Per il Wall Street Journal il Sud e la Sicilia rinascono grazie agli americani – .

Per il Wall Street Journal il Sud e la Sicilia rinascono grazie agli americani – .
Per il Wall Street Journal il Sud e la Sicilia rinascono grazie agli americani – .

Un articolo del Wall Street Journal, pubblicato a giugno, identifica gli americani – o meglio, turisti americani – l’origine di un nuovo Rinascimento post-pandemia del Sud che rimpingua le casse delle aziende e dei commercianti. In altre parole, secondo il WSJ, gli americani “portano soldi”, quindi ricchezza: un ragionamento più o meno in linea con la retorica sempreverde di turismo benefattore.

Tom senza scrupoliL’autore dell’articolo parla – quasi spudoratamente – di “facciate secolari” finalmente “restaurate dopo anni di abbandono”, di nuovi piani stradali e di investimenti infrastrutturali rapidamente messi in pratica per rispondere alle esigenze di americani «spesa libera», spendaccioni liberi in breve, o semplice spendaccionia seconda di come vuoi vederlo.

Il punto di vista del Wall Street Journal sulla questione è, a dire il vero, ampio. Le considerazioni di Senza giustizia in realtà non riguardano solo laItaliama anche Spagna, Grecia e Portogallo in particolare. Quattro Paesi che oggi generano circa il 37% del Pil dell’intero Sud Europa. Quattro Paesi ad alta attrattività turistica, che materializzano – attraverso la loro offerta – l’immaginario del turista medio alla ricerca di unEsperienza mediterranea.

Succede anche in Sicilia. Trascinato dall’effetto loto biancouna serie tv della HBO che ha scelto Taormina come set per la sua seconda stagione, nell’ultimo anno sono arrivati ​​sull’isola circa 953 mila turisti americani: una piccola parte di 14,8 milioni di turisti totalima sicuramente una quota in crescita, anche in considerazione della precisa direzione che il settore ha preso in questo ambito.

Intercettare l’interesse degli americani sembra essere, infatti, uno degli obiettivi primari degli stakeholders del settore turistico in Sicilia. Lo conferma il nuovo volo diretto Palermo-New York: due voli a settimana, dalla Sicilia agli Stati Uniti e viceversa, come non accadeva da sette anni. Un percorso che, per usare le parole del presidente regionale Renato Schifani, avrà ricadute positive sull’economia della Siciliala cui durata è però difficile da prevedere.

Il turismo, inoltre, è particolarmente esposto alle crisi di mercato. Inoltre, pur apportando un grande flusso di entrate nel breve periodo, nel lungo periodo si rivela un a bassa produttivitàCiò significa che, per funzionare, il turismo ha bisogno di una quantità enorme di risorse – che per lo più sono naturale, paesaggio, pianificazione urbana ma anche umanità – e ha quindi costi molto elevati (non solo economico) rispetto a a profitto limitato nel tempoperché i flussi sono stagionali o perché i turisti seguono andamenti periodici.

Appare ormai chiaro che i costi sono elevati. Fare un esempioin un periodo di preoccupante siccità per la Sicilia, l’impatto idrico del turismo comincia a pesare sempre di più e si intreccia con la preoccupazione che gli stessi turisti scelgano di andarsene – a dimostrazione del fatto che è Anche delle risorse naturali su cui prospera il turismo, e sono risorse che scarseggiano anche per i residenti. L’emergenza abitativa a causa della proliferazione di bed and breakfast nelle città più attrattive (Palermo, in primis) è un altro chiaro esempio di ciò costi sociali del turismo che, tra l’altro, genera posti di lavoro ma il più delle volte sottopagatoincidendo così sulla livelli di povertà Del territorio.

I l rischio previsto dagli economisticome riportato nell’articolo del Wall Street Journal, è che ilenfasi eccessiva sul turismo proposte dai governi – per i quali è conveniente puntare sul turismo, perché è un settore che richiede pochi investimenti pubblici dato che sfrutta risorse esistenti – potrebbero mettere in ombra altri settori certamente più produttivi, come l’industria high-tech, la robotica o l’intelligenza artificiale. Puntare esclusivamente sul turismo comporta il rischio di un’economia fragile, fin troppo soggetta alle fluttuazioni stagionali e ai capricci del mercato globale.

Quindi, sì, un grande grazie al turisti americani spendaccioni. Ma perché riporre tutte le nostre speranze nei loro portafogli? I monumenti restaurati sono un piacere, un futuro che si regge ancora di più sulle proprie gambe.

Daria Costanzo

 
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