Megalopolis, “capolavoro moderno e folle” o film “meganoioso”? I critici sono divisi sul lavoro di Coppola – .

Megalopolis, “capolavoro moderno e folle” o film “meganoioso”? I critici sono divisi sul lavoro di Coppola – .
Megalopolis, “capolavoro moderno e folle” o film “meganoioso”? I critici sono divisi sul lavoro di Coppola – .

“Meganoioso”, “delirante”, “gonfio”. Ma anche un “capolavoro moderno e folle”. Megalopoli di Francis Ford Coppola (leggi la recensione di Anna Maria Pasetti) ha mantenuto le aspettative, dividendo la critica, anzi, facendo pendere l’ago della bilancia maggiormente verso la critica articolata e il ridicolo divertito. Cominciamo con una similitudine che usa Marzia Gandolfi su Cinematografo.it: Megalopoli “assomiglia al “capolavoro sconosciuto” del pittore Balzac: un dipinto che, a forza di essere dipinto, ridipinto, ripensato, ritoccato, corretto, finisce per perdere ogni coerenza”. Poi, sottolineando che siamo di fronte a “un’estetica anni Ottanta”, spiega che il film “racconta con disarmante ingenuità la storia di una vita, di una famiglia e di una forma d’arte che solo un uomo senza età e non più vecchio, nulla da dimostrare poteva impostare. la tavola.” E ancora: «Divagazioni pedanti si alternano a vibranti soliloqui sul futuro dell’umanità, il prosaico gioca a nascondino con la nobiltà, il grottesco con il monumentale.

Coppola fa muovere le statue, ‘canta’ Puccini, cita spudoratamente se stesso, inserisce dialoghi in latino (…)”. Anteprima mondiale a Cannes, con ovazione che, a seconda dei cronometri più o meno tarati, durava 4, oppure 5, oppure 7 minuti. Megalopoli È il sogno che inseguo da 40 anni e infine realizzato da uno dei padri fondatori della New Hollywood più barocca e magniloquente addirittura quando aveva 40 anni. Nel film, il protagonista Adam Driver (alias Cesar Catilina) è un architetto/scienziato vincitore del Premio Nobel che apparentemente ha acquisito il potere di controllare il tempo e lo spazio dopo una scoperta scientifica. Gran parte del film ruota attorno al suo grande progetto per un “progetto di costruzione utopico” chiamato Megalopoli, che si scontra con gli obiettivi del sindaco della città Cicerone (Giancarlo Esposito).

“Megagonfia e meganoiosa” è il lapidario giudizio di Pietro Bradshaw sul Custode (non proprio un recensore iconoclasta ndr) che poi aggiunge un “progetto appassionato senza passione… pieno di verità liceali sul futuro dell’umanità”. Su Vulture – anche questo non esattamente un paradiso per la critica, anzi spesso uno dei siti in cui le analisi cinematografiche sono tra le più equilibrate e attuali – il critico Sentina Ebiri lo spiega Megalopoli “a volte assomiglia pensieri febbrili di un bambino precocemotivato e abbagliato e forse un po’ perso in tutte le possibilità del mondo davanti a lui (…) non c’è niente in Megalopolis che sembri uscito da un film ‘normale’: i personaggi parlano con frasi e parole arcaiche, mescolando frammenti di Shakespeare, Ovidio e, a un certo punto, latino puro.

In una scena, Driver recita integralmente il famoso soliloquio di Amleto “essere o non essere”. “Perché? Non ne sono esattamente sicuro.” SU Rogerebert.com nonostante l’apprezzamento per la struttura più classica con frasi latine e riferimenti all’antica Roma, resta un lato negativo: “Coppola creò anche un film orgogliosamente volgare e butterato dai detriti della cultura pop”.

Dello stesso tenore il New York Times che parla nientemeno che di una “miscela di stili di recitazione” con dialoghi “o schiettamente dichiarativi o totalmente impenetrabili”. Jason Gorbe Di AV Club alza ulteriormente l’asticella: “Megalopoli può sembrare quasi se Roma della HBO fosse stata riscritta da mille scimmie, alcuni dei quali hanno addirittura corretto l’ortografia.” E poi derido pomposamente l’intera carriera autoriale e gli impulsi più grande della vita di Coppola: “L’integrità artistica pura e senza filtri di Megalopoli ricorda più l’arroganza e l’ironia della mitologia greca che i racconti dell’antica Roma, il che non sarà assolutamente una sorpresa per chiunque abbia prestato attenzione all’inimitabile carriera di Coppola.”

Insomma, chiunque conosca il cinema del cineasta di origini italiane fin dai tempi della saga di Padrinopassando attraverso il sogno Tucker e infine l’imperscrutabile Cupola, non deve minimamente sconcertarsi. Per esempio Scadenza spiega che si tratta di “una sorta di disastro indisciplinato ed esagerato”, ma anche di un’opera di “assoluta audacia di un maestro artista adatto all’Imax quanto Caravaggio su tela”. Anche Newyorkese (“aggressivamente inebriante, ostinatamente illogico e seducente ottimista”) e Hollywood Reporter (“divertente, giocoso, visivamente abbagliante e illuminato da una commovente speranza per l’umanità”) sono stati in gran parte magnanimi nei confronti Megalopoli. Film che ha già distributori in tutta Europa ma non ne ha ancora nessuno negli Stati Uniti.

 
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