LAMA MORGUL – Spettri di metalli pesanti – .

LAMA MORGUL – Spettri di metalli pesanti – .
LAMA MORGUL – Spettri di metalli pesanti – .

votazione
7.5

  • Bande:
    LAMA MORGUL
  • Durata: 00:35:49
  • Disponibile dal: 26/04/2024
  • Etichetta:
  • Nessun record di rimorso

Come racconti l’universo di Tolkien e la mitologia di Arda in un modo nuovo? E come rendere ancora una volta originale e divertente la nuova ondata di heavy metal tradizionale? Questa volta a prenderci per mano e guidarci attraverso le pagine più tetre del “Silmarillion” e “Il Signore degli Anelli” sono i Morgul Blade, band di Filadelfia che dal nome, copertina e titolo dell’album, “ Heavy Metal Wraiths”, sembra voler definire un vero e proprio manifesto. Sicuramente uno dei nomi più intriganti e di impatto che si incontrassero in questo ambiente da tempo, con un titolo che, diciamocelo chiaramente, è già una dichiarazione d’intenti: il gruppo guidato da Lord Klauf e da Wil Spectre, dopo l’ottimo “Fell Sorcery Abounds” del 2021, dimostra di saper coniugare esattamente un immaginario vicino a quello abilmente istoriato in maniera più estrema tramite Summoning con l’heavy più grezzo ed il più epico.
Se la veloce “Eagle Strike” e la ritmata “Beneath The Black Sails” sono già caratterizzate da un ottimo equilibrio tra l’urlo di Klauf e il dungeon synth di Spectre, è anche grazie all’ingresso di Jim Viola al basso – già nella sorprendente Wild Beyond – ed Elyse NightHawk degli Heavy Temple che riesce a creare una miscela esplosiva che unisce metal epico e nero.
Senza giri di parole: il brano che dà il nome all’opera spacca tantissimo ed è probabilmente una delle cose più belle che abbiamo sentito di questo genere da un po’ di tempo a questa parte, per non parlare dell’esplosione black metal che inizia con “Frostwyrm Cavalry” per poi evolvere in un break quasi lirico dove dominano solo basso e chitarra.
La storia di Arda, come avrete intuito, è quindi raccontata dalla parte dei cattivi, perché dopo il momento lirico e carico di pathos di “Widow’s Lament” è il turno di Ungoliant a prendere il microfono in “Spider God”, caratterizzata da un riff davvero killer e che “la razza degli uomini è fallita” ringhiò verso la fine della traccia che non ti impedirà di alzare i clacson al cielo.
Gli slanci blast beat continuano a dominare anche nei brani successivi, ad eccezione dei due dungeon synth “A Welcoming Heart” e della finale “The Last Line of Kings”, anche se il pezzo suonato da tutta la band che chiude l’album “Neither Cross Nor Crown”, è un invito a ribellarsi sia alle religioni che ai re, più in linea con una filosofia heavy metal ancestrale.
È sorprendente come i Morgul Blade riescano sempre a coniugare diversi aspetti della nostra amata musica pur rimanendo in un equilibrio perfetto che probabilmente piacerà quasi a tutti, dai cori alle marce solenni e passando per gli scoppi di tempesta che sicuramente avranno sferzato il mondo. volti degli elfi guidati da Feanor in Helcaraxë.
L’unico difetto dell’album è che dura poco più di mezz’ora, con tre brani su dieci che sono essenzialmente degli intermezzi strumentali, ma non si può negare che “Heavy Metal Wraiths” sia senza dubbio uno dei lavori più interessanti del settore. NWOTHM degli ultimi anni, facendo sì che Morgul Blade superi alla grande l’ostacolo del secondo album in studio.

 
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