Un museo mobile della memoria per Giorgio Ferrara – .

Un museo mobile della memoria per Giorgio Ferrara – .
Un museo mobile della memoria per Giorgio Ferrara – .

Festa a Spoleto per ricordare il direttore artistico del Festival dei Due Mondi. Tra ricordi, video e testimonianze di grandi artisti

Spoleto. “Quale spettacolo preferisci?”. Risposta banale, per tutti. Forse “Peter Pan”, o Beckett’s I bei giorniEcco qua. E invece, per ricordare Giorgio Ferraradirettore artistico del Festival dei Due Mondi di Spoleto dal 2008 al 2020, nell’incontro-spettacolo tenutosi sabato al Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti, il grande regista Bob Wilson ha inviato una poesia recitata per immagini e allitterazioni: “Un inno per lui”, tre minuti di vertiginosi salti sintattici e fonetici che ha racchiuso i lunghi, potenti tredici anni di direzione del più prestigioso ed eclettico festival di musica, danza e teatro del grande regista come un aneddoto non avrebbe mai potuto raccontare.

L’obiettivo del progetto “Lettere d’amore a Giorgio. I tanti mondi di Giorgio Ferrara”, curato da Fabiana Giacomotti su richiesta della direttrice artistica del Festival dei Due Mondi, Monique Veaute, era proprio questo: un museo mobile ed effimero della memoria e degli affetti, un luogo temporaneo che, attraverso le discipline del teatro, della musica, del balletto e delle professioni artistiche, consentisse di ricostruire, con approccio rigoroso ma anche affettuoso, i tredici anni in cui Ferrara rinasceva le fortune del Festival dei Due Mondiriportandolo all’interesse dell’arte mondiale e consegnandolo al successo popolare odierno. Immagini, idee, ricordi, appunti, video, cimeli.

Note di spettacoli costruiti con passione, ma anche intrisi del senso di comunità e di condivisione che sono i presupposti per lasciare un segno nella memoria e nel cuore. A questo viaggio tra suggestioni e immagini, che ha accolto con una standing ovation Adriana Asti, leggendaria attrice e compagna di vita di Ferrara, e che è accompagnato da una piccola mostra in via Saffi curata da Piero Maccarinelli, hanno partecipato Andrée Ruth Shammah, la regista Emma Dante, i compositori Silvia Colasanti e Alessio Vlad, lo scenografo premio Oscar Gianni Quaranta, la presidente della Fondazione Carla Fendi, Maria Teresa Venturini Fendi, i costumisti e stilisti Vincent Darré e Maurizio Galante, lo scrittore René de Ceccatty, come così come il presidente dell’Anica Francesco Rutelli che ha ricordato le ragioni della scelta di Ferrara negli anni della sua gestione al Ministero dei Beni Culturali, e che sono poi le stesse raccontate dai suoi collaboratori al pubblico: la capacità di ascoltare e di unire . Soprattutto, come ha sottolineato Shammah, provare un genuino entusiasmo per il successo degli altri. Che in anni di protagonismo sociale, suona come la prima e più importante lezione di Ferrara, in attesa di un vero studio critico della sua opera completa.

 
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