ci vorranno anni per riprendersi – .

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Savona/Italia. Il sistema sanitario nazionale (La SSN) è da tempo bersaglio di gravi deficit numerici e funzionali che nel prossimo futuro porterà ad un progressivo e inevitabile peggioramento delle cure e dell’assistenza ai pazienti.

Nei prossimi sei anni l’Italia si prepara ad affrontare un’ondata di pensionamenti tra i medici del Servizio Sanitario Nazionale: si stima che tra il 2024 e il 2030 siano quasi 126mila i camici bianchi lascerà la professione attiva. Secondo i dati elaborati dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO) passeremo dagli attuali 64mila – tra medici di medicina generale e pediatri di libera scelta – a poco più di 36mila (numeri in assenza di turnover). Ma è in calo anche la proiezione dei medici specialisti delle ASL: si passerà dagli attuali 14.197 a 6.783, sempre numeri in assenza di turnover. Anche per gli altri medici del settore pubblico il dato è allarmante, si ridurranno infatti a 84mila unità (dato in assenza di turnover) rispetto alle attuali 127mila.

Tuttavia, i nuovi pezzi di ricambio sono già in formazioneinfatti (sempre secondo la FNOMCeO ndr) nel 2025 saranno oltre 22mila i nuovi medici specializzati, quasi 36mila nel 2026, poco più di 46mila nel 2027, fino a raggiungere i 77.580 nel 2030. Non si può ignorare che dal 2013 ad oggi sono stati banditi quasi 9mila posti in più per l’ingresso alla facoltà di Medicina.

Sempre secondo le proiezioni della FNOMCeO, nel periodo 2024-2030 il confronto tra uscite (pensionamenti e dimissioni) ed entrate (neolaureati) evidenzia un dato chiaro: nel 2024-2025 il saldo sarà ampiamente negativo, nel 2026 si arriverà al pareggio e solo a partire dal 2027 si avrà un saldo positivo.

In tre anni ci saranno 1.600 studenti universitari in più rispetto ai pensionati, nel 2028 oltre 3.000 in più, nel 2029 quasi 5.000 in più e nel 2030 saranno 12.000 in più. “Si genererà quindi un ‘imbuto di lavoro’ dovuto al notevole aumento dei medici neolaureati e neospecializzati rispetto a quelli che sono andati in pensione”, afferma il dott. Duccio Buccicardisegretario provinciale di Savona del Sindacato Nazionale Area Radiologica (SNR-FASSID).

I dati comparativi sul totale dei medici attualmente in servizio mostrano che, su un totale di 440mila, solo 228mila lavorano per il Servizio sanitario nazionale e di questi solo 127mila sono dipendenti pubblici.
“Non ha quindi molto senso aumentare i posti e/o eliminare il test di ammissione alla facoltà di medicina – afferma Buccicardi – mentre invece è urgente e necessario rendere il Servizio Sanitario Nazionale più attrattivo, garantendo migliori condizioni organizzative e retributive ai medici”.

“SI colleghi sono spesso costretti a saltare ferie e pause per mantenere i livelli di assistenza – prosegue -. Inoltre, il livello degli stipendi in rapporto al costo della vita è tra i più bassi d’Europa. Per queste ragioni, molti medici (giovani e meno giovani) decidono di lavorare nella sanità privata o all’estero. Non è quindi corretto affermare che ci sia una carenza assoluta di medici, ma è più corretto affermare che non ce ne sono più di disposti a lavorare nel settore pubblico alle attuali condizioni”.

Infine, per far fronte alle difficoltà in ambito di emergenza, negli ultimi anni gli ospedali dovevano rivolgersi ai cosiddetti medici “operatori di gettoni”.Si tratta di medici di guardia pagati molto meglio di quelli impiegati negli stessi ospedali.

Tutto ciò allontana il giovane medico dall’idea di intraprendere un percorso formativo specialistico poco valorizzato. (a discapito delle proprie attitudini professionali) per volgere la propria attenzione a specialità considerate più tranquille e meglio retribuite – conclude Buccicardi -. È chiaro che occorre fare ogni sforzo per restituire serenità a chi esercita questa professione, per evitare il collasso del Servizio sanitario nazionale”.

 
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