Mauro era un decano dei subacquei. Nel 2020 la 1.500a discesa Il Tirreno – .

Mauro era un decano dei subacquei. Nel 2020 la 1.500a discesa Il Tirreno – .
Mauro era un decano dei subacquei. Nel 2020 la 1.500a discesa Il Tirreno – .

GROSSETO. «Non respirava: non si vedevano le bolle». Mauro Vaccaronedecano dei subacquei italiani, ha festeggiato lo scorso settembre i suoi 50 anni di immersioni da quel giorno del 1973 ad Alassio, quando il padre gli fece provare l’ebbrezza di respirare sott’acqua con un mystral e una bombola doppia che caricava a 150 atmosfere. E alle Formiche (a Formica Grande, per la precisione), nelle cui acque sabato è stato estratto ormai – pare – senza vita, nel 2020 ha festeggiato la 1.500esima discesa della sua lunga carriera.

Quanto accaduto dalla riva al luogo dell’immersione fatale è stato spiegato quello stesso pomeriggio ai militari della guardia costiera dagli altri subacquei che erano con lui, riportati a Castiglione della Pescaia e Talamone.

Quanto accaduto dopo la discesa negli abissi potrà essere chiarito – magari nelle prossime ore – dagli esami effettuati sul suo corpo, che si trova all’obitorio della Misericordia a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Ciò che è accaduto dal momento in cui è stato avvistato sul fondale marino è stato descritto da alcuni dei subacquei che hanno contribuito al recupero, che hanno chiesto di rimanere anonimi.

Vaccarone, paladino dell’ambiente (in primis quello marino, ovviamente), era un amante e un habitué delle acque maremmane. Lo conoscevano tutti; di vista, se non altro, o addirittura di fama. Iscritto alla Fias (Federazione Italiana Attività Subacquee) quando i brevetti si rilasciavano ancora in formato libretto (e non in plastica), quando fotografare sott’acqua era per metà arte e per metà tecnica, si era imposto come un punto di riferimento a cui le nuove generazioni di appassionati dei fondali guardavano con ammirazione.

«Bombole, maschera, muta, pesi, pinne, respiratore… tutto sembrava in ordine», conferma chi lo ha visto sul fondale, a 40 metri di profondità e in perfette condizioni di visibilità (proprio una delle caratteristiche che fanno delle Formiche il paradiso dei sub) : “Sembrava che stesse scattando delle fotografie”.

Il lieve dondolio del corpo, come se fosse stato abbandonato alla delicata corrente, ma ancor di più la mancanza di bolle d’aria hanno fatto scattare l’allarme. Fu in quel momento che ebbe inizio la risalita verso la superficie: difficile stimare il tempo necessario per ritornare a galla. Una volta in superficie, Vaccarone “è stato trascinato a bordo del tender, dove hanno cercato di farlo recuperare”, aggiungono.

Poi l’intervento della guardia costiera coordinato dalla Capitaneria di Porto di Livorno, la corsa verso lo scoglio, il volo di Pegaso 2, i tentativi di rianimazione; purtroppo inutili.

Anche ieri, come tutto sabato, i titolari della società subacquea – amici di lunga data di Vaccarone e della sua famiglia – erano comprensibilmente sconvolti, trincerati nel dolore. Un dolore che la verità sugli ultimi istanti di vita del sub, la risposta che potrebbe arrivare nelle prossime ore, non riuscirà certo ad alleviare.

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