Suonare i tamburi della forza ancestrale – .

Suonare i tamburi della forza ancestrale – .
Suonare i tamburi della forza ancestrale – .

votazione
8.0

  • Bande:
    TZOMPANTLI
  • Durata: 00:42:17
  • Disponibile dal: 17/05/2024
  • Etichetta:
  • 20 giri di dollari

Streaming non ancora disponibile

Nel cuore dell’underground musicale americano, una forza oscura e primordiale torna oggi a manifestarsi attraverso il suono imponente di Tzompantli. Originariamente plasmato dalla mente creativa di Brian Ortiz, già noto come leader degli Xibalba, il progetto death-doom è stato in grado di incanalare le sue radici mesoamericane in una forma sonora attraente già con l’album di debutto omonimo nel 2022, ma con il nuovo
Con “Beating the Drums of Ancestral Force” le cose si fanno ancora più interessanti, dato che Tzompantli sembra aver smesso di essere un’avventura solista per trasformarsi in un vero e proprio collettivo di musicisti del circuito californiano.
Il fascino del gruppo è facile da individuare: da un lato lo stile ricerca la profondità dei cosiddetti mostri sacri del genere, ma dall’altro Ortiz e compagni cercano di convogliare all’interno influenze prese in prestito dalla propria etnia. it, risultando più fresco e allo stesso tempo accessibile, pieno di fervore e di anima. Rispetto al suono più asciutto degli esordi, il nuovo lavoro mostra un’indubbia evoluzione, abbracciando ancora più apertamente elementi mesoamericani e arricchendo le composizioni con strumenti tradizionali, cori e, in generale, arrangiamenti più raffinati.
Guidati dalla visione di Ortiz, i Tzompantli sembrano qui intenzionati a trasformare la musica in un’esperienza multisensoriale, che, in un paio di circostanze, riesce anche a trascendere i confini del genere. Se l’esordio, nonostante vari tocchi etnici, era essenzialmente un concentrato di Morbid Angel, Disembowelment e Rippikoulu, “Beating…” osa un po’ di più e mescola le carte, proponendo alcune delle partiture più aggressive e serrate dell’intero repertorio del band, e i suoi momenti più riflessivi e dolorosi, per sottolineare un percorso narrativo più raffinato che mai, dove la potenza del death-doom non è l’unico elemento in gioco.
Ciò che rende l’album particolarmente interessante è proprio la capacità della band di fondere la potente base metal con la spiritualità e la ricchezza culturale delle tradizioni mesoamericane: i riff si nutrono delle stesse fonti di ispirazione di sempre, confermandosi molto pesanti, ma questa volta sono accompagnati con maggiore regolarità da un contorno atmosferico sempre misurato e mai ampolloso, un assetto ambientale capace di riflettere il desiderio dei musicisti di riconnettersi con le proprie radici culturali e spirituali, come antidoto alla superficialità e all’alienazione del mondo moderno.
La tracklist acquista particolare spessore nel culmine di lunghi episodi come “Tetzaviztli” e “Icnocuicatl”, in cui le percussioni, i cori e i cambi di registro più intricati – con un death-doom che a tratti sfiora Evoken, per poi essere spezzato da arie vicini al black metal – vengono trasportati verso un’ideale zona contemplativa dove sembrano evocare riti sacri, come se gli antichi dei parlassero attraverso la musica di Tzompantli, rivelando segreti nascosti e verità ancestrali.
Questa evoluzione verso una proposta più raffinata probabilmente non sarebbe stata possibile senza il contributo dei musicisti che hanno aderito al progetto di Ortiz. Ognuno di loro sembra portare con sé la propria esperienza e visione, contribuendo a creare un album più denso e sfaccettato rispetto all’esordio. In questo senso, “Beating…” è un omaggio alla forza della collaborazione e alla meraviglia che può nascere quando le menti creative si uniscono per un obiettivo comune, oltre ad essere un album concreto e, se necessario, devastante, quando viene lasciato ai propri dispositivi. più combattivo. Ad un attento ascolto, la tracklist sa infatti di un’esperienza catartica, con i brani più compatti e brutali collocati nella prima parte e quelli più strutturati e con una gamma dinamica più ampia a seguire, in un crescendo di emozione all’interno del quale la magia del fare scompare ogni punto di riferimento e dove realmente si svolge un discorso personale e ispirato, come dimostrano, tra gli altri, i due brani sopra citati.
“Beating the Drums of Ancestral Force” quindi non solo conferma il talento e la verve di Tzompantli, ma li eleva a nuovi livelli di creatività. Se l’esordio era già convincente, questo nuovo lavoro lo è ancora di più, mettendo in luce una confortante capacità di evolversi e di trasformare il proprio suono in qualcosa di ancora più profondo e coinvolgente. La saga di questi custodi di un’antica tradizione si fa sempre più avvincente.

 
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