«Io, minacciato e additato come truffatore. Ho subito violenze morali e psicologiche” – .

«Io, minacciato e additato come truffatore. Ho subito violenze morali e psicologiche” – .
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«Non chiederanno mai scusa, non è nella loro natura e soprattutto non è nella loro convenienza. Se non altro, sposteranno la colpa su uno di loro e lo elimineranno”. In un’intervista rilasciata a Repubblica e altri giornali della rete Lena lo scrittore Antonio Scurati torna sulla censura del suo discorso sull’antifascismo a Cosa sarà di Serena Bortone. E lancia un’accusa precisa: «Il loro metodo è sempre aggressivo, mai sottomesso. Ho subito violenze morali, psicologiche. Sono stato bollato come un criminale, un truffatore, un approfittatore, come se avessi estorto un indebito risarcimento”. E ancora: «Il Tg1 ha offerto lo spettacolo indegno di un giornalista che ha chiesto il mio rinvio a giudizio per oltraggio alle istituzioni».

La Buchmesse

Lo scrittore rivela: «Da tempo subisco minacce, non ho cambiato vita. Ma al di là del mio singolo caso abbiamo assistito ad attacchi Repubblica, a Lilli Gruber, alla cancellazione della trasmissione di Roberto Saviano, alla denuncia contro Luciano Canfora da parte del Presidente del Consiglio”. Poi cita la frase di Goebbels: “Quando sento parlare di cultura prendo la pistola”: «Non voglio assolutamente paragonare l’attuale classe dirigente italiana a Goebbels, ma è vero che c’è un discredito della classe intellettuale da parte di questa destra estrema e populista. Screditare l’intellettuale, sia esso portatore di sapere letterario o scientifico, è una caratteristica del populismo sovranista. Ho subito attacchi personali anche da parte del secondo più alto funzionario dello Stato, Ignazio La Russa. Ho preso qualche piccola iniziativa di dissenso, credo di essere stato l’unico italiano a rifiutare di far parte della delegazione che rappresenterà l’Italia come ospite d’onore alla prossima Buchmesse di Francoforte, ma non l’ho pubblicizzato”.

La corruzione dello spirito

Scurati dice che «altri lo avrebbero fatto, consapevoli che nella maggioranza dell’opinione pubblica distratta prevale il fastidio per l’intellettuale di sinistra». Mentre ciò che più gli faceva male era «sapere che i governanti del vostro Paese, eletti democraticamente dalla maggioranza del popolo, possono arrivare a tanta bassezza. C’è una corruzione dello spirito, un inquinamento di fondo”. Per chi scrive “il rischio per le democrazie liberali è qui e ora”. Perché «l’inimicizia verso la cultura antifascista è parte integrante della storia personale e politica del primo ministro e del gruppo dirigente che la sostiene. È una radice molto profonda. L’identità giovanile neofascista è radicata, inestirpabile. Il sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu, ha tatuata sull’avambraccio la scritta “Trux”, che è una giocosa unione tra il suo cognome e il termine “Dux”».

I pericoli per la democrazia

Tra i pericoli per la democrazia, infine, Scurati cita «il progetto di riforma costituzionale che prevederebbe l’elezione diretta del capo del governo e che, come hanno notato eminenti costituzionalisti, svilirebbe il ruolo del Presidente della Repubblica come figura di garanzia e renderebbe il Parlamento ancora più marginale di quanto non sia già. Il discredito dell’istituzione parlamentare è un tratto comune a tutti i populismi sovranisti e li collega al fascismo di Mussolini. Ciò che mi preoccupa è il peggioramento della qualità della democrazia. Oggi è in corso la sua lenta e progressiva erosione. E il processo non riguarda solo l’Italia ma l’Europa. Il modello dei postfascisti sono le democrazie autoritarie o illiberali come l’Ungheria”.

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