Il fratello lo racconta a Matteo Lovisa. Il ds sostiene il ritorno della Juve Stabia in Serie B – .

Una stagione che a Castellammare sarà ricordata per sempre, perché, con tre giornate d’anticipo, La Juve Stabia ottiene la promozione in Serie B, a quattro anni dall’ultima apparizione nella categoria cadetta: i Vespa campani hanno infatti sconfitto la dura concorrenza nel girone C di Serie C, lasciandosi alle spalle squadre ambiziose come Avellino, Benevento, Catania, Crotone. Tra i sostenitori di questa straordinaria annata, il Direttore Sportivo Matteo Lovisa.
Detto esclusivamente a TuttoMercatoWeb.comdal fratello Alessandrocon trascorsi calcistici nelle giovanili della Fiorentina e in Serie C.

Una stagione forse predestinata. Ma a luglio, quando Matteo si è imbattuto in questa nuova avventura, avreste detto che sarebbe stata subito Serie B?
“Non mi aspettavo che vincesse direttamente il campionato, ma non mi sorprende che abbia fatto così bene, perché negli anni ha maturato un’ottima esperienza che sta dando i suoi frutti. È un lavoratore, segue assiduamente tutti i campionati e ha una conoscenza approfondita del panorama calcistico. Inoltre la squadra, anche in campo, si è sempre mostrata organizzata e con idee, ottimamente allenata: la mano di Pagliuca era evidente. Non solo, anche il presidente Langella è stato molto bravo e ha dato carta bianca a mio fratello per la costruzione della rosa e l’ambiente ha dato una mano, a differenza di quanto accade altrove: la gente è affezionata alla squadra, e quest’anno si è visto”.

Credi che questo mix sia stato il segreto vincente della Juve Stabia?
“La verità è che durante tutta la stagione non c’è stata una squadra che li abbia abbattuti, ei ragazzi non hanno mai commesso un errore clamoroso in una partita: non ho mai visto una prestazione poco dignitosa, anzi. Inoltre sono stati primi praticamente fin dall’inizio e hanno sempre mantenuto un distacco minimo dai diretti concorrenti. E quando sei primo dall’inizio vuol dire qualcosa: per me da gennaio in poi il primo posto non è mai stato in discussione”.

Hai mai dato consigli tecnici a tuo fratello?
“Io e Matteo ci sentiamo mille volte al giorno, ma lui lo ha sempre scelto da solo, anche se ci confrontiamo tanto: per esempio su Adorante mi ha chiesto un parere, e ha ascoltato quando gliel’ho detto, anche se era uno dei profili, come Mosti e Pierobon, che aveva scelto già a luglio, anche se per una serie di avvenimenti erano arrivati ​​più tardi. Quello che è certo è che Matteo non fa mai scelte improvvisate, e sono già sicuro che avrà una lunga lista di giocatori per la Serie B tra cui scegliere.

È mai esistito il timore che l’epilogo della fiaba pordenonese potesse influenzare negativamente il tuo percorso?
“No, perché comunque già quando era a Pordenone aveva avuto tante richieste, ma non era mai partito sia per motivi affettivi che formativi. Per lui è stata una bella esperienza, ma il momento del salto era vicino”.

Gente riservata e timida, Matteo. Come descriveresti lui che lo conosce anche nella vita privata?
“Può sembrare che parlo solo perché è mio fratello, ma in realtà di lui posso dire solo cose positive. È un ragazzo serio, un gran lavoratore, una persona che spesso si è distinta per fame e ambizione: difficilmente si accontenta, trova sempre nuovi stimoli per crescere e migliorare, perché ha tanta voglia di fare. È una persona umile, attenta al concreto, ma credo che le sue qualità umane lo abbiano reso molto capace anche nella gestione dei singoli individui. Secondo me andrà lontano”.

 
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