nel giorno dell’assemblea degli azionisti, Extinction Rebellion occupa il museo Intesa Sanpaolo – .

nel giorno dell’assemblea degli azionisti, Extinction Rebellion occupa il museo Intesa Sanpaolo – .
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Extinction Rebellion ha occupato il cortile delle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo il giorno dell’assemblea degli azionisti, per denunciare il massiccio finanziamento da parte della banca di progetti nel settore petrolifero e del gas. Con loro drappi neri e palloncini colorati legati a un mappamondo, mentre uno striscione recita “Intesa Sanpaolo: quanti palloncini far volare via dal fossile?”.

Questo pomeriggio, a Torino, una ventina di persone legate a Extinction Rebellion hanno occupato le Gallerie d’Italia di piazza San Carlo, museo di Intesa Sanpaolo, dove hanno steso per terra teli neri ed esposto un mappamondo a cui erano collegati tanti palloncini colorati. C’era anche uno striscione appeso con la scritta “Intesa Sanpaolo: quanti palloncini far volare via dal fossile?”.

I palloncini sono un riferimento al film d’animazione “Up”: «Questi palloni dovrebbero portare la Terra e chi la abita fuori dal mare di petrolio finanziato da Intesa» spiega Matilde “ma in realtà sono come le misure adottate finora: inutili per scongiurare il caos ecoclimatico verso il quale stiamo andando”. La protesta avviene nello stesso giorno dell’assemblea degli azionisti di Intesa e pochi giorni prima dell’inizio del G7 Clima, Energia e Ambiente che si terrà a Torino. L’obiettivo è denunciare i massicci finanziamenti di Intesa Sanpaolo in progetti di estrazione, esplorazione e trading di petrolio e gassu cui i governi del G7 – tra cui l’Italia – stanno investendo.

«Sebbene Intesa Sanpaolo si dichiari banca green, i numeri dicono altro: è la fossil bank italiana per eccellenza.» dichiara Scarlett. Come riportato nell’ultimo rapporto ReCommon, dal 2016 a oggi Intesa Sanpaolo ha destinato oltre 22 miliardi di dollari all’industria dei combustibili fossili, inserendosi nella lista delle prime 40 banche a livello mondiale che finanziano l’espansione delle multinazionali operanti nel settore. Oltre alle conseguenze ambientali, diversi progetti finanziati dalla banca sono considerati controversi per gli impatti sociali nelle zone colpite: è il caso del Rio Grande LNG, in Texas, dove il rilascio di sostanze tossiche potrebbe avere gravi conseguenze sull’ambiente situazione già tragica del sistema sanitario della regione; o Coral North dell’Eni, in Mozambico, dove la popolazione vive in una spirale di crisi e violenza, legata anche alla disponibilità delle risorse. Quest’ultimo, attualmente in fase di approvazione, rientra anche tra i progetti cosiddetti “bomba climatica”, ovvero con il potenziale di emettere oltre un miliardo di tonnellate di CO2.

«Oggi gli azionisti di Intesa si riuniscono a porte chiuse, con un enorme dispiegamento di forze dell’ordine che impediscono a chiunque di avvicinarsi” continua Ancora Matilde, in riferimento all’incontro in corso al Grattacielo Sanpaolo. «Mentre si istituiscono zone rosse per separare i decisori politici ed economici dai cittadini, la Terra e la gente comune che la abita restano indifese, sprofondando in una zona rossa climatica e ambientale». Il riferimento è alla zona rossa annunciata per il G7 che si terrà a Venaria Reale dal 28 al 30 aprile.

Attualmente le Gallerie d’Italia ospitano la mostra fotografica “La Grande Saggezza” di Cristina Mittermeier, in collaborazione con National Geographic, sul tema della tutela dell’ambiente. «Un paradosso, visto che sono proprio le politiche finanziarie di banche come Intesa Sanpaolo a causare la devastazione degli ecosistemi qui esposti» conclude Scarlett.

 
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