“Abbiamo sempre creduto nella Coppa Davis, non solo adesso che l’abbiamo vinta. Abbiamo basato tutta la rifondazione del tennis italiano che abbiamo portato avanti 23 anni fa in stato pre-fallimentare proprio sulla Coppa Davis perché pensavamo che la crisi del tennis italiano che, come ha detto il presidente Haggerty, aveva una lunga storia, fosse soprattutto una crisi in quel momento. E se c’è una competizione in cui i valori contano di più nel nostro sport e influenzano i risultati, è proprio la Coppa Davis, perché. giochi non per te stesso come sempre accade nel tennis, ma per la tua squadra, la tua famiglia, il tuo Paese. Questo da un lato crea responsabilità ed emozioni che influenzano fortemente ciò che si vede in campo, ma crea anche nei ragazzi, negli atleti, valori che devono essere alla base di una programmazione a lungo termine per una istituzione come la nostra che ha avuto l’obiettivo di ricostruire il tennis italiano. Come dico sempre stiamo raccogliendo molto più di quanto meritiamo, nessuno di noi aveva mai pensato che la ricostruzione del tennis italiano potesse portarci sul tetto del mondo. Se aggiungiamo la classifica del numero 1 e del nostro numero 1, Paolini numero 7, siamo primi al mondo. Siamo campioni del mondo a squadre in Coppa Davis, vicecampioni del mondo in Coppa Billie Jean King, penso che sia un momento irripetibile. Anche se queste stesse parole le dico quasi ogni settimana da qualche mese e devo aggiornare puntualmente il punto di osservazione da cui partono le mie considerazioni.
