“Fausto sapeva leggere i corridori, ora Gresini segue la traccia” – .

“Fausto sapeva leggere i corridori, ora Gresini segue la traccia” – .
“Fausto sapeva leggere i corridori, ora Gresini segue la traccia” – .

Quando Fausto Gresini fondò la sua squadra nel 1997, non si sarebbe mai aspettato di trovarsi al centro del mercato della MotoGP nel 2024, con il pilota più vincente degli ultimi anni e che ha diviso più di chiunque altro. Marc Marquez lascerà la Gresini Racing al termine di questa stagione per unirsi al team ufficiale Ducati, ma la storia della scuderia faentina, durata ben più di vent’anni, continuerà anche dopo Marquez.

Ancora tutta da scoprire la formazione del team Gresini Racing per il 2025. Ma, se il futuro è ancora incerto, il passato è ben radicato non solo nell’albo d’onore e nel palmarès dei piloti che lì hanno corso, ma anche nel cuore di chi in questa squadra si sente a casa, nella famiglia. È il caso di Michele Masini, Direttore Sportivo della Gresini Racing, che in una chiacchierata con Motorsport.com ci ha raccontato gli esordi, gli aneddoti e il ricordo di Fausto, più vivido che mai.

Michele, sei nato e cresciuto nel team Gresini, che ormai è come una famiglia. Per arrivare al ruolo di direttore sportivo, da dove hai iniziato?
“È una grande passione nata dalla famiglia, che seguiva le auto, le moto… I motori in generale. Avendo la possibilità di muovermi in autonomia con lo scooter, mi recai al Reparto Corse della Fausto Gresini che all’epoca era diretto da Fabrizio Cecchini. Passavo le mie giornate lì osservando i ragazzi lavorare e provare a fare qualsiasi cosa, ma chiaramente non era possibile. Fabrizio mi aiutò molto in quel periodo, ma mi consigliò di finire prima la scuola. Nel 2006 mi diede l’opportunità di conoscere Fausto, il quale mi confermò che avrebbe terminato gli studi e poi avremmo visto se si poteva fare qualcosa. Così nell’inverno del 2007 Fausto prese in mano un trofeo Honda NFS100 con Honda Italia, mi chiamò insieme a Fabrizio e nel 2008 fui ingaggiato”.

“Ho iniziato come meccanico, ma ero un tuttofare. Fabrizio mi ha dato subito molta fiducia consegnandomi le chiavi del magazzino. Arrivavo la mattina presto per aprire la porta… Se mi guardo indietro, è stato un grande sacrificio, ma niente mi ha mai pesato. Forse non dovrei nemmeno usare la parola sacrificio. Devo dire che ho fatto un po’ tutti i ruoli, alla fine ho capito che dove ero più adatto non era l’ambito manuale. Sono passato da meccanico a ricambista, abbiamo visto passare tutti i campioni attuali: Enea Bastianini, Fabio Di Giannantonio, Romano Fenati, Andrea Locatelli. C’erano tanti ragazzi, il gruppo più numeroso di piloti italiani attualmente nel motomondiale. Nel 2009, quando Fausto firmò per Marco Simoncelli, con cui avevo fatto insieme le scuole medie, mi trasferì come ricambista per le sue moto. Quindi ho continuato con questo ruolo. Da lì sono diventato team coordinator per Moto2 e Moto3, ma nel 2016 Fausto aveva bisogno di una figura di coordinatore in MotoGP con Aprilia”.

Fausto Gresini, Aprilia Racing Team Gresini

Credito fotografico: Gold and Goose / Motorsport Images

Poi Gresini è diventato un team indipendente in MotoGP
“Dopo quello che è successo a Fausto, è subentrata Nadia (Padovani, moglie di Fausto Gresini e attuale team manager della Gresini Racing). ed) con una decisione un po’ inaspettata: continuare. Quindi mi ha dato l’incarico di direttore sportivo, il che significa piena fiducia nei miei confronti. Non ho mai pensato se accettare o meno, avremmo portato avanti il ​​sogno di Fausto, quello di tornare ad avere una squadra indipendente in MotoGP. Penso che lo stiamo facendo abbastanza bene perché stiamo cercando di ottenere grandi risultati. Nonostante vent’anni di esperienza alle spalle è stata una grande scommessa, Nadia ci ha messo molto di sé, abbiamo ottenuto le moto più competitive che potessimo avere. È iniziato un progetto fantastico”.

