votazione
7.0
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Il mondo di certo hardcore metallico e nervoso oscilla da sempre tra l’opulenza del caos e la bellezza nascosta nelle sfumature più cupe. In questo contesto, i Full Of Hell rappresentano da tempo un’entità quasi sfuggente, capace di allargare i confini del proprio suono sia con ferocia senza compromessi sia con un ardente desiderio di mescolare le carte e attingere da altri mondi sonori. Un chiaro esempio di ciò sono le ormai numerose collaborazioni con artisti del calibro di Merzbow, The Body, Primitive Man o Nothing.
Non sorprende quindi che con il nuovo album, “Coagulated Bliss”, il quartetto del Maryland abbia deciso di sfidare nuovamente alcune aspettative, esplorando territori sonori in parte nuovi, almeno per quanto riguarda il repertorio solista.
L’album, uscito in seguito alla collaborazione con Nothing, tenta a tratti di accostarsi ad uno stile meno frenetico e leggermente più armonico, optando per sonorità più rotonde e qualche fugace momento di stasi che amplia ulteriormente il raggio d’azione degli americani. Viene tutto presentato come un tentativo di avvicinarsi ad una forma canzone più tradizionale, eppure l’idea che i Full Of Hell abbiano completamente abbandonato la loro caratteristica abrasività è vera solo in parte. “Coagulated Bliss” conserva ancora molto di quel brivido viscerale e di quell’urgenza che hanno reso la band un punto di riferimento nel panorama del metal estremo contemporaneo, soprattutto tra gli ascoltatori più giovani. Se da un lato si possono individuare con chiarezza i momenti in cui il gruppo si concede una pausa dalla sua furia incontenibile per esplorare territori più strutturati e sfumati, dall’altro è chiaro che buona parte della tracklist è ancora occupata da brani molto veloci ed essenziale, in cui non si va molto oltre l’ennesima rielaborazione delle solite formule basate sull’intensità e sulla rabbia primitiva. Certi episodi di questo taglio sembrano a tutti gli effetti concepiti solo per fare da ponte tra quelli più raffinati, in cui Full Of Hell, unendo il substrato hardcore/grind con i consueti elementi noise AmRep e alcune suggestioni emotive chiaramente mutuate dal esperienza con Nothing, mostrano la loro versatilità, sperimentando atmosfere più cupe e malinconiche, pur mantenendo un nucleo di inestinguibile ferocia. Accanto a brevi slanci ormai senza infamia né lode, troviamo quindi episodi in cui la vena hardcore si fa più elaborata, evocando Converge, così come una marzialità industriale (“Fractured Bonds to Mecca”, “Gelding of Men”) e una vena decadente che ritrova il suo massimo sbocco nel lungo “Bleeding Horizon”.
Se quindi la band sembra aver già detto tutto in merito all’aggressività pura, restano spunti di interesse quando emerge la voglia di esplorare nuove formule, per prendere le distanze da quell’urgenza ad ogni costo che ormai fatica a sorprendere, anche perché non è sempre supportato da grandi riff. Ciò non significa che il gruppo abbia perso del tutto mordente, ma appare oggi più che mai necessario acquisire una nuova dimensione, una consapevolezza ancora più profonda della propria capacità di evolvere.
“Coagulated Bliss” presenta segni di un’evoluzione organica per Full Of Hell, mostrando un gruppo sempre desideroso di esplorare nuovi orizzonti senza mai perdere di vista la propria identità. La ricerca di nuove forme espressive e di significato è però controbilanciata da una manciata di brani dove non si fa molto per emergere, con il risultato che un certo entusiasmo finisce per smorzarsi prima del previsto.
Al di là di tutto, ogni nuovo lavoro dei Full Of Hell merita sempre un ascolto attento. C’è spesso qualcosa di avvincente nel modo in cui la band riesce a trasformare il caos in incantesimo, a plasmare la brutalità in bellezza (vedi il finale di “Malformed Ligature”). Ad ogni nuovo lavoro la band sembra tirare fuori qualche nuova carta dal proprio mazzo, per cui resta piuttosto alto l’interesse per le prossime mosse, che sicuramente non tarderà a concretizzarsi.
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