«Devo tutto a Napoli, palestra di cultura e di vita» – .

«Devo tutto a Napoli, palestra di cultura e di vita» – .
«Devo tutto a Napoli, palestra di cultura e di vita» – .

La mostra si è chiusa il 24 giugno, ora è il momento di tirare le somme. È stato un successo? Molto di più, è stato un trionfo. Sia per l’affluenza record mai registrata prima, oltre 50mila visitatori, molti dei quali sono tornati più volte per riscoprire i tesori conservati nel museo Poldi Pezzoli di Milano. E, soprattutto, perché per la prima volta in assoluto sono state ricomposte le otto tavole superstiti di un capolavoro di Piero della Francesca, il Polittico degli Agostiniani, dipinto dal maestro di Sansepolcro tra il 1454 e il 1470. Una delle più grandi pale d’altare della storia dell’arte. Per i critici specializzati è stata la reunion del secolo. Sono arrivate a Milano, con insolita rapidità, da cinque musei internazionali: quattro dalla Frick Collection di New York, una ciascuno dalla National Gallery di Washington, dalla National Gallery di Londra e dal Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona, quest’ultimo con scorta armata perché patrimonio nazionale. Un capolavoro diplomatico mai realizzato prima da nessuno, tessuto con insolita maestria dall’ideatore del progetto, il giovane direttore del museo Poldi Pezzoli Alessandra QuartaUn successo di cui siamo particolarmente orgogliosi. Perché Alessandra Quarto è napoletana. «Orgogliosa di esserlo», precisa. «Devo tutto quello che ho imparato a Napoli e a Capodimonte, dove ho imparato il mestiere come non avrei mai potuto fare altrove».

È bello sentire che qualcuno riconosce il prestigio della nostra scuola.
«Napoli è stata per me uno scrigno di cultura e una palestra di vita a cui devo tutto. Ho iniziato nel 2002 con uno stage di sei mesi dal sovrintendente Nicola Spinosa. Sono rimasta con lui e la sua squadra per undici anni. Sono stati i più belli, i più redditizi, i più interessanti della mia vita. Spinosa è stato un insegnante straordinario. Eravamo le sue ragazze, una grande squadra che ha fatto cose incredibili. Con poche risorse e poco personale è riuscito a creare eventi di livello internazionale. Caravaggio, Velazquez, il Barocco. Io non sarei niente senza la mia origine napoletana».

In un solo anno di gestione riesce a portare a casa un risultato che ha quasi del miracoloso, considerati i tempi richiesti dalla burocrazia.
“I prestiti sono sempre difficili con opere così fragili. Ho anche approfittato della chiusura temporanea della Frick Collection per lavori di ammodernamento, così sono andato a New York e sono riuscito a ottenere una disponibilità che mi ha aperto le porte di altri musei. È stata una combinazione molto riuscita.”

Raccogliere le diverse opere in un’unica mostra, al di là dell’evidente appeal mediatico, è anche un’occasione per nuove scoperte?
«Soprattutto. Il mistero di questo grande artista riscoperto da Roberto Longhi è legato proprio alle sue strabilianti tecniche compositive, per questo indagini diagnostiche d’avanguardia permettono di scoprire tracce, pigmenti, riutilizzi di materiali e altri segreti di questa mente matematica che vuole restituirci sulla tavola la tridimensionalità della figura umana».

Lei ha lavorato a Brera, poi è stato sovrintendente in Piemonte ed Emilia-Romagna. Sta pensando di restare per un po’ al Poldi Pezzoli?
“Qui mi sento nel posto giusto. Siamo solo 22 persone e lavoriamo in perfetta sintonia. Abbiamo ottenuto grandi risultati proprio perché sappiamo lavorare insieme. Il mio mandato dura cinque anni. Vedremo.”

Si vede già qualcosa. Prossima fermata: il Louvre. O no?
“Stiamo preparando una mostra sul Rinascimento lombardo al tempo degli Sforza. Il Louvre ci ha promesso in prestito sei capolavori di Andrea Solario.”

Chi è?
“Guarda, vedi, pochissimi lo conoscono, colpevolmente. Solario è un pittore sublime, tutto da riscoprire. Chiamato dalla corte francese al servizio della famiglia Amboise, influenzato da Leonardo da Vinci, autore di opere di altissima qualità. Questa è l’occasione giusta per rimetterlo al centro dell’attenzione. Il Louvre ci invierà sei capolavori, altri prestiti arriveranno dalla National Gallery e dal Kunsthistorische Museum di Vienna. È la prima volta anche per Solario.”

Pensi mai di tornare a Napoli? La sua riscoperta turistica richiede progetti di qualità.
“Il turismo di massa non deve trasformare Napoli in una sciatta vetrina di banalità, con mostre colossali e stereotipi decrepiti. Quello che hanno fatto i cittadini della Sanità mi sembra un ottimo esempio di gestione popolare di un modello.”

Napoli è la città dei mille progetti irrealizzati di altrettanti musei. Se potessi decidere, a quale museo daresti la priorità?
“All’Albergo dei Poveri, una struttura straordinaria che dovrebbe diventare la Cittadella della Cultura. Ha abbastanza spazio per contenere la storia della città, con laboratori e collaborazioni esterne con istituzioni come l’Accademia di Belle Arti, scuole di fotografia, laboratori di teatro e cinema. Mi sembra un’idea vincente.”

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La mattina

 
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