così ha perso 6 miliardi in un giorno. E cosa succede adesso? – Notizie da Torino – .

Ha bruciato sei miliardi di euro in un solo giorno. In effetti, il valore ammonta a questo – per la precisione 6,3 miliardi – di azioni bruciate nel Black Tuesday, lo scorso 30 aprile, il giorno stesso dell’annuncio dei conti del primo trimestre. Il titolo, partito debole come previsto dagli analisti, è sceso del 10,1%. Mercato e analisti si chiedono: cosa succederà adesso?

La sensazione di molti è che il rapporto di Natalie Knight, direttore finanziario di Stellantis, ha spaventato il mercato: il calo dei ricavi del 12% è andato oltre quanto molti analisti si aspettavano. La colpa è del mercato e della continua strategia di esaurimento delle scorte per prepararsi al lancio dei nuovi modelli è la spiegazione. In effetti, è proprio questo Il primo grande errore di Carlos Tavares, che da quando esiste Stellantis, da amministratore delegato, ha realizzato una crescita dopo l’altra, giustificando così il suo emolumento da oltre 36 milioni di euro (contro il quale però si erano espressi molti azionisti). Ma c’è un altro grande sconfitto: è l’Italia.

Infatti, il sito InsideOver scrive: “Stellantis è un veicolo in cui una delle ruote motrici è meno solida delle altre”. Il riferimento è all’Italia, dove la situazione attuale – Mirafiori sostanzialmente chiusa per un mese intero da oggi, a Pomigliano è in programma lo sciopero per la sicurezza – viene attribuita a scelte strategiche chiare. Secondo InsideOver, Tavares è “aartefice di una transizione che in ambito automotive ha permesso a due Paesi, per semplificare, di essere i vincitori industriali della fusione del 2021. Lasciando un perdente. I veri vincitori sono Francia e Stati Uniti. Il grande perdente è ilItaliain cui Stellantis è riuscita a tornare sopra quota nel 2023, per la prima volta dopo diversi anni 500mila auto prodotte ma che, a giudicare dalle strategie emerse all’inizio del 2024, appare secondario nella strategia del gruppo”.

Per supportare questa tesi, guardiamo alla produzione automobilistica. Come detto, più o meno mezzo milione di automobili prodotte in un anno in Italia, ovvero sono quasi il doppio in Francia, cioè 950mila, mentre in Spagna se ne producono 1,7 milioni (e Stellantis ha diversi stabilimenti qui) e in Germania arrivano a 3,3 milioni. «Ci ​​si chiede perché, con ricavi così anemici, Stellantis abbia scelto di accorciare le preziose filiere italiane a inizio anno».

L’Italia è in difficoltà: a livello produttivo la mancanza di incentivi per le auto elettriche pesa ancora per il Gruppo. La Fiat 500e – prodotta a Mirafiori – vende a prezzi ridicoli, almeno in Italia; il modello più venduto è la Fiat Panda, quello prodotto a Pomigliano che abbiamo scelto di mantenere in vita almeno fino al 2030; Jeep continua a dare buoni risultati, anche qui con un modello “datato” come la Renegade e fortunatamente per il Gruppo con la nuova Avenger (di cui hanno avuto anche il buon senso di lanciare versioni ibride, non solo elettriche). Quindi che si fa? E cosa succederà?

Secondo gli esperti del quotidiano online Money.it, Stellantis sta entrando quello che viene chiamato “mercato ribassista”, ovvero un periodo in cui il titolo perde il 20% nell’arco di un mese. Il rischio è che, dopo aver raggiunto i 24,50 euro, ora possa farlo slittamento fino alle 7.30 o anche alle 7. Secondo MilanoFinanza, dopo la trimestrale, Mediobanca Research ha tagliato il rating da outperform a neutral (con target price a 24 euro), Nomura ha ridotto il target price da 27 a 24 euro, mentre Citi ha confermato il rating nuetral e il target price a 22 euro.

Nathalie Knight, nella sua relazione, ha precisato che il Gruppo prevede di raggiungere gli obiettivi stimati per l’anno, con un aumento della produttività e dei ricavi. Si ricordò che lo è imminente il lancio di venticinque nuovi modelli, diciotto dei quali elettrificati – si è sottolineato che le vendite di BEV sono cresciute del 13% – mentre nelle scorse settimane Carlos Tavares aveva annunciato, inaugurando il nuovo reparto di Mirafiori per la produzione di trasmissioni per veicoli BEV, 100 milioni di euro di investimento nella Fiat 500e, per una nuova batteria e una nuova piattaforma. Un rilancio, però, legato all’arrivo degli incentivi promessi dal governo.

Sul fronte sindacale e dei lavoratori, al momento, non c’è alcuna reazione: c’è l’attesa per capire l’evoluzione della situazione e, soprattutto, se il declino finanziario potrà essere risolto. una leva per supportare ulteriormente la tesi della crisi dei mercati e attuare nuove riduzioni di produzione e conseguente utilizzo di ammortizzatori sociali anche negli altri stabilimenti.

 
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