Davide Cassani è un nome che risuona nell’universo del ciclismo: dirigente sportivo, è stato Commissario Tecnico della Nazionale di ciclismo su strada, commentatore televisivo e, nella sua carriera sportiva, ha vinto due tappe del Giro d’Italia.
Un viaggio iniziato all’età di 9 anni, quando il padre lo portò a vedere, per la prima volta, il passaggio del Giro vicino a Faenza, ma cosa si prova a correre (e vincere), commentare e guardare la corsa più grande? ? importante in Italia? “Da quel giorno è nato un sogno: vedevo quella corsa come qualcosa di irraggiungibile, ma col tempo ho avuto l’opportunità di cambiare idea. La prima volta che ho partecipato da atleta sono stato pervaso da un’emozione indescrivibile, che non si è affievolita nel tempo, anzi, si è estesa a 360 gradi grazie alle esperienze successive”.
Cassani, nel corso della sua carriera da telecronista, fa rivivere le stesse emozioni degli atleti, con la passione del bambino faentino e con la professionalità del Commissario Tecnico che ha guidato il meglio del ciclismo nella nostra Nazione. Negli anni l’evoluzione tecnologica ha portato la tecnica a livelli inimmaginabili, ma lui vede lo sport con gli stessi occhi di allora: “Le biciclette sono cambiate, la tecnica si è affinata, i programmi di allenamento si basano su strategie che una volta non venivano considerate”. . Una volta si partiva presto, si partiva con calma, ma la fatica lungo il percorso rimaneva la stessa. Il bello del ciclismo è che riesce a coinvolgere ed emozionare gli appassionati e anche i curiosi, perché come ha detto qualcuno… ovunque passa il Giro, chiunque sia lì ad aspettarlo, è sempre festa”.
Cassani ricorda la tappa di Oropa come la “salita mitica” ricca di ricordi e di storia: il primo anno di ricognizione per la Rai, la catena che cade e Pantani che con la sua impresa traccia un capitolo indelebile. Domenica la voce del ciclismo italiano sarà in prima fila al Giro d’Italia, a testimoniare una tappa che attraversa il biellese e arriva al cuore di tutti gli appassionati.
G.Ch.
