Genova, il cuore di Gaslini ricostruito per una ragazza palestinese – .

Genova, il cuore di Gaslini ricostruito per una ragazza palestinese – .
Genova, il cuore di Gaslini ricostruito per una ragazza palestinese – .


Tgcom24




La missione umanitaria per la piccola palestinese

“Sono andato in Egitto con un’infermiera a prendere la piccola – riferisce Andrea Moscatelli – poi è stata ricoverata in terapia intensiva, aveva migliori possibilità per un intervento di cardiochirurgia, operazione al limite della fattibilità in molti centri, e neurochirurgia; c’è stata una presa di possesso sociale, perché sono pazienti che non possono tornare indietro, e qui ha trovato una base dove può continuare ad essere eseguita. E Gaslini ha saputo gestire tutte queste complessità, con tutte le sue componenti professionali”.

Particolarmente a rischio erano i trasporti – aggiunge Moscatelli, – perché la piccola soffriva molto a causa della scarsa funzionalità della circolazione polmonare, aggravata dal volo ad alta quota che, anche negli aerei pressurizzati, riduce notevolmente la pressione parziale dell’ossigeno. La piccola, cianotica, è sopravvissuta solo grazie alla perfusione di un unico polmone, con una saturazione di ossigeno transcutanea inferiore al 70%”.

La patologia

La bambina soffriva di una forma estrema di tetralogia di Fallot con atresia polmonare, assenza dell’arteria polmonare sinistra e un’unica arteria polmonare destra stenotica e mantenuta da uno stent. Inoltre, presentava idrocefalo tetraventricolare ostruttivo, nella sospetta anomalia di Dandy Walker (la bambina era stata sottoposta a un intervento chirurgico palliativo a due settimane di età in Israele con posizionamento di stent per mantenere la pervietà del dotto arterioso).

L’operazione ha avuto successo

La piccola è arrivata in Italia con un volo dell’Aeronautica Militare l’11 marzoassistito da un’equipe specializzata nel trasporto di pazienti critici in ambienti difficili dell’Unità di Terapia Intensiva Neonatale e Pediatrica del Gaslini, composta dal dottor Andrea Moscatelli e dall’infermiera pediatrica Morgana Bacherini.

La piccola è stata così «accolta in cure multidisciplinari attraverso l’azione coordinata di 6 unità operative complesse dell’Istituto – spiega il direttore sanitario del Gaslini, Raffaele Spiazzi – terapia intensiva, anestesia, radiologia, cardiologia, neurochirurgia e cardiochirurgia».

Le fasi dell’intervento correttivo per la tetralogia di Fallot

19 marzo, nella sala di emodinamica, l’equipe cardiologica guidata dal dottor Roberto Formigari ha eseguito una delicata conferma diagnostica e una dilatazione dello stent per migliorare il flusso al polmone destro della piccola: la saturazione arteriosa è migliorata e le sue condizioni cliniche si sono stabilizzate, ma era chiaro che sarebbe necessario un intervento cardiaco. Abbiamo optato per la correzione della cardiopatia, con l’incognita di un’arteria polmonare sinistra mal visualizzata.

3 aprileil cardiochirurgo Guido Michielon, direttore della Cardiochirurgia del Gaslini, e la sua équipe hanno eseguito un intervento correttivo per creare la connessione tra cuore e polmoni, ricostruendo, in un certo senso, il cuore del piccolo paziente e poi trasferito in terapia intensiva e preparato per L’intervento neurochirurgico è stato eseguito con successo dall’equipe di Neurochirurgia sotto la guida di Gianluca Piatelli.

Era necessario per creare la connessione tra cuore e polmoni una valvola di donatore umano, che è stato individuato a Barcellona e trasportato a Genova. Questa nuova arteria polmonare valvolata era collegata tra il cuore destro e la biforcazione polmonare appena ricostruita, stabilizzando così la funzione cardiaca.

La piccola è stata poi trasferita in terapia intensiva sotto la supervisione dell’équipe del dottor Moscatelli dove è stata assistita nel post operatorio e preparata al successivo intervento neurochirurgico per la cura dell’idrocefalo ostruttivo. Dopo la risonanza magnetica, l’equipe di Neurochirurgia dell’Uoc sotto la guida del dottor Gianluca Piatelli ha effettuato con successo un trattamento neuroendoscopico dell’idrocefalo.

Tutti gli interventi diagnostici e terapeutici sono stati ben tollerati grazie al lavoro dell’équipe anestesiologica, guidata dal dottor Andrea Wolfler, direttore dell’Uoc Anestesiologia, terapia del dolore acuto e procedurale, e del personale altamente specializzato della sala operatoria neurochirurgica: il successo L’esito della procedura pone le basi per un buon sviluppo psicomotorio del piccolo paziente

E siamo arrivati ​​a 9 maggio. “Il bambino viene dimesso ottime condizioni cliniche – conclude Spiazzi. – Dovrai seguire un follow-up cardiologico, cardiochirurgico e neurochirurgico, ma le probabilità di sopravvivenza e la qualità della vita a lungo termine sono favorevoli. Questi risultati, in casi così complessi, sono possibili solo grazie al grande lavoro di un team multiprofessionale che comprende medici, infermieri e tecnici di perfusione estremamente preparati e dedicati al trattamento delle situazioni più complicate”.

 
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