“Nel 2020-22 verranno tagliati 32.500 posti letto, troppi medici saranno in fuga. Le cure per tutti sono a rischio. Serve una grande riforma strutturale per salvare il Servizio Sanitario Nazionale” – .

L’appello del Forum delle 75 Società Scientifiche dei Medici Ospedalieri e Universitari Italiani. Tra il 2019 e il 2022, 11.000 medici hanno scelto di lasciare le strutture pubbliche e l’esodo continua inesorabile. In calo anche gli ospedali: in un decennio ne sono stati chiusi 95, il 9%. E le risorse sono sempre meno. Francesco Cognetti, Coordinatore FoSSC: “I livelli essenziali di assistenza non vengono rispettati in 12 Regioni su 21. Il potenziamento degli ospedali è fondamentale”.

18 APRILE

Il nostro servizio sanitario deve continuare a definirsi universalistico. Liste d’attesa, mancanza di medici, ospedali e posti letto, concorsi deserti, specializzazioni senza iscritti, definanziamenti progressivi mettono a rischio il rispetto dell’articolo 32 della Costituzione e dei principi fondanti del nostro modello di cura. In soli due anni, durante l’emergenza Covid, i posti letto sono infatti diminuiti, e ne sono stati tagliati 32.508: nel 2020 erano 257.977, ridotti a 225.469 nel 2022.

Si stima che, negli ospedali italiani, manchino almeno 100mila posti letto di degenza ordinaria e 12mila posti letto di terapia intensiva. L’età media dei medici è sempre più alta, ben il 56% ha più di 55 anni contro il 14% della Gran Bretagna e percentuali ancora più basse in altri Paesi. Entro il 2025 andranno in pensione 29mila camici bianchi e 21mila infermieri, senza un sufficiente inserimento di nuove professionalità. Circa 11mila medici ospedalieri (non in età pensionabile) hanno già scelto di lasciare le strutture pubbliche tra il 2019 e il 2022. E sempre più giovani, formati a spese dello Stato (circa 150mila euro a testa) vanno all’estero, dove ricevono stipendi anche tripli più alti che in Italia e con condizioni di lavoro significativamente migliori.

In diminuzione anche il numero degli ospedali: in 10 anni ne sono stati chiusi 95, il 9%. Nel 2012 erano 1.091, nel 2022 sono scesi a 996, con una riduzione più significativa per quelle pubbliche (67 in meno, da 578 a 511). Non solo. Nel 2024, i finanziamenti del Fondo sanitario nazionale sono aumentati in termini assoluti rispetto al 2021, ma sono diminuiti rispetto al PIL ed erosi in modo sostanziale dall’aumento dell’inflazione. Inoltre, queste risorse sono state in gran parte utilizzate per irrisori contrattuali incrementi del personale, che non riescono a contenere l’esodo dei medici.

Oggi in conferenza stampa a Roma, nella sede della rappresentanza in Italia del Parlamento e della Commissione Europea (Esperienza Europa – David Sassoli), 75 Società Scientifiche si sono riunite nel FoSSC (Forum delle Società Scientifiche dei Medici Ospedalieri e Universitari Italiani) chiedere al Governo una riforma strutturale, con misure urgenti per salvare il servizio sanitario e mantenerne il carattere universalistico.

“Dodici Regioni su 21 non garantiscono non la totalità, ma nemmeno la sufficienza minima dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), cioè delle cure ritenute fondamentali. La maggioranza, infatti, ha valori sotto soglia in almeno una delle tre macro aree esaminate: prevenzione, assistenza territoriale e ospedale – spiega Francesco Cognetti, Coordinatore del Forum -. E questi sono i LEA attualmente in vigore che risalgono al DPCM del 29 novembre 2001, ovvero ai Decreti Ministeriali del 1996 e del 1999, aggiornati con il DPCM del 12 gennaio 2017, ma mai attuati”.

