DARKTHRONE – Ci chiama tutti……. – .

DARKTHRONE – Ci chiama tutti……. – .
DARKTHRONE – Ci chiama tutti……. – .

votazione
7.5

  • Bande:
    TRONO OSCURO
  • Durata: 00:43:29
  • Disponibile dal: 26/04/2024
  • Etichetta:
  • Peaceville

Dopo oltre venti dischi in una carriera trentennale, una nuova uscita dei Darkthrone andrebbe probabilmente analizzata con una serie di domande più o meno provocatorie: è necessario? Hanno ancora qualcosa da dire? Ci sono o lo fanno?
Purtroppo, o per fortuna, le risposte a tutte queste domande sono assolutamente personali e altalenanti; forse vanno addirittura oltre l’ascolto dell’album, inevitabilmente mettendo in gioco il concetto stesso di metal estremo, almeno quando si fa riferimento alle band nate in quel periodo d’oro tra i fiordi e le città della Norvegia. E in questo, almeno, i Darkthrone non sbagliano approccio: inutile fingere di essere incendiari dopo che sono passati cinquant’anni, ribadendo vecchi stilemi per poi ricordare che loro erano ‘lì’ all’inizio di tutto. , e nel loro caso guardare ancora più indietro non rappresenta un limite, anzi. Rispetto alla precedente e poco riuscita “Astral Fortress”, qui i pezzi ci sono, in termini compositivi e di dinamismo, e non male per un paio di brani meno incisivi: “Eon 3” sembra lanciare la loro ira sardonica senza mistero, con la sua cavalcata e la voce roca di Fenriz come cadeaux, ma non è certo indimenticabile. Così come la strumentale “And In That Moment I Knew The Answer”, sinceramente poco più che un riempitivo, anche se la cadenza catacombale funziona. Nel resto dell’album, però, esplode benissimo la (ormai) consueta passione per le radici di tutto ciò che ascoltiamo oggi; dallo speed metal d’altri tempi di “Black Dawn Affiliation”, una bomba esilarante, con un riferimento anche piuttosto esplicito ai Metallica di “Orion”, al più classico doom e, in generale, a tutto ciò che era marcio e underground qualche decennio fa . “Howling Primitive Colonies” fa già divertire con il suo synth iniziale (che ritorna come ciliegina sulla torta su “The Bird People Of Nordland”), mentre gli intrecci di riff e la voce rauca di Nocturno Culto fanno il resto per un pezzo. che guarda fortemente a Tom G. Warrior. Una sensazione che prende ancor più piede su “The Heavy Hand”, qui al fianco di Hellhammer, mentre “The Lone Pines Of The Lost Planet” conferma la tendenza dei Darkthrone a chiudere i dischi con suite intense e di grande calibro, in cui ritornano i synth, le atmosfere lovecraftiane che aveva fatto capolino sui dischi precedenti e un bel sbottamento vocale tra i due complice.
Insomma, i due non regalano la gioia estatica di “The Underground Resistance”, l’album in cui il gioco della nostalgia aveva dato ottimi risultati, ma riportano riff importanti, ottimo e vario lavoro di batteria e, in generale, un ritrovato vena compositiva, che ci sentiamo di premiare dando un pieno punto in più rispetto all’album precedente. Non ci sentiamo di contraddire chi pensa che i Darkthrone ormai giochino con il loro pubblico, ma se i momenti in cui Fenriz e Nocturno Culto trovano ispirazione vi emozionano ancora, ignorate le premesse e godetevi un ritorno in pista decisamente riuscito.

 
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