«Per Simone Inzaghi ho rinunciato all’Actor’s Studio. Agire nudo? Solo se Sorrentino me lo chiedesse” – .

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DiValerio Cappelli

Il 3 maggio affiancherà Carlo Conti alla cerimonia di premiazione. «Ho recitato in quattro film, in uno David Bowie mi ha violentata e uccisa. Non è una cosa da poco”

Alessia Marcuzzi il 3 maggio sarà al fianco di Carlo Conti su Rai 1 alla cerimonia di premiazione dei David di Donatello.

Dà l’impressione di essere un leggero falso. C’è un’irrequietezza in lei, dietro la sua freschezza e cordialità.
“È così. Non è un caso che la mia attrice preferita sia Monica Vitti. Ogni tanto qualcuno dice che le assomiglio fisicamente. La sua biondità, la sua voce senza voce… Una campionessa che univa la comicità al cinema d’autore”.

Due mondi che faticano a comunicare. Ai David incontrerà gli autori. Lo sa che lì prendono tutti sul serio?
«Me lo dicono, e poi fuori da quel contesto sono molto carini con loro. Non voglio avere la responsabilità di portare sorrisi, anche se di certo non mi hanno chiamato per aprire le buste con i nomi dei vincitori. Cercherò di fare quello che mi viene in questo momento”.

Primo film visto?
«ET al Drive In, il cinema all’aperto di Casal Palocco, dove abitavo. Avevo 12 anni, da tempo desideravo volare con la mia bicicletta e quel mostriciattolo nel cestino. Casal Palocco, come dice Nanni Moretti nel Caro Diario, si riferisce ai cani dietro i cancelli, alle pizze nei cartoni, all’odore delle tute indossate al posto dei vestiti. Mio nonno aveva tre figlie per le quali comprò una casetta lì ciascuna.

Il suo amorevole Nanni Moretti è una novità.
“Perché? Adoro il suo realismo e la sua ironia. E poi anche lui, come me, odia gli zoccoli, le scarpe chiuse davanti e aperte sul tacco”.

Hai recitato in Il mio west di Veronesi.
«Io sono la maïtresse del bordello, l’amante di Harvey Keitel, mentre David Bowie mi violenta e mi uccide. Avevo 26 anni, mi sentivo come se fossi in Paradiso. Non è cosa da poco essere uccisi da David Bowie. La sua presenza metteva in tutti una tensione incredibile, lei era già spaventata prima del suo arrivo. Era educato, sempre vestito da cowboy, anche quando non aveva bisogno di andare in giro. Siamo diventati amici di Keitel, mi ha fatto molti complimenti e mi ha consigliato di seguire dei corsi di recitazione all’Actor’s Studio. Non l’ho fatto perché ho conosciuto il padre di mio figlio Tommaso (Simone Inzaghi, allenatore dell’Inter). Ma fin da piccola sognavo di diventare attrice. Da piccola nel salotto davanti ai miei genitori facevo delle imitazioni del salotto di Ornella Vanoni e Maurizio Costanzo. Volevo essere pagato, papà, devi darmi un po’ di soldi. Li ho esauriti con spettacoli che duravano quattro ore. Ti pagherò se ti fermi, disse mio padre.

E più tardi…
«Mi sono iscritto a Lettere con focus sull’Intrattenimento. Quando a lezione proiettarono la Corazzata Potëmkin mi addormentai, quel film mi ricordava Fantozzi. Poi ho iniziato a presentare in TV.

Ha recitato in soli quattro film.
“Non ho rimpianti, ho fatto altro, forse non ero abbastanza bravo”.

Vedi la Notte degli Oscar?
«Sì, ogni anno costringo chi mi sta intorno a stare sveglio tutta la notte. Piango ad ogni discorso di accettazione. Mia figlia Mia (ha 12 anni e vuole fare l’attrice) mi fa la parodia, prende una bottiglia di acqua minerale fingendo che sia la statuetta, mi ruba il vestito e mi dedica l’Oscar”.

Ti riferisci infatti alla conduzione di reality, L’Isola dei Famosi, Il Grande Fratello…
«Sono luoghi comuni italiani. In America puoi fare sia il piccolo che il grande schermo. Adoro il cinema. E l’amore è aumentato quando stavo con Pietro Sermonti. Perfect Days di Wim Wenders, dove l’omino che pulisce i bagni ti fa pensare a non avere troppe cose in testa, mi ha fatto illuminare.”

E se ti chiedessero di spogliarti per un film?
«Queste domande le fanno solo alle donne. Mhhh, aspetto che me lo chiedano Sorrentino e Lanthimos, il regista di Povere Creature.

All’incontro con David cadde e si ruppe il vestito.
«Il tacco è andato sotto la gonna…cado spesso, sono goffa. Il mio film straniero preferito ai Davids è quello che vincerà il premio, Anatomy of a Fall di Justine Triet. Ma giuro che non è a causa del mio ginocchio rotto. Ancora oggi non capisco se la protagonista sia colpevole della morte del marito oppure no. Ai David chiederò direttamente al regista”.

22 aprile 2024 (modificato il 22 aprile 2024 | 12:39)

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