“Inoltre – affermano le 75 Società scientifiche riunite in FoSSC -, l’introduzione dei nuovi parametri, sebbene pubblicati nell’agosto 2023, è stata rinviata al 2025 per mancanza di risorse. E le Regioni dovrebbero farsi carico anche del notevole onere di nuovi servizi, la maggior parte dei quali sono ormai diventati parte integrante della corretta pratica clinica. I più deboli e poveri, in particolare quelli soggetti a un piano di ripresa, non possono certamente farlo. Le Società scientifiche si chiedono come sia possibile anche solo pensare di varare la legge sull’Autonomia Differenziata in queste condizioni. Fenomeni drammatici, come le liste d’attesa per le prestazioni diagnostiche necessarie e l’eterogeneità per terapie che inciderebbero positivamente sul decorso di malattie gravi, nonché le interminabili attese, anche di giorni, al pronto soccorso prima del ricovero reparti, sono dovuti a gravissime carenze strutturali ed organiche.

È urgente risolvere questi problemi con una riforma strutturale e di sistema degli ospedali, con lo stanziamento di risorse veramente adeguate per rispondere ai principali parametri vigenti negli altri Paesi europei e con la vera creazione di reti territoriali per le patologie”. “Va inoltre notato che tutti i Paesi europei, durante la pandemia, hanno prodotto incrementi dei finanziamenti alla sanità pubblica significativamente superiori ai nostri – prosegue Cognetti -. Dal 2012 al 2021 l’aumento per l’Italia è stato solo del 6,4%, contro il 33% della Germania, il 24,7% della Francia e il 21,2% della Spagna”.

Negli ultimi 10-12 anni i governi che hanno preceduto quello attuale hanno operato tagli irresponsabili. Ma ormai, anche nel 2024, il finanziamento del Fondo sanitario nazionale si attesta solo al 6,4% del Pil, come indicato nel Documento di Economia e Finanze dello stesso Ministero dell’Economia, con la previsione di un ulteriore calo al 6,3% in 2025 e 2026, fino al 6,2% nel 2027. Al netto dell’inflazione, quest’anno si registra addirittura una diminuzione delle risorse pubbliche destinate alla sanità del 6,2% rispetto al 2021. Un trend preoccupante, dato che l’OCSE prevede un investimento auspicabile di almeno L’1,4% in più rispetto al Pil 2021 per i Paesi che investono poche risorse nella sanità, come l’Italia, che equivale a un incremento annuo di 25 miliardi di euro.

Di conseguenza, il contributo alla spesa sanitaria da parte dei privati ​​cittadini è in continua ed esponenziale crescita e, nel 2022, ha raggiunto la cifra di 41 miliardi e 500 milioni di euro, in notevole aumento rispetto agli 8-12 miliardi degli anni precedenti, con un valore doppio di quello di Francia e Germania, che equivale al 24% della spesa totale (171 miliardi e 867 milioni).

“Come evidenziato dalla Corte dei Conti – affermano le Società Scientifiche – la grave crisi di sostenibilità del servizio sanitario nazionale non garantisce più alla popolazione un’effettiva parità di accesso ai servizi sanitari, con intuibili conseguenze sulla salute delle persone e un pesante aumento della spesa privata . Il servizio sanitario, dopo aver subito l’impatto della pandemia, soffre di una crisi sistemica, accentuata dalla fuga del personale, non adeguatamente retribuito, alla quale occorre rispondere, a livello nazionale e regionale, con decisioni e investimenti che non è più rinviabile, in materia di organizzazione, strutture, formazione e retribuzioni”.

Per fermare l’emorragia dei medici è necessario intervenire con misure immediate. Nei prossimi 7 anni, sulla base delle previsioni della Commissione istituita dal Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ci saranno 30mila medici in più, ma i tempi sono troppo lunghi, vista la notevole carenza attuale e servono altre iniziative. “L’obiettivo deve essere il passaggio da un numero chiuso a un numero limitato – sottolineano le Società scientifiche -. Sono necessari anche consistenti aumenti salariali, soprattutto per le specialità mediche ‘neglette’ (ad esempio Emergenza-Urgenza, Anestesiologia e Rianimazione, Radioterapia e alcuni interventi chirurgici), i cui bandi per corsi di specializzazione sono rimasti in gran parte deserti negli ultimi anni. I minimi aumenti salariali previsti dall’ultimo contratto non servono a nulla rispetto agli stipendi ben più alti che trovano i nostri giovani medici in altri Paesi europei, anche confinanti con il nostro. E va considerato l’inserimento nei ruoli di figure professionali come infermieri di ricerca, data manager e biostatistici, soprattutto negli Ircc e negli ospedali universitari, nonché di figure esperte in temi come l’Intelligenza Artificiale e il Data Mining, da formare attraverso percorsi innovativi” .

