fughe e sogni in un mondo difficile – .

C’è una storia nascosta nel profondo di una corsa come il Giro d’Abruzzo, una delle tante che ha fatto da introduzione all’attuale Giro d’Italia. Un racconto esemplificativo di cosa sia il ciclismo contemporaneo, quello più underground rispetto alle luci e agli sfarzi del WorldTour, quello fatto dai corridori che cercano spazio non tanto per la gloria, ma per fare della propria attività un lavoro e questo dettaglio non va mai dimenticato. Questa storia riguarda Andrea Guerra.

Per il vicentino quest’anno 7 giorni di gare e un 3° posto al Giro dei 4 Comuni
Per il vicentino quest’anno 7 giorni di gare e un 3° posto al Giro dei 4 Comuni

Un uomo in fuga

Il suo nome spesso finiva sui titoli dei giornali in quei giorni perché il portacolori Zalf non perdeva occasione per mettersi in fuga, per provare a distinguersi. Come spesso accade poi la gara ha preso un’altra piega, lui è scivolato indietro in classifica, ma ce l’ha fatta e finire la gara al quinto posto nella classifica GPM ha un senso.

«Siamo partiti con l’obiettivo di metterci in mostra – racconta il ventiduenne di Valli del Pasubio – ho cercato di sfruttare soprattutto le prime due tappe. Nella prima ho percorso 137 chilometri di corsa, il giorno dopo 113 e sento la fatica nelle gambeanche se paradossalmente nelle altre due tappe sono arrivato più avanti”.

Il veneto insieme a Bracalente con cui ha animato le prime due tappe abruzzesi
Il veneto insieme a Bracalente con cui ha animato le prime due tappe abruzzesi
Ti sei ritrovato con Diego Bracalente in entrambe le occasioni…

È uno scalatore più grande di me, ma abbiamo avuto un buon feeling in gara. A dire il vero il primo giorno è stato più casual, la fuga era già nata, sono riuscito ad approfittare di un cavalcavia per cercare i fuggitivi e agganciarmi, eravamo in 7 e c’era una buona collaborazione. Quando ci siamo ritrovati in pianura eravamo in 4 ma non c’era più molta collaborazione, alcuni aspettavano il rientro del gruppo. Nella seconda ci abbiamo riprovato, con più convinzione.

Ti consideri uno scalatore?

Non proprio, più uno scalatore di lunghe distanze. Alla fine pago dazio sulle salite lunghe, tengo meglio sui percorsi dove devo salire e scendere. Quelle vie che rispecchiano un po’ la mia terra d’origine, dove c’è respiro tra una salita e l’altra. Ad esempio una delle mie corse preferite è il Giro del Valdarno proprio perché ha queste caratteristiche. Tuttavia non ho problemi a mantenere anche le lunghe distanze. Non è un caso che proprio lì ho ottenuto quella che considero la mia vittoria più bella.

La vittoria a cui tiene di più, quella per distacco al Giro del Valdarno 2022 (foto Valdarno Oggi)
La vittoria a cui tiene di più, quella per distacco al Giro del Valdarno 2022 (foto Valdarno Oggi)
Non è un caso anche se durante il confronto con i professionisti sei scappato…

L’ho fatto anche un paio di anni fa al Giro di Toscana. Avrei provato a fare lo stesso nelle gare di Pozzato alla fine della scorsa stagione, ma sono stato messo KO da un virus intestinale e così ho perso una grande occasione.

Come ti sei avvicinato al ciclismo?

A volte ci penso e me lo chiedo anch’io. Ricordo che da piccolo mio padre mi raccontava di quando faceva gli sprint, correva a livello provinciale. Sono andato a vederlo e la cosa che mi ha colpito è stata la fatica con cui lo hanno realizzato… Mi piaceva di più il calcio, è solo che col passare del tempo crescevo e mi sentivo sempre più imprigionato nel ruolo, negli schemi, cercavo la libertà, volevo sperimentare. Un giorno ho visto una gara in TV e ho deciso di provarci. I miei genitori non erano proprio contenti, in più io ero abbastanza robusto e non facevo molto, ma avevo passione e questo mi ha fatto crescere e migliorare. Ho fatto le mie prime corse come G6.

Guerra in allenamento con la Zalf. È il terzo anno in squadra, il primo da élite (photors.it)
Guerra in allenamento con la Zalf. È il terzo anno in squadra, il primo da élite (photors.it)
E adesso cosa ti aspetti?

Ho imparato a non aspettarmi nulla, è l’unico modo per non restare delusi. Sono al terzo anno alla Zalf, mi trovo benissimo, è un bell’ambiente, ma quello in cui viviamo è un mondo strano, dove quando perdi quella qualificazione under 23 (Guerra è al primo anno élite, ndr) ti sentirsi un po’ spinto ai margini. Meglio non sperare troppo, altrimenti ti aspetti cose che al momento non hai. Per carità, anch’io vorrei diventare un professionista e ogni gara è un’occasione per mettersi in mostra, salire un gradinomagari trovare quello sguardo interessato di qualcuno che può fare qualcosa affinché io lo diventi.

Ma avrai dei sogni legati al ciclismo…

I sogni sono sempre lì, Fosse per me vorrei correre gare sempre più importanti fino ad arrivare a quelle veramente prestigiose, le classiche. Ma stiamo parlando di sogni, la realtà è tutt’altra cosa…

 
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