“Ho preferito la curiosità al successo. Jovanotti il ​​mio primo tifoso, ma nessuno mi capiva come Vasco” – .

“Ho preferito la curiosità al successo. Jovanotti il ​​mio primo tifoso, ma nessuno mi capiva come Vasco” – .
“Ho preferito la curiosità al successo. Jovanotti il ​​mio primo tifoso, ma nessuno mi capiva come Vasco” – .

Nel 1994 il ciclone Irene Grandi hit della musica italiana, la ragazza rock con gli anfibi scalò le classifiche e fu portavoce di una generazione di ribelli. Trent’anni dopo, quell’album di debutto ritorna, rimasterizzato per la versione in vinile. Titolo: Irene Grandi. In vista c’è un album in costruzione, di cui è appena uscito il singolo fiero di me, e la tournée nei teatri di tutta Italia, dal 3 novembre. Ma ricominciamo con Irene dal suo vinile storico e da collezione, bello da vedere, da toccare e da ascoltare.

Le sentiamo come canzoni che non hanno tempo, da Via! Via! Via A Sposatevi subito!!, Fuori E TVB.

“Invece hanno trent’anni! Incredibile”.

Effetto nostalgia?

“Le canzoni ti portano pezzi di vita, un anno, un luogo, ma questo mi rende felice, non triste. Guardo sempre avanti, non ci penso, al massimo mi fermo e poi mi lascio andare. In questa edizione ho aggiunto un duetto con Levante”.

Già nel primo album, a 25 anni, autori del calibro di Ramazzotti e Jovanotti.

“Jovanotti è stato il mio primo ammiratore. Nel camerino dei giovani sanremesi sono arrivati ​​fiori di amici, compagni e parenti di cui non avevano mai sentito parlare. C’era anche la mazzo di Lorenzo e un bigliettino: ‘Sei bravissimo, faccio il tifo per te’. Sono svenuto. Aveva appena scritto Serenata rap E Pensare positivo. Stava facendo qualcosa di nuovo, adoravo il suo rap da cantautrice. Lei scrisse TVB ed è stato un grande successo”.

Hai iniziato cantando in chiesa: la tua famiglia era molto cattolica?

“No, i miei genitori erano agnostici, io ero la mosca bianca. La domenica mattina mi alzavo presto perché mi piaceva il suono della mia voce in chiesa. Mi sono esibito davanti a un pubblico e poi non ci sono stati applausi. Mi piaceva quel silenzio pensoso che restava nell’aria”.

Quel silenzio che trovava nella meditazione. È anche un’insegnante di yoga.

“Ho studiato, sì. Perché non è solo ginnastica ma disciplina di vita, insegnamento etico con tecniche di respirazione e silenzio mentale. Un modo per non identificarsi con i pensieri, per non finire nel frullatore, realizzare, guardarsi dall’alto”.

La meditazione ti salva dal frullatore?

“Ho una forma di concentrazione molto forte. Quando penso e canto sono in un unico flusso. Mi sono lasciato andare totalmente. Ci metto tutta l’energia che ho. Quando esco dal palco perdo delle cose, quasi non so dove sono… devo rientrare nel mondo. Riposarmi e disconnettermi con la meditazione mi aiuta a ricaricarmi.

Sta lavorando ad un nuovo album. Di cui è già uscito un solo manifesto, fiero di me, in cui afferma: “Il conto l’ho sempre pagato io”. Quale?

“A questo mondo nessuno ti regala niente. Mi sono sempre dedicato al lavoro, alla scrittura, ai tour… una mezza corsa. Per sparare a lungo devi andare senza sussulti. Andare sempre avanti ma con una certa leggerezza. I primi 4 album sono usciti in 4 anni, poi poco a poco ho capito che volevo restare fuori dal mainstream, amavo i teatri, volevo sperimentare. Non ho scelto necessariamente la strada del successo, ma per soddisfare le mie curiosità. Così oggi produco i miei dischi, anche con sacrifici economici. Niente mega produzioni e promozioni. Sono un piccolo imprenditore. È il prezzo della libertà”.

Quando hai capito che dovevi cambiare direzione?

“Nel 2010. Mi sono reso conto che in 15 anni di vita interamente dedicati al lavoro avevo trascurato famiglia, amici e desideri, non sapevo più chi fossi. Mi sono presa un anno sabbatico, da ragazzina ero diventata donna. Chi volevo essere? Mi sentivo come un juke box. Volevano i miei successi ma mi chiedevo se mi rappresentassero ancora. Mi hanno preso per arrogante, ma ho dovuto crederci ancora. Volevo fare musica per la mia gioia e non solo per quella del pubblico”.

(telaio)

Disse che se fosse nata in un altro tempo sarebbe stata bruciata come strega. Perché?