L’inserimento di nuove professionalità è stato impedito per molti anni attraverso tetti di spesa al personale e blocchi alle assunzioni, in un quadro desolante di totale mancanza di pianificazione da parte di tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi 10-12 anni. E oggi siamo costretti a inserire nei servizi gli specialisti, già fin dai primi anni di corso, senza che questo provvedimento sia stato oggetto della necessaria discussione e progettazione.

“Oggi la conferenza stampa si svolge in una sede istituzionale, quale è il Parlamento italiano e la Commissione Europea, a significare l’assoluta necessità che il servizio sanitario italiano, Paese fondatore dell’Unione Europea, venga riportato e adeguato agli standard attuali in gli altri Stati che fanno parte dell’Unione – continuano le Società scientifiche -. Serve una grande riforma del sistema, che tenga conto della diversità dei bisogni sanitari, del progresso delle tecnologie e dell’organizzazione degli ospedali. L’Italia occupa il 22° posto nella classifica europea per numero di posti letto. La media italiana è di 314 posti letto ordinari ogni 100mila abitanti contro una media europea di 550 e di 8-10 posti letto di terapia intensiva ogni 100mila abitanti contro i 30 della Germania e più di 20 della Francia. Ma il Pnrr prevede di riservare solo l’8,3% dei fondi previsti per la sanità, la maggior parte dei quali per il rafforzamento dell’assistenza locale e per l’avvio di strutture come case comunitarie e ospedali, cosa che sarà molto difficile da realizzare a causa della carenza del personale medico e infermieristico.

Agli ospedali vengono destinate risorse, ma solo per l’aggiornamento tecnologico e la ricerca scientifica, ma nulla per il rafforzamento strutturale e organico o per l’acquisizione di nuovo personale. Le conseguenze sono un’insufficiente interazione ospedale-territorio e un’irrazionale compartimentazione del sistema. Per affrontare e cominciare a risolvere tutte queste problematiche, nel giugno 2023 è stato avviato presso il Ministero della Salute un Tavolo Tecnico sulla riforma dei DM 70 e 77, al quale il nostro Forum ha offerto un immediato e fattivo contributo con la presentazione di documenti , analisi e proposte che, purtroppo, non sono ancora state accolte. Manteniamo in ogni caso la nostra totale disponibilità a collaborare con il Governo e le forze politiche”.

Sono necessari maggiori investimenti anche nella prevenzione. “È scientificamente provato che il 40% delle patologie ad alta incidenza, come tumori e malattie cardiovascolari e cerebrovascolari, possono essere evitate grazie a stili di vita sani – concludono le Società Scientifiche -. Fondamentale è anche la prevenzione secondaria. Ma le percentuali di cittadini che partecipano allo screening oncologico si aggirano intorno al 40% per mammografia e Pap test o test HPV e meno del 30% per lo screening colon-rettale. L’Unione Europea invita tutti i paesi membri a raggiungere il livello di adesione del 90% per tutti e tre i programmi entro il 2025.

Si tratta di un obiettivo molto ambizioso, ma è importante sollecitare l’azione delle Regioni in questo settore, prevedendo possibilmente sistemi premianti o penalizzanti in termini di risorse economiche da destinare a livello locale. Inoltre, il Piano Oncologico Nazionale 2023-2027, che allo stato attuale è solo un prezioso trattato di oncologia, deve essere trasformato in un vero e proprio piano operativo e adeguato al ‘Piano Europeo di lotta contro il cancro’ della Commissione Europea, un documento snello, incisivo e conciso, con la previsione di iniziative ed obiettivi precisi e di un calendario nonché la possibilità di accedere a finanziamenti per la sua attuazione. Allo stesso modo, la Strategia Nazionale per la Salute del Cervello 2024-2031, che prevede la ratifica da parte del Governo italiano del Piano Globale sulla Salute del Cervello dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, deve essere attuata in tutte le Regioni, per ridurre l’impatto delle malattie neurologiche e dei disturbi mentali in tutte le fasce di età. ”.

18 aprile 2024
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