Il ricordo di Fausto è ancora vivissimo e forse per te è ancora più forte, in qualche modo ti ha cresciuto. Quanto c’è di Fausto Gresini in quello che fai ogni giorno?
“Così tanto, c’è così tanto. Posso dire che Fausto, così come Fabrizio, sono stati i padri delle corse. Vedo molto Fausto, soprattutto a Faenza, nel reparto corse. Eravamo sempre insieme in circuito, ma lui aveva quattro categorie e si prendeva davvero cura di tutto, dagli sponsor ai piloti. Era difficile passare del tempo con lui. A Faenza ci siamo divertiti tantissimo, sapeva tirare fuori il lato migliore di ogni persona, ti incoraggiava sempre. Ricordo anche tanti rimproveri, era molto esigente. Ma poi passava al lato più tranquillo, a fine giornata magari ti portava a prendere un aperitivo, allentava la tensione. C’è sempre stata quella leggerezza, che è rimasta nella nostra squadra. Non deve essere intesa come superficialità, minimizziamo ogni momento, e lo facciamo ancora. È un lavoro davvero stressante, penso che la nostra chiave sia usare la leggerezza invece della pressione che magari trovi in ​​un team ufficiale, che è molto più diverso in termini di approccio al lavoro”.

Questa caratteristica di Fausto si è rivelata efficace anche con i piloti, a giudicare dai risultati ormai ottenuti da chi ha iniziato con lui, ha saputo scegliere… Senza dimenticare Marco Simoncelli.
“Fausto era due volte campione del mondo e aveva un occhio particolare per queste cose. Credo che questo sia l’aspetto più difficile da trasmettere, perché queste esperienze si vivono in prima persona. Trovo questa cosa in Nadia, a cui basta poco per leggere il personaggio, le motivazioni… La chiave è sempre il modo in cui si comunica. Ora stiamo cercando di seguire quella strada. Così è stato per la scelta di Alex Marquez”.

Una scelta un po’ inaspettata per molti… Una scommessa.
“Avevamo parlato con diversi piloti nell’anno in cui abbiamo firmato con Alex per il 2023. Ma in lui avevamo trovato esattamente quello che cercavamo. Volevamo un pilota motivato, non uno che chiedesse team o moto ufficiali. Sapeva di poter fare bene e dipendeva molto da lui. Voleva essere coinvolto. Cerchiamo persone motivate che a loro volta ci spronino a fare ancora meglio”.

Michele Masini, Gresini Racing

Foto di: Gresini Racing

La Gresini non è solo una squadra, è una famiglia. Lo dice anche Marc Marquez, entrato nel team meno di un anno fa. La voglia di nuove sfide però è sempre tanta. Il mercato dei piloti è in subbuglio… ma lo è anche quello dei team. Se ti offrissero il ruolo di direttore sportivo in una squadra ufficiale, lasceresti Gresini?
“Onestamente, siamo così immersi in quest’anno che non ci avevo mai pensato. Quest’anno è fondamentale, secondo me. Mai prima d’ora abbiamo avuto una così grande opportunità di crescere, sia io che tutti i ragazzi. Cerchiamo di capire, soprattutto da Marc, tutto quello che ci vuole per vedere un campione come lui in pista. E’ molto particolare, c’è un’attenzione diversa ad ogni dettaglio, c’è un bisogno abbastanza forte rispetto ad altri piloti, senza sminuire nessuno. Ma è un anno che dobbiamo goderci e assorbire fino all’ultimo, senza pensare a cosa faremo e dove arriveremo. Chiaramente le aspettative sono grandissime, ma ci stiamo davvero divertendo, per ora penso solo al 2024”.

Anche perché il futuro, immediato o meno, si preannuncia molto diverso: la nuova normativa entrerà in vigore nel 2027. C’è qualche aspetto che vorresti cambiare o accogliere favorevolmente?
“Il cambio di regolamento è utile soprattutto per noi team satellite, perché nel 2027 potremo rimescolare un po’ le carte, soprattutto per quanto riguarda le scelte dei piloti. In quell’anno era come se tutte le squadre avessero moto ufficiali. Il primo anno le moto saranno tutte uguali e sarà una carta importante da giocare per noi che viviamo di risultati che ci danno visibilità, che ci portano sponsor che ci permettono di andare avanti. Poi, come ogni regolamento, avrà la sua evoluzione e le moto cambieranno. Dipenderà anche dalla bravura degli ingegneri, come adesso la Ducati. Sarà una bella sfida e non ci spaventano”.

Entra anche Liberty Media. Scelta vincente dal punto di vista del prodotto MotoGP?
“Sono assolutamente favorevole, anche perché sono un grande appassionato di Formula 1. Questa è cresciuta tantissimo grazie a Liberty Media, ormai tutti si riferiscono alle serie tv, al glamour. Ma alla fine lo vorremmo tutti nel paddock della MotoGP. È chiaro che le squadre dovranno essere pronte anche a scoprire se stesse, perché le persone da fuori vogliono vedere ciò che non vedono né sentono. Forse è un po’ scomodo, ma sarà una grande crescita e già vedo delle ottime attivazioni anche da parte di Dorna per creare eventi. E’ vero che il mondo sta cambiando molto, se ripenso al 2010, il mio primo anno in MotoGP, era tutto molto più semplice. Adesso l’organizzazione è molto complessa e crescerà molto dal punto di vista commerciale e mediatico. Sono molto favorevole.

 
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