati in giurisprudenza, che hanno il compito di coadiuvare i giudici nello studio della controversia e della giurisprudenza in materia, predisponendo bozze di provvedimenti e atti, così da ridurre i tempi del procedimento.

L’interpretazione dei numeri

Ma rimangono alcuni problemi. Uno su tutti nel settore civile: quello dei giudici di pace, dove i carichi di lavoro sono aumentati, ma con un organico praticamente invariato. Giulio Marchesi, presidente dell’Ordine degli avvocati di Bergamo, approfondisce le statistiche: «I dati del ministero riguardano solo i tribunali, e lì il calo è oggettivo: la riforma della giustizia civile e la mediazione civile hanno influito sui risultati – incalza Marchesi –. Ma dall’altra parte la riforma Cartabia ha accresciuto le competenze dei giudici di paceraddoppiando il valore delle controversie di competenza di questo ufficio”. Infatti, da marzo 2023, la giurisdizione dei giudici di pace è passata dal limite di 5mila (come valore della causa) a 10mila euro per le controversie relative a beni mobili. “In sostanza, anche a livello statistico, lì confluiscono una parte consistente delle controversie che prima erano di competenza dei tribunali – rileva Marchesi – ma i dati dei giudici di pace non rientrano nelle principali statistiche relative alla giustizia civile”. Statistiche, tra l’altro, che servono a dimostrare all’Europa i risultati conseguiti dall’Italia. Marchesi aggiunge poi un tema: “C’è un certo grado di stanchezza verso la giustiziasoprattutto da parte delle aziende, che vedono regolarmente frustrate le proprie aspettative nella fase di esecuzione a causa dei lunghi tempi di consegna.”

Il settore criminale

Un’altra sfida, non da poco, è quella del settore criminale. Qui, nonostante un recente cambio di passo, la situazione pre-Covid non è ancora migliorata. Ma ci siamo sempre più vicini: a fine 2023 le cause pendenti al Tribunale di Bergamo erano 7.397, con una riduzione del 16,7% rispetto alle 8.883 del 2022; a fine 2021 erano 9.887, a fine 2020 ne rimanevano 9.287, a fine 2019 erano 7.049. «I problemi del diritto penale nascono da un’antica riforma: l’abolizione dei tribunali – riflette de Sapia –. I tribunali (completamente aboliti da un decreto legislativo nel 1998, ndr) si concentrarono sui reati meno importanti ma fondamentali per il cittadino; quei reati furono così trasferiti ai tribunali, ma senza particolari aumenti di personale, e da quel momento i tribunali dovettero occuparsi sia di sentenze monocratiche sia di sentenze collegiali».

Il gap informatico pesa anche sul settore penale: «Mentre il civile gode dei vantaggi dell’informatizzazione della giustizia, nel penale la situazione è diversa – sottolinea Marchesi –: c’è stato un esordio del processo penale telematico, ma con più problemi che vantaggi». E nel breve termine potrebbe aggiungersi un’ulteriore criticità. «L’anno prossimo dovrebbe debuttare il tribunale unico della famiglia – sottolinea Marchesi – destinato a unire le competenze dei tribunali per i minorenni e delle “sezioni famiglia” dei tribunali ordinari. Al momento la situazione non è ancora chiarasia a livello di personale, sia a livello organizzativo, sia a livello di informatizzazione”.

 
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