Non è solo il Giro della Svizzera a fungere da riscaldamento per il Tour de France. Da domani ci sarà spazio anche per Giro del Belgio, una cinque giorni che occuperà i palinsesti ciclistici fino a domenica prossima ed è giunta alla 93esima edizione della sua storia. Con un percorso adatto davvero a tutti, dai velocisti agli scalatori.
Iniziamo strizzando l’occhio alle ruote veloci. Prima una cronometro sulle strade di Beringen, 12,6 chilometri ma che non dovrebbero essere troppo tortuosi, mentre il Merelbeke-Knokke-Heist, di 184,2 chilometri, prevede qualche leggero saliscendi ma dovrebbe essere appannaggio dei velocisti presenti, in primis Jasper Philipsen atteso al rientro in moto dopo oltre due mesi.
Ecco come esiste una chiara variazione con il Turnhout-Scherpenheuvel-Zichem, di 188,5 chilometri, che prevede alla fine un circuito da ripetere due volte con le salite di Hetrot, Roeselbert e Kerkstraat, qui qualcuno potrà tentare la sortita.
Ma è solo l’antipasto per la tappa regina, con partenza e arrivo in sala Durbuy: nemmeno un metro di terreno pianeggiante in un percorso da ripetere cinque volte Champ Des Hetres (2,1 km al 2,7%), Petite Somme (2,2 km al 5,8%) e Cote de Hermanne (2,2 km al 5,8%), con il Mur de Durbuy (1,2 km al 6,2%) ad aprire le danze dal secondo giro in poi. Lì si deciderà tutto, prima della volata a Bruxelles.
Proprio dal punto di vista dei velocisti la gara potrebbe sorprendere. Detto di Philipsen, anche lui presente Tim Merlier, Fabio Jakobsen e Olav Kooij, con gli ultimi due che vogliono recuperare dopo le delusioni più o meno lievi del Giro. E magari, in giornate miste, si potrebbe scoprire qualche nome nuovo, vista anche l’assenza del vincitore uscente Mathieu van der Poel.
