un addio in silenzio – .

un addio in silenzio – .
un addio in silenzio – .

Dalla sera del 22 maggio, il primo post che trovate aprendo i profili X e Instagram dell’Atalanta è la foto celebrativa con la scritta Campioni e tutti i giocatori, insieme a Gasperini, ritratti attorno alla coppa di Europa League. Ci sono tutti quelli che quel giorno facevano parte della prima squadra, lista Uefa e non. Così capito José Palomino. Un mese prima il mister aveva detto chiaramente che il numero 6 era “fuori squadra da un po’ di tempo”: a Dublino, invece, non c’era. O, almeno, se c’era, non si è fatto vedere e non ha fatto sapere a nessuno.

Dal 1° luglio 2024 il difensore argentino è ufficialmente non fa più parte della Dea. La sua storia si chiude con la scadenza del contratto e con un addio amaro e silenzioso che non rende onore a quella che è stata una storia d’amore durata 7 anni, di cui 5 trascorsi da protagonista, titolare, perno della difesa di Gasperini. Forse meno visibile di altri come Toloi, De Roon o Djimsiti, ma importantissimi, quasi essenziali per l’ascesa nerazzurra in Champions League. 225 presenze: un fatto che vale più di molte parole.

Solo due anni fa, proprio in questo periodo, Palomino è stato votato dai fan come miglior giocatore della stagione 2021/22. Poi l’esplosione del caso doping, risolto a novembre dopo tre mesi e mezzo lontano dai campi: lo striscione dei tifosi “hombre vertical”, il ritorno da titolare con l’Inter, la sosta per il Mondiale, il girone di ritorno con vari problemi fisici. L’estate del 2023 sembrava segnare la fine del rapporto: l’Atalanta lo mise sul mercato, Cagliari e Salernitana erano interessate (anche a gennaio), ma l’argentino preferì restare a Bergamo e provare a giocarsi le sue chance, al netto di costanti interventi muscolari. i problemi.

Per José è stata una scelta calcistica, ma soprattutto di vita: il legame con la città è ormai profondo, tanto da aver aperto anche qualche attività lavorativa – il bar Nazionale in centro, per esempio – e relazioni personali. La doccia fredda dell’esclusione dalla lista UEFA arrivata a inizio febbraio ha probabilmente segnato l’inizio della fine. Da quel momento in poi, il classe 1990 non ha giocato nemmeno un minuto: l’ultima apparizione è stata il 27 gennaio a Bergamo contro l’Udinese a fine partita, per una decina di minuti, praticamente un quarto dei 42 totali raccolti in 6 presenze.

L’ultima panchina il 3 aprile a Firenze nella semifinale di Coppa Italia, poi le esclusioni per scelta tecnica. Il 27 aprile Gasperini ha chiarito la situazione: Palomino è fuori rosa “e questo è un peccato, perché avrebbe avuto la possibilità di essere utile a questa squadra, dove ha giocato tanti anni, anche se in scadenza di contratto” .

Da quel momento in poi è effettivamente “uscito” dal mondo Atalanta, anche sui social. Non era sul bus scoperto in giro per Bergamo, anche se i suoi compagni lo ricordavano ancora con alcuni cori, trainato dai veterani (Hateboer in primis). Dimostrazione di un legame forte: in futuro il 34enne vorrebbe restare nell’orbita lombarda, qualora dovesse proseguire in club di alto profilo, proprio per non lasciare Bergamo.

Per ora, tuttavia, il futuro è ancora una grande domanda. La certezza è che dal 1° luglio si è chiuso formalmente anche il suo rapporto con la Dea, dopo 7 anni: nel 2017 fu pagato quasi 5 milioni al Ludogorets. Pescato in Bulgaria, è diventato il simbolo dell’Atalanta Champions. E nemmeno un addio silenzioso potrà cambiare tutto questo.

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