IL PIANO NOVE DI LUCASSEN E SOETERBOEK – .

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IL PIANO NOVE DI LUCASSEN E SOETERBOEK – .

votazione
6.0

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Per chi non conosce Arjen Anthony Lucassen, dovremmo iniziare dagli esordi di questo geniale polistrumentista olandese e citare alcune delle sue creazioni, come l’intera discografia degli Ayreon (una serie di concept album con la partecipazione di numerosi cantanti e musicisti della scena metal) e Star One (altra serie concept legata a mondi distopici e interpretata da quattro grandi voci, tra cui Sir Russell Allen e Floor Jansen).
Nella sua sconfinata discografia c’è spazio per il rock, il blues, il progressive, le sperimentazioni psichedeliche e tanto gusto per gli anni Settanta e Ottanta, e questo “The Long-Lost Songs”, che uscirà sotto il moniker di Lucassen & Soeterboek’s Plan Nine , è proprio la massima espressione per un omaggio a mostri sacri come i Beatles, i Led Zeppelin, i Twisted Sister e i Van Halen, solo per citarne alcuni i cui echi risuoneranno all’ascolto di questo corposo doppio album.
Accanto all’instancabile Arjen, alla voce troviamo Robert Soeterboek, cantante di quei Bodines che in un concerto di oltre trent’anni fa stupirono l’altissimo creatore degli Ayreon e lo portarono a registrare con loro alcune audizioni; campioni poi rimasti in soffitta, in quanto, secondo quanto riferito dai due artisti, mal si adattavano al sostrato di quei tempi, dato che quelle arie tipiche della fine degli anni Settanta mal si adattavano al grunge imperante del periodo .
Il timbro di Soeterboek ben si adatta a quella mescolanza di Southern rock, blues e rock, viste le sfumature che sentiamo in “Gimme The Nighttime”, “Get Down To Bizniz” e “Let It Ride”, così vicine a Molly Hatchet, da Lynyrd Skynyrd ma anche agli ZZ Top, mentre in “Ice On Fire” ci avviciniamo al periodo Van Halen di “1984”. Non mancano poi momenti più intimi con le ballate da saloon “Long Cold Nights” e “Before The Morning Comes”, con l’organo Hammond (suonato da Joost van der Broek) che condisce un sound decisamente vicino ai Rainbow.
Una volta analizzati i contenuti, però, ci sentiamo di approfondire questa release; un discorso a parte merita infatti il ​​formato in cui è realizzato.
Questo “The Long-Lost Songs” è un doppio disco di trentadue tracce, in cui nella prima parte troviamo i brani preregistrati nei primi anni Novanta e qui rivisti e corretti con una produzione che li rende molto accattivanti, mentre nella seconda parte ne troviamo alcuni in formato demo (registrazioni di quando Lucassen e Soeterboek si incontrarono e annotarono le idee che ora vedono la luce), così come versioni strumentali e brani registrati che non avevano mai visto la pubblicazione.
Ecco, una release del genere è ad uso e consumo dei fan più sfegatati e di quei seguaci completisti delle discografie dei loro idoli. Oltre ad allontanarsi dalle sonorità che caratterizzano le sue creazioni discografiche più famose (non bisogna dimenticare come esplorasse sonorità molto eteree con The Gentle Storm e Anneke van Giersbergen alla voce), in questo “The Long-Lost Songs” ci sono tanti momenti di blues corposo e pochi passaggi più ruvidi, e non mancano i grandi momenti di innovazione o inventiva a cui il colosso olandese ci ha abituato.
Un disco quindi per chi vuole avere tutta la produzione di Arjen Lucassen ma che non coinvolgerà chi ha nelle orecchie solo i suoi capolavori, oltre a risultare indigesto per la ripetizione di brani con pochissime modifiche se non in fase di registrazione.

 
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