Il mini-laser “made in Veneto” che ha guarito Djokovic – .

Il mini-laser “made in Veneto” che ha guarito Djokovic – .
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CASTELFRANCO VENETO – Uno dei segreti del successo del campione di tennis Djokovic l’ha inventato FabioFontana, 42 anni. Si tratta di un mini laser inserito in un disco di 12 mm di diametro e spesso meno di un millimetro – una monetina – che applicato sulla pelle può curare molte malattie croniche, dall’emicrania alla sciatica, e viene utilizzato anche nello sport per migliorare le prestazioni senza doping.

«Il dispositivo che ho realizzato migliora lo scambio di informazioni tra cervello e sistema nervoso periferico. È una tecnologia che non si usa da sola ma si trova solo nelle cliniche autorizzate, attualmente più di 2.800 in Italia», assicura il tecnico informatico e delle telecomunicazioni, anche lui dottore in scienze biomediche, nato a Enego sull’Altopiano dei Sette Comuni che a Castelfranco Veneto (Treviso) ha sviluppato il Tecnologie del Tao, una ventina di dipendenti per un fatturato annuo di 3 milioni, l’azienda che produce il Taopatch, il disco che ha trasformato Djokovic in un quasi “Iron Man”. «Tutto è nato dai miei studi sull’inquinamento elettromagnetico e dai problemi causati da un incidente stradale che mi ha causato fortissime emicranie. Per anni mi sono ingozzato di antidolorifici e medicinali che mi davano solo un limitato sollievo – ricorda Fontana -. L’unico trattamento che ha dato risultati per una settimana è stata la terapia laser. Da lì ho iniziato con i miei studi da autodidatta, frequentando corsi di specializzazione sulle proprietà dei cristalli e confrontandomi con medici e fisici quantistici per utilizzare le nanotecnologie, arrivando nel 2012 a realizzare i primi prototipi di Taopatch in uno scantinato di Grottaferrata (Roma). Poi è iniziato il confronto non sempre facile con le università. In Italia c’è una grande resistenza alla novità: abbiamo prodotto almeno una pubblicazione scientifica all’anno, oggi questa tecnologia è indicizzata nei database mondiali della medicina». Il segreto? «Sono stato il primo a combinare una miscela di nanocristalli e nanotecnologia, per far convivere tecnica e medicina con l’attenzione di un artigiano. E ho avuto dalla mia parte grandi maestri che mi hanno aiutato in questa impresa».


UN FONDO PER GLI USA
Per sviluppare la sua “creatura”, però, Fontana dovette tornare in Veneto. «A Roma non sono riuscito a formare un team valido, ho seguito dei corsi e tutti i professionisti che sono venuti (medici, dentisti, fisioterapisti, osteopati) erano del Nord. Così nel 2015 ho trasferito l’azienda a Castelfranco, continuando a fare tutto da solo: dovevo anche progettare il macchinario che produce questo dispositivo che si ricarica con il calore del corpo, è la prima tecnologia al mondo nel suo genere che puoi sempre indossare. Il tutto dopo una visita medica e con un mese di prova soddisfatti o rimborsati». Ora il colpo di scena. «Oggi abbiamo tre brevetti e diversi marchi, e non ho mai avuto una lira da nessuno. Ma ora è il momento di aprirsi», riflette l’inventore-imprenditore. Significa cosa? «Ci ​​sono trattative in corso con un fondo di investimento americano per aprire una nuova società negli Usa di cui sarò socio al 70% – spiega Fontana -. Resterò al governo. Sarà il salto di qualità internazionale: i costi di ricerca e sviluppo sono altissimi, serve un partner». E Djokovic? “Quando ho visto le sue foto al Roland Garros ho capito che anche lui usava il mio dispositivo. E in conferenza stampa ha confermato facendo una battuta su Iron Man. È gratificante ed emozionante sapere che dietro i suoi tanti successi c’è anche un po’ di Italia». E dal Veneto.

 
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