«Da giovane ero ribelle, aborrivo tutto ciò che era convenzionale, andavo a Sanremo con gli anfibi, volevo essere una ragazza libera e contemporanea, che va in giro da sola e si porta dietro le valigie. Ero sfuggente, imbronciato. Anche in tv era come se dicessi ‘cosa vuoi da me, sono un cantante’. Non mi sentivo molto a mio agio come ospite, non sorridevo”.

Non ha obbedito nemmeno a Pippo Baudo?

“Niente affatto, e di punirmi per un anno non ha accettato Brucia la città a Sanremo. Ogni volta che mi rivede dice che gli ricordo quell’errore”.

Sei Sanremo nel libro: tornerai?

“Solo se avessi la canzone giusta in quel momento. Io però preferisco Sanremo ai talent. Non sopporto eliminazioni così violente”.

Nel videoclip di fiero di me ci sono solo donne…

“C’è quello più giovane, quello ferito, quello maturo che vorrei diventare. Tutte le donne che ho dentro sono lì. Credo molto nel sostegno delle donne: quando superano la competizione possono darsi reciprocamente una vera solidarietà. Dobbiamo essere tutti più orgogliosi di noi stessi”.

Credi nella sorellanza?

«Certo, le mie sorelle sono la mia migliore amica del liceo, la mia stilista, la mia manager, un’altra amica storica che vive a Bruxelles, ho bisogno di un contorno femminile».

Dopo i 50 anni molte “sorelle” dicono di poter fare a meno degli uomini.

“Ci sono epoche in cui diamo tanta importanza al rapporto di coppia. Diamo all’altro la responsabilità di renderci felici. Ci viene dalla cultura, dai genitori che abbiamo sempre visto insieme, sempre uniti, magari litigando ma restando insieme”.

Hai vissuto due matrimoni e due divorzi, ti sposerai di nuovo?

“Si può essere vicini e innamorati ma senza essere vicini, il che a questa età e senza figli non ha senso. State più distanti e vedetevi quando ne avete davvero voglia, senza soffocarci”.

Non hai fondato una famiglia tradizionale per scelta o necessità?

“All’età giusta avevo l’uomo sbagliato, il mio secondo marito, che ora vive in Sud Africa in una baracca sulla spiaggia, fa le pizze, sta in infradito tutto il giorno. Tra poco metterà la bandiera dei pirati sulla sabbia. Molto bello, ci siamo divertiti molto. Era difficile da domare, cercava di starmi dietro, ma non riuscivamo a instaurare un rapporto stabile”.

Per molte “sorelle” non solo un uomo fisso ma anche la mancanza di figli non è più un tabù.

“Hanno ragione! Sembra che una donna non sia soddisfatta se non ha avuto figli. Ma abbiamo anche tanto altro da fare, possiamo essere anche ‘madri’ di progetti creativi e di giovani da crescere. Certo oggi vorrei avere un bambino con cui poter andare la domenica al mare o fare un giro in bicicletta… ma è già grande! Magari un giorno da vecchia mi mancherà un figlio… Ma ho lo yoga, le ‘sorelle’, e poi noi donne siamo piene di curiosità. Starò bene.”

Abbiamo incontrato Irene nel rap e nel rock, nel jazz e nel blues. Che anima metterai nel tuo nuovo album?

“È un album di cantautori in cui utilizzeremo anche l’elettronica sulla mia voce per alcuni effetti. Un pop premuroso. Mi piacciono le canzoni, quelle classiche. Non filastrocche, tormentoni estivi, se vai in quella direzione non torni più indietro”.

È una grande cantante ma anche un’autrice. Dicci una parola per alcuni dei grandi che hanno scritto per te. Cominciamo da Vasco.

“Saggio”.

Pino Daniele.

“Appassionato”.

Jovanotti.

“Ricercatore”.

Bianconi.

“Crepuscolo”.

Ha scritto per lei La cometa di Halley, sulla felicità sfuggente. Cosa ti rende felice oggi?

“Piccole cose, momenti di spensieratezza, quando mi sento lucida la mattina. Quando ti svegli sai com’è il cielo dentro: sereno o nuvoloso? Ho più frequenti piccoli momenti di felicità e così è anche per il dolore”.

Yoga, dieta vegetariana, casa in campagna: sono loro che ti regalano questa saggezza?

“In realtà sono impulsivo e impaziente, se sbaglio strada mi irrito moltissimo! Rimango sempre un toscano burbero e rustico. Quello di La tua ragazza, sempre. Nessuno mi ha capito come Vasco”.

La videointervista a Irene Grandi potrete vederla nei nostri studi di Metropolis Extra giovedì 20 giugno alle 19 al termine di Metropolis e domenica 23 in replica sul sito di RepubblicA

 
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