ANCST – Cultura della Brutalità – .

ANCST – Cultura della Brutalità – .
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votazione
7.0

Streaming non ancora disponibile

Sempre molto prolifici, nonché desiderosi di mettersi regolarmente alla prova con nuove collaborazioni e sperimentazioni, con i nuovi “Culture of Brutality” gli ANCST cercano di creare un lavoro che si distingua all’interno della loro discografia per la sua ferocia ed essenzialità. Nel corso degli anni abbiamo visto il gruppo tedesco tentare varie strade, partendo da una crosta hardcore sfumata di black metal per arrivare a parentesi drone/dark ambient, immersioni complete nel metal più nero e perfino qualche ricorso ad un ibrido più orecchiabile a base metal e hardcore.
Con il nuovo album, la band berlinese raggiunge nuove vette di intensità e rabbia, con brani estremamente concisi (sono venti), che esplodono con una furia primitiva, mantenendo un involucro metallico – che rimanda alle esperienze metalcore e black metal – ed evocando allo stesso tempo il punk affonda le sue radici nello spirito e nell’approccio.
Come sempre accade con le uscite dell’ANCST, “Culture of Brutality” è un viaggio sonoro che non si limita a intrattenere, ma invita anche alla riflessione: ancora una volta, infatti, i testi affrontano temi di oppressione sociale, alienazione e disuguaglianza, creando un quadro di una società che si distrugge a causa della propria ignoranza.
Sul piano musicale, uno dei caratteri distintivi della nuova proposta è la capacità di mescolare stili diversi senza compromettere troppo la coerenza dell’album: chi conosce il repertorio del gruppo riconoscerà – sotto l’ombrello rappresentato dalle accorate urla dei leader Tom Schmidt – tutti gli ingredienti tipici della sua offerta, convogliati in strutture particolarmente sobrie, in cui è stato fatto tutto il possibile per evidenziare l’urgenza e la rinnovata istintività che animano il progetto. A tratti si ha quasi l’impressione di avere davanti i vecchi Heaven Shall Burn alle prese con formule grindcore, anche se tutto sommato i riferimenti sono tanti e fugaci, proprio perché il gruppo in questa occasione raramente si concede il tempo di esplorare a fondo un singolo tema. Anzi, in alcuni momenti l’entusiasmo è così grande da dare all’ascoltatore l’idea di trovarsi in presenza di una bozza da ultimare più che di un vero e proprio brano – vedi “Of Rusty Knives”, il cui break midtempo sfuma direttamente nel più bello.
Pur riconoscendo l’innegabile piacere di ascoltare “Culture of Brutality”, non si può fare a meno di notare come l’ultimo capitolo dei tedeschi a volte manchi del senso di finitezza o di qualche accenno di personalità in più. Probabilmente la band ha optato volutamente per questo taglio più crudo e destabilizzante del solito, così da sottolineare, in questi tempi più bui che mai, come la loro musica funga anche e soprattutto da veicolo per esprimere indignazione e dissenso verso un sistema che perpetua varie forme. di violenza ed emarginazione. Detto questo, non mancano brani di grande successo (“Armed with Despise”, “Destination Nowhere”, “Vitreous Conformity”, “Edge of Reason”), quindi chi ha sempre apprezzato gli sforzi del collettivo teutonico quasi si troverà sicuramente troverò anche questa volta più di un elemento di interesse.

 
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