“Le consiglio di crescere, di essere meno infantile’ – .

“Le consiglio di crescere, di essere meno infantile’ – .
“Le consiglio di crescere, di essere meno infantile’ – .

Salman Rushdie è tornato in Italia per la prima volta dopo l’attentato subito il 12 agosto 2022. L’occasione è stata quella della Fiera del Libro 2024, dove lo scrittore di origini iraniane presenterà il suo libro ‘Knife. Meditazioni dopo un attentato’, edito da Mondadori, insieme a Roberto Saviano. L’opera racconta la sua terribile esperienza durante l’attentato di New York in cui perse un occhio e la funzionalità di una mano. Durante la conferenza stampa che ha preceduto l’evento, Rushdie ha risposto a una domanda sul litigio in corso tra Saviano, suo amico, e il premier Giorgia Meloni. “A mio rischio personale devo dire che i politici dovrebbero avere la pelle un po’ più spessa perché oggigiorno un politico oltre ad avere un grande potere ha anche molta autorità”, ha detto. «Quindi è normale che qualcuno della popolazione ne parli direttamente, magari male, anche usando una parolaccia come quella che ha usato Roberto. A questa signora darei un consiglio di essere meno infantile e di crescere”.

“Tenere conto della narrazione fatta di conflitti”

Lo scrittore si è poi soffermato su temi di grande attualità, come quelli relativi ai conflitti in corso. “Non è questione di parlare di chi vince o di chi perde. Niente è finito, anzi tutto sta accadendo proprio adesso. Quindi è giunto il momento di prendere in considerazione la narrazione che si crea sui conflitti”. Parlando della guerra in corso in Ucraina, ha spiegato: “C’è un leader russo che dice che gli ucraini sono nazisti e ci sono un certo numero di russi che credono a queste affermazioni. Il racconto degli ucraini è l’opposto, qui perché si fanno la guerra a vicenda”. Sulle tensioni in Medio Oriente, invece, ha parlato di una “narrazione del conflitto tra israeliani e palestinesi” che “si basa molto sulla passione, ci sono due forze opposte che si contendono lo stesso pezzo di terra. Tutto sta nella possibilità di riconciliazione nella narrazione, affinché questo sforzo non porti alla guerra, perché altrimenti ci sarà una guerra che non finirà mai”.

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“La mia voce risuona più forte dopo l’attacco”

Rushdie ha poi riflettuto sull’aggressione subita due anni fa: “Naturalmente avrei preferito non essere stato pugnalato 15 volte. Direi che in generale l’aggressione di cui sono stato vittima, come tutti gli omicidi, è stata perpetrata per mettere a tacere la mia voce. Ma la mia voce, paradossalmente, dopo questo atto, risuona più forte. C’è molto più interesse per quello che dico e scrivo”. Parlando del suo ritorno in Italia, lo scrittore ha detto che “significa un’ulteriore vittoria. Eravamo qui poco prima dell’attacco. Questo mio ritorno in Italia adesso è un po’ la chiusura del cerchio”, spiegando che “dopo l’attentato dovevo trovare il modo per tornare a lavorare come prima. Sono passati sei mesi, non sapevo cosa fare, è stato un periodo molto duro e negativo poi sono tornato a scrivere come se si fosse spento all’improvviso un interruttore.” Poi ha continuato: “Ho una certa esperienza, scrivo libri da 50 anni, questo mi ha risollevato il morale e mi ha fatto riprendere il lavoro.

“Voglio continuare a vivere la mia vita”

Nel corso della conferenza stampa si è parlato anche del passato, di altri attentati e minacce di morte, compresa l’ormai famosa fatwa emessa da Khomeini che ne chiedeva la morte. “Certamente una cosa di cui sono convinto è che sono in grado di gestire questa situazione – ha continuato lo scrittore – perché sono oggetto di minacce da 35 anni, so come affrontare una situazione come questa. Dobbiamo essere più cauti, ma prestare attenzione non significa avere paura. Non voglio che una cosa del genere succeda di nuovo, ma voglio continuare a vivere la mia vita normalmente”. Rushdie in seguito disse di aver scritto il libro “per riconquistare la forza che volevano togliermi”.

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