Il Vaticano chiede che la maternità surrogata diventi un crimine universale. Aggiunge che, attraverso questa pratica, «il bambino, immensamente degno, diventa un mero oggetto». “Ogni vita umana, a partire da quella del nascituro nel grembo materno, non può essere soppressa né diventare oggetto di mercificazione. A questo proposito, ritengo deplorevole la pratica della cosiddetta maternità surrogata, poiché lede gravemente la dignità della donna e del suo bambino. Si basa sullo sfruttamento di una situazione di necessità materiale della madre. Un figlio è sempre un dono e mai l’oggetto di un contratto. Auspico, quindi, un impegno da parte della comunità internazionale per vietare universalmente questa pratica”, afferma l’ex Sant’Uffizio, citando Papa Francesco, in un comunicato intitolato “Dignitas Infinita”.
La Dichiarazione “Dignitas Infinita”.
Il documento “Dignitas Infinita” è stato pubblicato dal Dicastero per la Dottrina della Fede, dopo cinque anni di lavoro, a firma del cardinale prefetto Victor Manuel Fernandez e del segretario della Sezione dottrinale, mons. ArmandoMatteo. Si tratta di venti pagine divise in una presentazione, un’introduzione, quattro capitoli tematici e una conclusione, più altre quattro pagine di note. Il tema è la dignità umana. Il documento, che commemora il 75° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, accoglie l’insegnamento papale dell’ultimo decennio sulle “gravi violazioni” della dignità umana: dalla guerra alla povertà, dalla violenza contro i migranti alle donne, dalla tratta degli esseri umani alla abusi sessuali, aborto, maternità surrogata, fino all’eutanasia e al suicidio assistito, allo scarto dei disabili, alla teoria del genere, al cambio di sesso e alla “violenza digitale”. Nel testo si parla di “tutto ciò che è contro la vita stessa, come ogni tipo di omicidio, genocidio, aborto, eutanasia e lo stesso suicidio volontario”; ma anche “tutto ciò che viola l’integrità della persona umana, come le mutilazioni, le torture inflitte al corpo e alla mente, le costrizioni psicologiche”. E infine «tutto ciò che offende la dignità umana, come le condizioni di vita subumane, le incarcerazioni arbitrarie, le deportazioni, la schiavitù, la prostituzione, il mercato delle donne e dei giovani, o anche le ignominiose condizioni di lavoro, con le quali i lavoratori sono trattati come meri strumenti di profitto, e non come persone libere e responsabili”. Viene citata anche la pena di morte, che “viola la dignità inalienabile di ogni persona umana al di là di ogni circostanza”.
Guarda anche
Maternità surrogata, arriva l’apertura della Camera europea
Surrogazione
Il documento della Dottrina della Fede parla anche di maternità surrogata. La pratica, si legge, viola anzitutto la dignità del bambino: «Ogni bambino, dal momento del concepimento, della nascita e poi nel crescere come ragazzo o ragazza, diventando adulto, possiede infatti una dignità intangibile che è chiaramente espresso, anche se in modo singolare. e differenziato, in ogni fase della sua vita. Il bambino ha quindi diritto, in forza della sua inalienabile dignità, ad avere un’origine pienamente umana e non artificialmente indotta, e a ricevere il dono di una vita che manifesti, allo stesso tempo, la dignità di chi la dona e di chi la riceve. . Inoltre, il riconoscimento della dignità della persona umana comporta anche quello della dignità dell’unione coniugale e della procreazione umana in tutte le loro dimensioni. In questa direzione, il legittimo desiderio di avere un figlio non può trasformarsi in un “diritto al figlio” che non rispetta la dignità del figlio stesso come destinatario del dono gratuito della vita”. La pratica della maternità surrogata, prosegue il documento, viola anche “la dignità della donna stessa che è costretta a farlo o decide liberamente di sottomettersi. Con questa pratica la donna si distacca dal bambino che cresce dentro di lei e diventa un semplice mezzo asservito al guadagno o al desiderio arbitrario degli altri. Ciò contrasta in alcun modo con la dignità fondamentale di ogni essere umano e con il suo diritto ad essere riconosciuto sempre per se stesso e mai come strumento di qualcun altro”.
